PNAS: prepararsi agli scenari peggiori del riscaldamento globale

La rivista PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences) ha pubblicato un articolo nel quale si discutono gli scenari peggiori che si potrebbero verificare se fallissero tutti i tentativi messi in atto per mitigare gli effetti del riscaldamento globale. Uno studio molto interessante, non solo dal punto di vista accademico.

L’approccio degli Autori di questo articolo non è quello catastrofista e fortemente intriso di ideologia che spesso ci capita di vedere in taluni gruppi di attivisti del clima. L’articolo parte dalla considerazione che “una gestione prudente del rischio richiede che vengano considerati anche gli scenari peggiori. Tuttavia, per il cambiamento climatico, tali potenziali scenari futuri sono poco conosciuti e – almeno fino ad oggi – non è stati fatto molto per comprendere quali siano i rischi reali anche se il cambiamento climatico antropogenico potrebbe portare al collasso della società mondiale o addirittura all’estinzione dell’Umanità“.

L. Kemp et al., “Exploring catastrophic climate change scenarios”, Proc. Natl. Acad. Sci. USA (2022) 119, e2108146119 DOI:10.1073/pnas.2108146119

Gli Autori suggeriscono di focalizzare la ricerca sui seguenti temi:

  1. fame e carenza di risorse idriche ed energetiche;
  2. innalzamento del livello dei mari ed eventi meteorologici estremi;
  3. migrazioni di massa e conflitti locali ed internazionali provocati dai cambiamenti climatici;
  4. diffusione di nuove malattie trasmesse da vettori animali.

Secondo quanto affermato dagli Autori, attualmente non ci sono ancora informazioni sufficienti per comprendere quale potrebbe essere la rilevanza di questi eventi catastrofici. Sappiamo genericamente che potrebbero succedere, ma non molto di più.

Non basta sperare che lo scenario più grave non si realizzi mai o, peggio ancora, mettere tutto in burletta come ha fatto recentemente un ex-presidente americano quando ha parlato dell’innalzamento del livello dei mari come di “una opportunità per aumentare il numero di case con vista mare“.

Bisogna capire meglio cosa potrebbe accadere e attivare adeguate azioni preventive al più presto possibile.

Risposte a “PNAS: prepararsi agli scenari peggiori del riscaldamento globale”

  1. Avatar Stefano
    Stefano

    Giorgio Parisi: “Perché è necessario
    che la lotta alla crisi climatica entri nell’agenda politica”

    Luca Fraioli – repubblica.it – 3 agosto 2022

    Il premio Nobel si schiera con gli scienziati chechiedono che il riscaldamento globale venga messo al centro della campagna elettorale. “Il clima è uno degli argomenti che ha pagato la scarsa lungimiranza politica, ma eletti ed elettori devono cambiare rotta”

    “Sono assolutamente d’accordo con l’appello dei colleghi climatologi: è importante che i partiti mettano in chiaro nei programmi quali sono i loro progetti per la lotta ai cambiamenti climatici. Però è altrettanto importante che poi gli elettori decidano chi votare anche in base a quale di questi progetti trovano più convincente”. 

    Giorgio Parisi, premio Nobel per la fisica 2021 si schiera con gli scienziati che attraverso Repubblica e Green&Blue, il content hub del gruppo Gedi dedicato ai temi ambientali, chiedono che il riscaldamento globale venga messo al centro della campagna elettorale.

  2. Avatar Stefano
    Stefano

    Il riscaldamento globale è la più importante storia che non abbiamo mai raccontato
    di Riccardo Luna – repubblica.it

    Come Green & Blue abbiamo chiesto ad alcuni fra i principali scrittori italiani di raccontarci cosa sta davvero succedendo. I Racconti del Cambiamento Climatico sono una serie su Robinson che ha l’ambizione di arrivare là dove gli scienziati e i giornalisti si sono fermati

    05 agosto 2022

    “Il riscaldamento globale è la più importante storia che non abbiamo mai raccontato”. Il primo a dirlo fu un attivista del clima britannico, che aveva studiato a lungo le ragioni per le quali il nostro cervello sembra fatto apposta per ignorare i cambiamenti climatici (è un punto importante, ci torneremo).

    Insomma, era il 2014 e George Marshall, questo il suo nome, nel corso di una quelle conferenze – che prendono il nome di TED – dove uno parla da solo per una dozzina di minuti per comunicare un’idea in grado di cambiare il mondo, espresse per la prima volta questo concetto: non sappiamo raccontare il cambiamento climatico.

    Non sappiamo farlo sebbene sia la più grande sfida mai affrontata dall’umanità: com’altro definire il tentativo di cambiare il modo di vivere di otto miliardi di persone per evitarne l’estinzione? Insomma, anche se ci sarebbero tutti gli ingredienti per una narrazione epica e coinvolgente, non ci riusciamo. Del resto, chi può emozionarsi per una variazione di un grado e mezzo di temperatura…

  3. Avatar Un Lettore
    Un Lettore

    USA: via libera del Senato al piano su clima e tasse
    Determinante voto vicepresidente Harris. Vittoria per Biden

    Redazione – ansa.it – 07 agosto 2022

    Il maggiore investimento nella lotta al cambiamento climatico della storia americana: Dopo un anno di trattative Joe Biden e i democratici la spuntano e il Senato approva – con il voto determinante della vice-presidente Kamala Harris – il maxi piano da 740 miliardi di dollari sul clima, le tasse e la sanità.

    L’Inflation Reduction Act è stato approvato con 51 voti a favore e 50 contrari, e ora va all’esame della Camera dove dovrebbe essere approvato senza problemi.

    Anche se decisamente inferiore ai 3.500 miliardi inizialmente proposti da Biden, il provvedimento è una vittoria per i democratici a tre mesi dalle elezioni di metà mandato di novembre.

    E una vittoria per Biden che corona così una settimana di successi, dal raid che ha ucciso il capo di Al Qaida alla guarigione dal Covid. Al termine di 18 giorni in isolamento, infatti, Biden è negativo e può riprendere i suoi normali impegni pubblici, inclusi i viaggi.

    Al termine di una maratona durata l’intera nottata fra sabato e domenica è arrivato il via libera definitivo allo storico provvedimento che include uno stanziamento da circa 370 miliardi di dollari per combattere il cambiamento climatico e un’altra pioggia di fondi per ridurre il costo dei medicinali.

    1. Avatar Davide Bassi

      Il passaggio dell’Inflaction Reduction Act al Senato rappresenta certamente un punto di svolta. Saranno investiti 370 miliardi di US$ con l’obiettivo di ridurre, entro il 2030, le emissioni di anidride carbonica del 40% rispetto ai livelli del 2005. Oltre ai benefici per l’ambiente, tali investimenti rappresenteranno un’importante opportunità per tutte le aziende che stanno investendo nel settore.
      Curioso il fatto che un provvedimento così significativo per il clima e che copre la metà di tutti i finanziamenti previsti dalla nuova legge, sia passato con un titolo che fa riferimento alla riduzione dell’inflazione, un problema importante, ma non direttamente connesso con il clima.

  4. Avatar Un Lettore
    Un Lettore

    Renzo Rosso
    Docente di Costruzioni idrauliche e marittime e Idrologia a Milano

    16 AGOSTO 2022

    Clima, la strategia del fare nulla condanna la Terra
    a maggiori cambiamenti a lungo termine

    Se, come disse Mark Twain, “il clima è ciò che ci aspettiamo e il tempo è ciò che ci becchiamo”, l’estate meteorologica del 2022 riscalda i cuori (e non solo) sul tema del clima che cambia. Onde di calore, siccità diffusa, incendi boschivi e urbani sollecitano la discussione, del tutto inutile, sulle urgenti misure di prevenzione dei cambiamenti climatici.

    Nel frattempo le cose importanti finiscono in secondo piano, appisolate tra le disquisizioni filosofiche e morali. E saranno presto archiviate nel primo cassetto del comò della politica, quello delle buone intenzioni.

    Nel 1994 scrissi che “la strategia minimalista, ossia quella che comporta il livello più basso di intervento, è rappresentata dal cosiddetto adattamento passivo. Sedersi sulla riva del fiume, guardando l’acqua scorrere: lasciare cioè che la società si adatti spontaneamente ai cambiamenti climatici mentre questi avvengono” (Effetto serra: istruzioni per l’uso, 1994).

    È stata questa la scelta da parte di chi, trent’anni fa, era stato messo in guardia nel corso del World Summit di Rio de Janeiro del 1992. E aveva concordato un specchietto per le allodole: l’ambiziosa Agenda 21, la cui compilazione fu uno degli esercizi più frustranti della mia vita, svolto purtroppo per il Comune di Milano all’inizio del millennio.

    Vista la totale inerzia politica degli ultimi 30 anni, l’umanità ha scelto la strada del nichilismo, non importa se negazionista o consapevole. Lo ha fatto anche “la strategia dell’adattamento passivo presenta molti pericoli. Prima di tutto, un riscaldamento più intenso. Per esempio, un riscaldamento globale compreso tra 1 e 2°C nel 2030 – l’ipotesi considerata più verosimile (previsione azzeccata, ndr) – produrrebbe un cambiamento assai più rapido e più radicale di quelli che hanno caratterizzato la recente esperienza umana. In questa circostanza, la capacità di adattamento spontaneo dei vari paesi, anche di quelli più progrediti, può venire messa seriamente in discussione. Ma la valenza fortemente negativa di questa scelta è rappresentata da una seconda, importante, conseguenza: più a lungo si persegue la strategia del fare nulla, maggiori sono i cambiamenti a lungo termine ai quali la Terra viene condannata, per via del ritardo con cui l’evoluzione climatica si manifesta appieno. Il cambiamento climatico a regime risulta, infatti, assai più radicale del transitorio climatico” (stessa fonte, 1994).

    Anche se DA DOMANI le emissioni antropiche fossero azzerate, l’inerzia del clima condanna la Terra ad almeno 50 anni di ulteriore riscaldamento. L’effetto della CO2 atmosferica sul clima terrestre e l’inerzia climatica erano concetti già noti al premio Nobel 1903 Svante Arrhenius (1896).

    La valutazione dell’inerzia climatica, però, è ancora abbastanza incerta, poiché la capacità termica globale è frutto della composizione della molteplicità di capacità termiche che caratterizzano le varie componenti e i diversi sottosistemi. A loro volta, questi sottosistemi sono distribuiti nello spazio in modo assolutamente disomogeneo. Inoltre, tali capacità si modificano al variare dello stato del sistema. Non conosciamo a fondo né con precisione ciò che ci aspetta, ma sappiamo che il clima della Terra ha una memoria a lungo termine.

    Negli ultimi 20 anni abbiamo assistito ad alcune anticipazioni della risposta climatica al riscaldamento globale. Non promettono nulla di buono: non è affatto detto che il transitorio climatico stia percorrendo la traiettoria “minima” prevista dai modelli del clima. Mitigazione o meno, tutti sappiamo quanto indispensabile sia l’adattamento attivo.

    E un post su Facebook da parte di un esperto meteorologo come Carlo Cacciamani, direttore dell’Agenzia Italia Meteo, mette a nudo quanto poco e quanto di sbagliato sia stato fatto finora:

    Per rendere efficaci le azioni di adattamento si rende necessario superare vincoli, sia finanziari che di governance, che non appaiono compatibili con l’emergenza climatica in atto e con gli scenari di danno connessi al cambiamento climatico. Vanno anche evitate le azioni di cattivo adattamento che purtroppo sono in molti casi già state attuate in diversi settori e regioni, azioni che possono addirittura far crescere la vulnerabilità, anziché ridurla. Il cattivo adattamento può essere evitato da un processo di pianificazione che sia flessibile, multisettoriale, inclusivo e pensato su tempi anche lunghi, creando benefici per molti settori e sistemi.

    Il comò della politica ha tre cassetti. Nel primo sono riposte le buone intenzioni. Nel secondo, i progetti di qualità imbarazzante a cui attingere per alimentare lo spreco delle “risorse eccezionali”, messe in campo brandendo l’ascia dell’emergenza. Il terzo contiene le bugie che attecchiscono facilmente; non soltanto in paesi culturalmente allo sfascio come l’Italia, ma in tutto il resto dell’Occidente e oltre.

    “Se volessimo capire in cosa consiste davvero la razza umana, dovremmo solo osservarla in tempo di elezioni” scrisse ancora Mark Twain. Sono curioso di vedere quanto e come la campagna elettorale declinerà questo tema, dove si confronteranno ancora una volta le tre attitudini che si fronteggiano da 30 anni: 1) nichilismo e adattamento passivo, 2) adattamento attivo, 3) mitigazione tramite riduzione delle emissioni.

    Alla prima, si ispira l’ideologia dell’emergenza che ha finora trionfato in Italia e nel mondo, tranne rare eccezioni. La seconda, anziché rovistare tra le ragnatele del primo cassetto, attinge a piene mani dal secondo, di sicura presa elettorale. La terza si risolve nella promessa di concreti incentivi all’acquisto di Suv elettrici da due tonnellate e oltre 200 chilometri all’ora: il terzo cassetto, quello che custodisce gli attrezzi per abusare della credulità popolare, è sempre aperto.

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