Terzo post della serie dedicata alle proposte in tema di energia e clima contenute nei programmi elettorali dei principali partiti italiani. Questa volta analizziamo il documento elaborato dalle forze di centro (gli avversari politici preferiscono definirlo un “centrino“) di Calenda & Co. Tra i programmi che ho fin qui analizzato è senz’altro quello meglio organizzato e scritto in modo puntuale e dettagliato. La proposta di sequestrare l’anidride carbonica rilasciata dalle centrali termoelettriche mi lascia molto perplesso.
Il programma del “terzo polo” guidato da Carlo Calenda lo potete trovare qui. Le proposte relative ad ambiente ed energia trovano una collocazione prioritaria nel documento e sono descritte in poco più di 3 pagine, dense di dati che consentono di definire obiettivi quantitativamente ben precisati.
Correttamente, il programma è separato in base alla tempistica degli obiettivi da raggiungere. In particolare, c’è un paragrafo specificamente dedicato alle azioni da intraprendere a breve termine per superare l’emergenza energetica conseguente al crollo delle forniture di metano russo. A seguire, ci sono le proposte degli interventi da realizzare per ottenere – entro il 2030 – una riduzione delle emissioni di CO2 pari al 55% rispetto ai valori del 1990. Viene poi affrontato il tema della neutralità climatica da raggiungere entro il 2050 dove si sottolinea il ruolo che le tecnologie nucleari possono svolgere per dare stabilità al sistema di produzione dell’energia (che non può essere fondato solo su fonti rinnovabili la cui capacità produttiva è caratterizzata da una intrinseca forte variabilità).
Tra i programmi presentati dai diversi raggruppamenti politici questo mi sembra quello meglio organizzato. Gli sherpa che lo hanno scritto sono senz’altro dei professionisti del settore e ho la sensazione che abbiano abbondantemente attinto ai documenti preparatori elaborati per la presentazione del PNRR.
Nel programma ci sono alcuni punti che non mi convincono. In particolare, non sono d’accordo sulla proposta di adottare estesi sistemi di sequestro dell’anidride carbonica per contenere le emissioni delle centrali termoelettriche alimentate con combustibili fossili.
Sul tema del sequestro della CO2 mi sono già espresso. Anche se non condivido le preclusioni ideologiche di alcuni gruppi di attivisti del clima che vedono dietro alle proposte di sequestro della CO2 la longa manus di chi vorrebbe continuare a usare i combustibili fossili come se niente fosse, non sono convinto che le tecnologie di sequestro della CO2 di cui disponiamo siano sufficienti per raggiungere il risultato sperato.
Aldilà del problema dei costi proibitivi (che finirebbero fatalmente per essere scaricati sulle bollette pagate dagli italiani) non credo che le centrali termoelettriche attualmente in funzione in Italia siano tutte localizzate in posti dove sia facilmente accessibile un sito sotterraneo adatto per immagazzinare stabilmente (per almeno 100 anni) l’anidride carbonica prodotta dai combustibili fossili. Per poter parlare di “sequestro” non basta scavare un pozzo ed iniettare la CO2 nel sottosuolo: se il gas fuoriesce dopo pochi anni, l’operazione non produce alcun beneficio dal punto di vista climatico.
In conclusione, dare per scontato che il sequestro dell’anidride carbonica possa servire per ridurre efficacemente le emissioni di CO2 mi sembra una scelta sbagliata, anche se il programma – nel suo complesso – ha comunque molti punti positivi.
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