Ormai solo qualche irriducibile bastian contrario continua a negare che, nel corso degli ultimi decenni, sia in atto un forte aumento della temperatura superficiale globale del nostro pianeta. Ma c’è ancora chi mette in dubbio che tale effetto abbia un’origine antropica.
Il lavoro fatto dai climatologi che fanno capo all’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) ha dimostrato – dati alla mano – l’entità dei fenomeni che stanno accadendo a livello globale e li ha messi in stretta correlazione con una serie di processi, primo fra tutti l’aumento dei cosiddetti gas serra nell’atmosfera. Da qui è emersa la necessità di avviare rapidamente azioni correttive che – a livello globale – ci consentano di contrastare i cambiamenti in atto, mitigando gli effetti del riscaldamento globale sulla vita del nostro pianeta.
Gli studi di climatologia hanno messo in evidenza con chiarezza che la temperatura superficiale globale del nostro pianeta è sempre stata oggetto di ampie fluttuazioni, ben prima della diffusione della specie umana.
Un numero molto grande di fenomeni naturali può influenzare la temperatura del nostro pianeta, sia a livello locale che a livello globale. Si tratta di fenomeni che sono al di fuori del nostro controllo, ma che quasi sempre avvengono con una certa gradualità.
Tuttavia, l’aumento che stiamo osservando attualmente è troppo rapido per essere spiegato con cause di origine naturale. Secondo le conclusioni dell’IPCC ci sono chiare prove sull’origine antropica del fenomeno che, in particolare, sarebbe legato all’effetto serra causato dall’uso intensivo di combustibili di origine fossile.
Le conclusioni dell’IPCC sono largamente condivise dalla comunità scientifica internazionale anche se non mancano alcune voci di dissenso. In particolare, taluni mettono in dubbio l’efficacia delle azioni proposte, soprattutto per quanto riguarda la limitazione delle emissioni di CO2 ed altri gas serra. C’è chi parla di “una risposta troppo semplice per un sistema molto complesso” e non mi riferisco solo ai lobbisti delle industrie del petrolio pronti a negare l’evidenza pur di salvare i loro ricchi guadagni.
Se l’obiezione fosse valida, limitare le emissioni della CO2 e degli altri gas serra potrebbe rivelarsi un’operazione molto dispendiosa dal punto di vista sociale ed economico, ma insufficiente per risolvere il problema. In altre parole – a fronte di costi certi – i benefici potrebbero essere limitati.
Qui si seguito, vorrei proporvi alcune considerazioni di carattere generale che, a mio avviso, possono essere utili per capire quanto siano fondate le obiezioni di chi nega le cause antropiche del riscaldamento globale. In particolare:
- Talvolta le opinioni degli scienziati su temi di grande impatto sociale ed economico sono, più o meno inconsapevolmente, condizionate da valutazioni di carattere personale, politico o ideologico. Io ho la massima fiducia nei miei colleghi, ma sappiamo che se uno scienziato si lascia condizionare dai pregiudizi finirà fatalmente per mettere in evidenza i dati che confermano le sue idee, trascurando quelli che le contraddicono.
- Alla luce della precedente osservazione, è necessario che la comunità scientifica eserciti fino in fondo il suo compito di critica e di messa in discussione delle opinioni scientifiche correnti, ma – per essere credibili – le critiche devono essere supportate da argomentazioni convincenti.
- L’affermazione secondo cui la CO2 emessa da combustibili fossili è la principale responsabile del riscaldamento globale è supportata da solide basi scientifiche che – almeno fino ad oggi – nessuno dei negazionisti è stato in grado di contestare (aldilà di generiche quanto inconsistenti affermazioni del tipo “non sono convinto che …“).
- In alcuni casi ho letto testi negazionisti “pseudo-scientifici” nel senso che sono corredati da grafici e tabelle e, a un lettore non esperto, potrebbero apparire come una pubblicazione scientifica. Ma leggendoli attentamente si scopre che i dati presentati sono solo parziali o inconsistenti.
- Chi nega che il riscaldamento globale sia dovuto all’utilizzo dei combustibili fossili dovrebbe quantomeno proporre una qualche ragionevole ipotesi sulle cause naturali che stanno dietro all’aumento di temperatura. Non basta ipotizzare che tali “cause naturali” possano esistere.
- Comunque stiano le cose, nessuno può negare l’origine antropica della crescita di gas serra presenti nell’atmosfera. Le azioni tese a ridurne (o quantomeno a stabilizzarne) la concentrazione potrebbero anche non essere completamente risolutive, ma certamente contribuiranno a mitigare l’aumento futuro delle temperature. I recenti accordi di Parigi partono proprio da questa considerazione e stanno cercando di spingere le diverse Nazioni verso una politica di forte cambiamento sia in campo energetico che in quello ambientale.
- In generale, bruciare combustibili fossili per produrre calore non è una buona idea. Petrolio e gas naturale sono risorse non rinnovabili che – oltre ad essere usate come combustibili – sono la materia prima per una serie di trasformazioni chimiche di fondamentale importanza (produzione di plastiche, fertilizzanti, coloranti, farmaci, ecc.). Molti di queste produzioni potrebbero essere rimodulate per utilizzare materie prime di origine agricola e quindi rinnovabili. Tuttavia, con la popolazione mondiale che si avvia verso quota 10 miliardi, la disponibilità di terre coltivabili rappresenta un serio limite per soddisfare le crescenti richieste di generi alimentari. Dedicare una frazione significativa dei terreni coltivabili alla produzione di materie prime per l’industria chimica mi sembra un’idea quanto meno azzardata. In conclusione, secondo il mio parere, è preferibile usare – con parsimonia – petrolio e metano per alimentare i processi delle aziende chimiche e cercare di produrre energia utilizzando altre fonti.
In conclusione, chi contesta l’idea che il riscaldamento globale sia stato indotto dall’uso massiccio dei combustibili di origine fossile non è mai riuscito a portare argomentazioni scientifiche sufficientemente robuste a sostegno delle proprie idee. Spesso le posizioni negazioniste sono intrise di pregiudizi ideologici e questo rischia di falsare la discussione. Il clima non è “né di destra, né di sinistra” e chiunque cerchi di dare una colorazione politica a questo dibattito rischia di fare solo grossi danni.
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