La diffusione dei tamponi “fai-da-te” ha fortemente ridotto l’affidabilità del dato relativo ai contagi. Molti fanno il test a casa e si guardano bene dal ripeterlo in farmacia. In questo modo sfuggono alla quarantena e non vengono conteggiati nella statistiche ufficiali. Pur con queste limitazioni, il dato dei contagi sembra indicare che, entro la fine del corrente mese di ottobre, si dovrebbe raggiungere il punto di massimo di questa nuova ondata pandemica. Tutti gli altri indicatori sono ancora in forte crescita. Intanto la FIASO ha pubblicato alcuni dati sui pazienti degli ospedali italiani trovati “positivi a loro insaputa“.
Chi segue questo blog avrà notato che, nel corso dell’ultimo mese, la cadenza dei miei aggiornamenti sulla pandemia si è fatta più frequente. Lo scopo è quello di monitorare una situazione che – al momento – non presenta particolari criticità, ma che è comunque soggetta a possibili veloci evoluzioni.
Parto dal dato dei contagi che, come ricordato nell’introduzione, non è particolarmente affidabile, almeno come valore assoluto. Molti positivi “casalinghi” sfuggono alle statistiche (e alla quarantena).
Questo comportamento diventerà probabilmente prassi corrente se il prossimo Governo confermerà le anticipazioni di stampa, declassando la pandemia a semplice influenza con conseguente eliminazione dei bollettini giornalieri (che dovrebbero essere sostituiti da un aggiornamento settimanale).
Condivido il fatto che non abbia molto senso seguire l’andamento della pandemia su base giornaliera (ed infatti tutti i miei indicatori sono mediati su base settimanale). Temo però che un atteggiamento troppo laissez faire da parte delle Autorità sanitarie porti ad un ulteriore allentamento di quelle norme di comportamento precauzionale che (anche se non imposte) dovrebbero essere comunque adottate dalle persone anziane e fragili e dagli altri nei loro confronti.
In attesa di vedere cosa succederà nel corso delle prossime settimane, facciamo il punto sulla situazione attuale. I contagi (quelli ufficiali, lo ricordo) sono in crescita rispetto alla settimana precedente, ma ormai l’ondata pandemica sta decelerando. L’incremento registrato nel corso dell’ultima settimana è decisamente inferiore rispetto a quello della settimana precedente.
Ammesso che la percentuale di positivi “casalinghi” sia rimasta la stessa nel corso delle ultime settimane (ipotesi molto ragionevole, ma non verificata) questo significherebbe che il punto di massimo dell’ondata pandemica è ormai vicino. Se non ci saranno brutte sorprese, il massimo dovrebbe essere superato prima della fine del corrente mese di ottobre.
A livello nazionale, l’Alto Adige ed il Trentino si confermano come i territori con maggiore prevalenza virale (i nuovi contagi settimanali sfiorano il livello di 1.000 contagi per ogni 100 mila abitanti).
Non è facile fare previsioni più a lungo termine. I modelli epidemiologici ci dicono che nel corso dei prossimi mesi potremmo registrare una ulteriore sequenza di ondate pandemiche di intensità via via decrescente (a causa della crescente immunizzazione della popolazione grazie alle vaccinazioni e alle infezioni pregresse).
Questo modello dà per scontato che le future evoluzioni del virus non generino nuovi ceppi virali in grado di “bucare” completamente l’immunità diffusa tra la popolazione (soprattutto per quanto riguarda le forme più gravi della malattia). L’ipotesi è ragionevole, ma quasi 3 anni di pandemia ci hanno insegnato che il virus SARS-CoV-2 è stato spesso capace di sorprenderci.
Gli altri indicatori pandemici sono ancora in forte crescita. Vediamo il dato sui ricoveri nei reparti Covid degli ospedali italiani:
Anche per il numero dei nuovi ricoveri in terapia intensiva si osserva un incremento significativo:
Se, come anticipato precedentemente, si passasse dai bollettini giornalieri ad un bollettino settimanale, sarebbe importante – a mio avviso – poter comunque disporre di quest’ultimo indicatore. I nuovi ricoveri settimanali non tengono conto della variazione dei posti occupati (differenza tra nuove entrate, dimissioni e decessi), ma solo delle nuove entrate. Si tratta di un indicatore particolarmente “robusto” dal punto di vista statistico perché è quello meno facilmente manipolabile da parte delle strutture sanitarie.
A proposito di strutture sanitarie, può essere interessante discutere i dati diffusi recentemente da FIASO (Federazione Italiana della Aziende Sanitarie Ospedaliere) rispetto alla frazione di pazienti Covid che vengono identificati come positivi solo al momento in cui sono ricoverati a causa di altre patologie. Questi pazienti che – per brevità – chiameremo “con Covid” devono essere conteggiati separatamente rispetto ai pazienti “per Covid” ovvero a coloro che finiscono in ospedale a causa di una polmonite o di altre gravi complicanze causate dalla Covid-19.
Al momento non abbiamo dati statistici affidabili che ci permettano di capire come stanno effettivamente le cose. FIASO ha individuato un certo numero di ospedali “sentinella“ che – su base volontaria – forniscono i dati relativi ai loro pazienti. Partendo da questi dati, FIASO ha elaborato delle medie sulla cui “robustezza” statistica si potrebbe discutere a lungo (non si capisce come sono stati individuati gli ospedali “sentinella” e soprattutto se siano statisticamente rappresentativi a livello nazionale). I dati sono i seguenti:
Le forti fluttuazioni che si vedono da fine agosto fino all’inizio del mese di ottobre sono – molto probabilmente – poco significative. Si potrebbe ragionevolmente sostenere che ambedue le categorie di pazienti Covid si attestino intorno al 50 ± 5%.
Nella settimana che si è conclusa lo scorso 11 ottobre (caratterizzata da una forte crescita dei ricoveri) si nota che il rapporto tra pazienti “con Covid” rispetto a quelli “per Covid” è passato da circa 1:1 a circa 2:1.
Qualche articolo giornalistico ha frettolosamente concluso che ormai i pazienti ricoverati a causa delle complicanze gravi della Covid-19 sono solo una esigua minoranza. In realtà i numeri assoluti sono cresciuti per ambedue le categorie di pazienti e comunque anche i pazienti “con Covid” creano grossi problemi organizzativi agli ospedali perché non possono essere lasciati a contatto con i pazienti che non sono virologicamente positivi.
Leggendo fino in fondo il comunicato FIASO si scopre che nelle terapie intensive Covid la situazione si ribalta: in tali reparti 2/3 dei pazienti sono stati ricoverati a causa delle gravi complicanze della Covid-19, mentre solo 1/3 sono finiti in terapia intensiva per altri motivi (ad esempio a causa dei traumi riportati in un incidente stradale) e qui sono stati scoperti virologicamente positivi.
I dati FIASO registrano anche una forte differenza dell’età media dei ricoverati nei reparti Covid di terapia intensiva in funzione del loro stato vaccinale: 59 anni per i non vaccinati contro 70 anni per i vaccinati. Ricordo che i grandi anziani affetti da Covid-19 difficilmente finiscono in terapia intensiva perché, a causa dell’età, le loro condizioni fisiche sono tali da non poter trarre un qualche beneficio da quel tipo di trattamento ospedaliero.
Il dato relativo all’età media dei ricoverati in terapia intensiva è molto interessante, anche se – lo ripeto – non sappiamo se i dati degli ospedali “sentinella” scelti da FIASO siano effettivamente rappresentativi della situazione media che si registra a livello nazionale.
Con le dovute cautele, vediamo che i non vaccinati sono nettamente più giovani rispetto ai vaccinati mentre sappiamo che – per tutti – il rischio di contrarre forme gravi di Covid-19 aumenta considerevolmente al crescere dell’età. Possiamo concludere che il dato è coerente con l’ipotesi che la vaccinazione riduca il rischio di gravi complicanze per tutti, anche persone più avanti negli anni. Questa osservazione dovrebbe spingere almeno gli over-60 a considerare con grande attenzione l’invito a fare la quarta dose con il nuovo vaccino aggiornato ad Omicron.
A proposito di vaccini, l’azienda statunitense Novavax ieri ha annunciato di aver avviato la sperimentazione di conferma di fase 2 del suo nuovo vaccino combinato, che protegge sia dalla Covid-19 che dall’influenza. Se questa sperimentazione avrà successo, il nuovo vaccino potrebbe essere molto utile in futuro per coprirci, tramite un unico richiamo autunnale, da ambedue le patologie.
Concludo con il dato dei decessi che purtroppo (e non inaspettatamente) sono in forte crescita. Siamo alle solite: prima avvengono i contagi, poi i ricoveri e qualche settimana dopo risale anche la triste contabilità dei decessi:
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