Spesso si discute della relazione esistente tra riscaldamento globale e catastrofi naturali (in particolare, uragani, alluvioni, innalzamento dei mari e grandi incendi boschivi). I dati delle compagnie assicurative ci aiutano a capire come stanno effettivamente le cose.
Si tratta di un tema che vede sovente 2 fronti contrapposti. Da una parte ci sono i “catastrofisti” che evocano un futuro sempre più segnato dai disastri naturali, visti talvolta come una sorta di “punizione suprema per l’insipienza della specie umana“. Dalla parte opposta troviamo i “negazionisti” che si rifiutano di riconoscere l’eccezionalità di eventi spesso intensi e più frequenti del solito, parlando di “cose che sono sempre successe“.
Chi volesse analizzare il problema senza preconcetti e con grande attenzione ai dati reali può facilmente attingere ad una fonte di informazioni sicura ed affidabile: le grandi compagnie assicurative che, a livello globale, forniscono contratti di assicurazione (e soprattutto di riassicurazione) contro i danni provocati dagli eventi naturali.
Oggi Swiss Re ha diramato un comunicato nel quale analizza l’andamento – a livello globale – dei danni indotti da eventi naturali durante il primo semestre 2022 e lo confronta con quello degli anni precedenti.
Swiss Re è una delle principali compagnie mondiali che si occupano di contratti di riassicurazione relative ai danni provocati da catastrofi naturali. La nascita di questa società, originariamente chiamata Schweizerische Rückversicherungs Gesellschaft (Compagnia di riassicurazione svizzera) risale al 1863, due anni dopo che un furioso incendio distrusse gran parte della città svizzera di Glarus (Glarona), capitale dell’omonimo cantone. L’incendio, oltre a distruggere le case dei cittadini, aveva portato al limite del fallimento molte piccole compagnie assicurative. Da qui nacque l’idea di costituire una società più grande, in grado di gestire una parte dei rischi che gravavano sulle compagnie più piccole. Negli anni seguenti il nome venne abbreviato in Schweizer Rück, successivamente diventato Swiss Re. Oggi Swiss Re è un colosso con casa madre a Zurigo, attivo a livello mondiale e fra i principali operatori del ramo.
Osservando i dati pubblicati da Swiss Re, balza subito all’occhio che – a livello globale – nel primo semestre 2022 i danni complessivi legati a fenomeni naturali (principalmente uragani e alluvioni) sono ammontati a 72 miliardi di US$, in netta diminuzione rispetto ai 91 miliardi di US$ registrati nello stesso periodo del 2021. Il dato 2022 è leggermente inferiore rispetto alla media degli ultimi 10 anni che ammonta a 74 miliardi di US$ (valore sempre riferito ai primi 6 mesi dell’anno).
Letto così, il dato del primo semestre 2022 farebbe felici i più convinti negazionisti, mentre deluderebbe i catastrofisti che fino a ieri ci ricordavano che nel 2021 (dato riferito all’anno intero) i danni globali dovuti a fenomeni naturali ammontavano a ben 270 miliardi di US$, il 33% in più rispetto al 2020 (203 miliardi di US$) e molto al di sopra rispetto alla media degli ultimi 10 anni (226 miliardi di US$).
In realtà, se avete la pazienza di andarvi a leggere le stime che Swiss Re compila annualmente e che pubblica nell’ambito del suo progetto di ricerca Sigma, vedrete che, nel corso delle ultime 3 decadi, il dato relativo ai danni globali legati a fenomeni naturali è stato soggetto ad amplissime fluttuazioni, pur mostrando una chiara tendenza verso l’aumento nel medio-lungo periodo.
Il dato di un singolo semestre o anche quello di un intero anno non è di per sé significativo perché i fenomeni legati al riscaldamento globale – per quanto rapidi – avvengono su una scala temporale più lunga. Guardare ai dati di breve periodo (pochi anni) per trarne conclusioni a lungo termine sarebbe come guardare fuori dalla finestra per fare le previsioni del tempo della settimana seguente.
In conclusione, se qualche negazionista userà i dati pubblicati oggi da Swiss Re per sostenere che il fenomeno del riscaldamento globale non esiste, non dategli retta. Così come avete fatto bene a non dare retta ai catastrofisti che, alla fine del 2021, pronosticavano che da allora in avanti ci sarebbe stato, ogni anno, un aumento dei danni pari ad almeno il 30%.
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