La crisi energetica sta effettivamente cambiando il modo con cui produciamo energia elettrica in Italia?

Il crollo delle importazioni di metano dalla Russia, solo parzialmente compensate dall’importazione da altri Paesi, ha creato seri problemi ai produttori di energia elettrica in Italia. La crisi energetica ha stravolto i piani di produzione e sta iniziando a produrre cambiamenti significativi. Non sempre positivi.

I dati relativi alle vendite di energia elettrica avvenute in Italia durante lo scorso mese di settembre ci forniscono un primo, sia pur parziale, scenario dei cambiamenti che la crisi energetica sta generando nel nostro sistema di produzione dell’energia elettrica. La figura seguente è tratta dal sito del GME (Gestore Mercati Energetici) e ci fornisce uno visione del contributo delle diverse fonti energetiche utilizzate in Italia:

Distribuzione delle sorgenti utilizzate per la produzione dell’energia elettrica venduta in Italia durante lo scorso mese di settembre (crediti: figura GME). Le percentuali tra parentesi si riferiscono allo stesso mese del 2021

In termini assoluti, la quantità di energia elettrica venduta in Italia durante il mese di settembre 2022 è stata solo leggermente al di sotto rispetto a quella venduta durante lo stesso mese dell’anno precedente (-1,9%). Segno che i risparmi energetici o addirittura la chiusura di attività particolarmente energivore sono stati – almeno per il momento – annunciati, ma non hanno avuto un grande impatto pratico. Vedremo cosa succederà nei prossimi mesi. Come al solito non bisogna confondere gli annunci di grande impatto mediatico con la realtà.

Se andiamo a vedere la distribuzione delle fonti energetiche che hanno caratterizzato la produzione di energia elettrica durante lo scorso mese di settembre, notiamo che c’è stata una significativa riduzione della quota prodotta partendo dal metano, passata dal 52,3 al 48,5% del totale.

Purtroppo (almeno per l’ambiente ed il clima) sono cresciute le quote di energia elettrica prodotte con il carbone (passata dal 7,6 al 9,8%) e con altre fonti non rinnovabili (passata dal 5 al 6,1%).

Le energie rinnovabili hanno visto, complessivamente, una lieve crescita (dal 34,1 al 35,1%). Le quote di energia geotermica e da solare fotovoltaico sono rimaste pressoché immutate, mentre è molto cresciuta l’energia elettrica generata dal vento (dal 5 al 9,3%). A fronte di questa buona notizia, notiamo il forte calo dell’energia idroelettrica, calata dal 16,8 al 13,3% a causa della siccità.

Il quadro complessivo che emerge da questi dati ci fa intuire la difficoltà dei processi di transizione energetica che richiedono tempi di attuazione molto lunghi (anche a causa dell’asfissiante burocrazia della nostra povera Italia).

Nel corso dell’ultimo anno si è fatto ben poco sia per risparmiare energia che per affrancarci dalla dipendenza dal gas russo. Speriamo che nel corso dei prossimi mesi si possano sbloccare molti dei progetti che sono ancora arenati tra le difficoltà burocratiche e le opposizioni dei comitati NO-tutto che proliferano ovunque appena appare all’orizzonte un nuovo progetto energetico.

Speriamo – soprattutto – di non doverci affidare a carbone e petrolio come unica alternativa al gas russo.

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