Ultimo post dedicato all’analisi dei programmi elettorali presentati dai principali partiti italiani. Questa volta analizziamo le proposte in tema di energia ed ambiente elaborate dai partiti minori, quelli che si battono per raggiungere la quota minima del 3% necessaria per entrare in Parlamento.
Partiamo dal programma di Verdi e Sinistra Italiana che mette al primo punto lo stop alla esportazione del gas italiano. Letto così sembrerebbe che di gas in Italia ce ne sia in abbondanza e che la carenza attuale sia solo il frutto delle speculazioni fatte dai cattivi capitalisti che, invece di dare il gas agli italiani, lo esportano all’estero. Se avete letto uno dei miei precedenti post dedicati al mercato del metano in Italia (dove avevo già segnalato l’inaspettato aumento delle esportazioni di gas avvenuto nel corso del 2022) vi renderete conto che il gas esportato, pur essendo cresciuto molto rispetto all’anno precedente, rappresenta solo una minima parte del gas che l’Italia importa. Sono perfettamente d’accordo sulla proposta di tassare di più gli ingenti guadagni speculativi dei trader di combustibili fossili, ma un blocco totale delle esportazioni di gas non cambierebbe più di tanto la situazione dei nostri approvvigionamenti energetici.
Le proposte di Verdi e Sinistra Italiana proseguono con lo scontato no al nucleare ed ai combustibili fossili che, secondo la loro opinione, dovrebbero essere sostituiti da una marea di pannelli solari. Personalmente sono molto favorevole allo sviluppo del solare fotovoltaico, ma – a mio avviso – la proposta di Verdi e Sinistra Italiana è stata elaborata trascurando alcune fondamentali valutazioni di carattere tecnologico. In particolare:
- Se volessimo arrivare al 100% di energia rinnovabile usando principalmente i pannelli fotovoltaici, dovremmo coprire con i pannelli almeno il 2% del territorio nazionale. Ovviamente potremmo montare più pannelli solari sui tetti delle nostre case, ma non sempre le abitazioni esistenti sono adatte per tali installazioni. Senza contare il problema dei centri storici che rischierebbero di essere deturpati irrimediabilmente da una installazione “selvaggia” di pannelli fotovoltaici.
- A meno di non pensare ad un dimensionamento fortemente ridondante, un sistema di produzione dell’energia che dipenda prevalentemente dall’energia solare avrebbe problemi durante l’inverno quando la produzione è forzatamente ridotta (la produzione complessiva di novembre, dicembre e gennaio è mediamente inferiore rispetto a quella del solo mese di luglio).
- Per compensare le fluttuazioni di potenza che avvengono nell’arco delle 24 ore, dovremmo installare una ingente quantità di sistemi di accumulo dell’energia. I costi e l’impatto ambientale di tali sistemi sarebbero ingenti.
- I pannelli solari che attualmente utilizziamo sono, per la quasi totalità, importati dalla Cina. Senza una adeguata capacità produttiva presente a livello nazionale, qualsiasi programma incentrato solo sull’espansione dell’energia fotovoltaica ci esporrebbe alla possibilità di ricatti non dissimili rispetto a quello che stiamo attualmente sperimentando con il metano russo.
L’altra idea “forte” che trovo nel programma è quella dell’Italia “a rifiuti zero“. Confesso che ho difficoltà a capire cosa ci sia dietro ad uno slogan che è certamente affascinante, ma – a mio avviso – è di scarso impatto pratico. Anche nelle realtà più virtuose come ad esempio il Trentino, se uno va a vedere cosa c’è dietro alle cifre ufficiali della raccolta differenziata, scopre che la realtà è molto meno rosea di quanto appaia a prima vista. Ad esempio, quasi il 10% dei rifiuti raccolti come umido compostabile finisce negli inceneritori. Il caso degli “imballaggi leggeri” è ancora più eclatante: più della metà del materiale conferito non viene riciclato, ma viene bruciato. I processi di cernita che devono essere necessariamente fatti prima di inviare i materiali raccolti al riciclo scartano frazioni significative del materiale in arrivo. Ciò dipende dal comportamento sbagliato di alcuni cittadini, ma anche da questioni che vanno aldilà della buona volontà dei singoli come quella legata alla composizione degli imballaggi industriali.
Ci sono ancora ampi margini di miglioramento e bisogna fare tutto il possibile per aumentare la quota “reale” dei rifiuti che vengono correttamente riciclati, ma proporre di arrivare alla condizione di “rifiuti zero” è – secondo me – pura demagogia. A meno di non chiedere a tutti di tornare allo stile di vita di un secolo fa, quando la plastica non c’era ed i consumi erano decisamente inferiori rispetto a quelli attuali. Se una forza politica pensa che il nostro futuro debba essere quello della “decrescita felice“, dovrebbe avere il coraggio di proporlo agli elettori con la necessaria chiarezza. Altrimenti di felicità ce ne sarà ben poca ed avremo solo più povertà.
Continuando la mia esplorazione tra i “cespugli” ho trovato due schieramenti che, pur collocandosi sulle ali estreme (destra e sinistra) dello schieramento politico, sono caratterizzati da una singolare sintonia di intenti. Sono i partiti del NO a tutto: NO-vax, NO-Europa, NO-Nato. Ambedue sembrano essere in particolare sintonia con l’autocrate di Mosca. Io non li sottovaluterei perché l’Italia, per antica tradizione, tende ad iniziare i grandi conflitti tra le Nazioni schierandosi da una parte ed a concluderli dall’altra. Vuoi vedere che anche questa volta ci sarà un ribaltone e passeremo dall’atlantista Draghi agli amici di Putin?
Per quanto riguarda energia e clima le proposte di questi 2 schieramenti sono piuttosto fumose.
Il blocco di estrema sinistra di Italia Sovrana e Popolare ha come punto principale del suo programma la nazionalizzazione delle aziende energetiche, un classico della sinistra che tutto sommato piace anche alla destra post-fascista. Le altre proposte parlano di un “ambientalismo di sostanza” di cui non è facile comprendere gli effettivi contenuti e di uno strano incrocio tra ambientalismo e lotta di classe ovvero lo “stop all’ambientalismo retorico dei ricchi pagato dai lavoratori e dai piccoli produttori“.
All’estrema destra, Italexit per l’Italia dell’ex-grillino Paragone e dei camerati di Forza Nuova dice NO anche all’Euro e vuole tornare alla vecchia lira. In compenso non parla proprio di energia ed ambiente, ma si limita a dire NO al caro bollette. Dove pensi di trovare l’energia a buon mercato non ce lo dice. Forse spera che Putin ce la regali o pensa di poterla pagare con le lirette che stamperà una volta che saremo usciti dall’Euro.
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