Facciamo il punto sull’utilizzo dell’energia solare in Africa

Africa ed Oceania sono i continenti che ricevono più radiazione dal Sole e quindi sono particolarmente favoriti nell’utilizzo delle tecnologie solari. In passato c’era chi aveva addirittura ipotizzato che le zone desertiche del Nord-Africa potessero ospitare grandi centrali solari in grado di fornire energia elettrica anche alla vicina Europa. I tentativi di realizzare questo tipo di impianti sono falliti, ma non mancano – anche in Africa – storie di successo.

Lo spunto per questo post me lo ha suggerito un affezionato lettore che mi ha segnalato un articolo apparso recentemente su la Repubblica. L’articolo descrive una storia di successo imprenditoriale sviluppata da un italiano, Dario Traverso, che nel 2018 – assieme al padre – fondò una start-up denominata Genius Watter.

In varie parti del continente africano l’acqua è poca e spesso quella prelevata dai pozzi non può essere utilizzata a causa dell’elevato tasso di salinità. L’idea è quella di usare l’energia solare per rendere potabile l’acqua dei pozzi desalinizzandola e depurandola da altri eventuali inquinanti o agenti patogeni.

Struttura di un impianto di estrazione e potabilizzazione dell’acqua basato sull’utilizzo di energia fotovoltaica. (Crediti: immagine Genius Watter)

L’iniziativa – pur avendo una forte vocazione sociale – segue le regole di mercato e non va confusa con progetti di natura filantropica.

L’articolo de la Repubblica prosegue ricordando che: “L’avventura è iniziata a Capo Verde, uno stato politicamente stabile dell’Africa, dove padre e figlio hanno potuto rodare il modello. La tecnologia brevettata è un sistema di dissalazione dell’acqua, che sia di mare o di falda, a osmosi inversa completamente alimentato da pannelli fotovoltaici. Nel 2021 ha vinto il premio Solar innovation of the year dell’Africa Solar Industry Association“.

L’Africa e l’Oceania sono i continenti che ricevono il maggior flusso annuale di energia solare. Parliamo di valori fino ad oltre 2.500 kWh/m2 all’anno, circa doppi rispetto a quelli tipici delle nostre latitudini.

Radiazione solare incidente su base annua in Europa e Nord-Africa (Dati Unione Europea)

Eppure se andiamo a vedere quali sono i Paesi che hanno investito di più sull’energia solare notiamo che i Paesi africani rappresentano il fanalino di coda a livello mondiale. Investimenti molto più grandi sono stati fatti in Paesi come, ad esempio, Germania e Giappone che certamente non si possono definire come “baciati dal Sole“. La figura seguente – tratta dal sito visualcapitalist.com – ci mostra lo stato degli investimenti fatti nel solare, aggiornato al 2021:

Installazione di impianti fotovoltaici nel mondo. L’area dei quadrati è proporzionale alla potenza installata nei diversi Paesi, mentre il colore corrisponde alla potenza installata divisa per il numero di abitanti. Tratto da visualcapitalist.com

Le potenzialità dell’Africa per la produzione di energia elettrica partendo dal Sole erano state messe in evidenza già da molto tempo, anche se l’approccio aveva un sapore vagamente neocolonialista. L’idea era stata originariamente proposta nel 1986 da Gerhard Knies, fisico delle particelle elementari di nazionalità tedesca e partiva dall’osservazione che una serie di centrali solari localizzate nelle zone desertiche del Nord-Africa avrebbe potuto produrre energia elettrica in grande quantità. Collegando l’Europa alle centrali nordafricane tramite cavi a corrente continua ad alta tensione (HVDC) si sarebbe potuta trasferire l’energia elettrica agli utilizzatori europei senza subire perdite eccessive.

Nel 2009 partì una iniziativa industriale denominata Desertec che avrebbe dovuto sviluppare l’idea (la società era il braccio operativo di una fondazione che porta lo stesso nome). In realtà i primi tentativi di realizzare le centrali solari nel deserto si rivelarono fallimentari perché i progettisti avevano sottovalutato l’effetto delle particelle di sabbia che si depositavano sugli specchi utilizzati per concentrare la radiazione solare. Inoltre, a causa delle temperature molto elevate, l’uso dei pannelli fotovoltaici si è rivelato meno vantaggioso rispetto a quanto inizialmente ipotizzato. Dopo una fase di ripensamento, la Fondazione Desertec ha rivisto i suoi obiettivi, concentrandosi in particolare sulla produzione di energia elettrica rinnovabile dedicata al mercato locale del Nord-Africa. Insomma, le potenzialità sono enormi, ma poi quando si tratta di trasformarle in iniziative concrete, non mancano le difficoltà.

L’attuale crisi energetica potrebbe dare nuova linfa a questi progetti. Esistono già alcuni cavi sottomarini che collegano le reti di distribuzione dell’energia elettrica del Nord Africa con quelle europee ed altre iniziative sono attualmente in fase di realizzazione (ad esempio un cavo sottomarino che collegherà l’Inghilterra ai campi solari del Marocco e che dovrebbe entrare in funzione entro qualche anno).

Altri progetti prevedono di utilizzare le energie rinnovabili prodotte in Africa per realizzare idrogeno “verde da distribuire sul mercato europeo.

Rimangono le incognite di natura geopolitica che – anche alla luce di quanto sta avvenendo con la Russia – stanno facendo crescere in Europa la diffidenza rispetto a iniziative che legherebbero ulteriormente la nostra disponibilità di energia a scelte di altri Paesi o a infrastrutture che potrebbero essere facilmente sabotate. L’Europa potrebbe essere indotta a scegliere una via di progressiva “autarchia energetica” che mal si concilierebbe con un utilizzo intensivo delle energie rinnovabili prodotte nel Nord-Africa.

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