Cosa succederà al prezzo del gas?

La riduzione della domanda causata dal clima ancora relativamente mite e dal riempimento dei siti di stoccaggio e la sia pur timida presa di posizione dell’Unione Europea a proposito del prezzo massimo del gas hanno riportato i prezzi europei su livelli più realistici. Nel corso degli ultimi giorni la quotazione media del mercato italiano MPG (quella che determina il costo del gas in bolletta) è scesa sotto i 50 €/MWh, un prezzo che non si vedeva dal mese di agosto 2021. Ci stiamo avviando verso la fine della crisi energetica oppure sarà solo una tregua effimera?

Dopo tanti mesi di notizie drammatiche, finalmente ci sono buone notizie sul fronte del prezzo del gas. Non parlo del mercato TTF (Amsterdam) che è tutto sommato poco significativo ed è fortemente legato a processi speculativi. Il mercato che conta per i consumatori italiani è quello MGP (dove l’acronimo sta per “mercato del giorno prima“), il cui andamento può essere seguito sul sito del Gestore dei Mercati Energetici (GME).

Prezzo medio del mercato MGP-Gas in Italia. Sono evidenziati i picchi associati a diversi eventi accaduti dal mese di giugno 2021 fino ad oggi. L’ellisse di colore rosso evidenzia la forte riduzione avvenuta nel corso delle ultime settimane. Elaborato su dati GME

Siamo ancora lontani dai prezzi oscillanti tra i 20 e 30 €/MWh che si registravano prima della pandemia (e al minimo intorno a 10 €/MWh osservato nel 2020 nella fase iniziale della pandemia), ma si tratta comunque dei prezzi più bassi osservati dalla fine del mese di agosto 2021.

Per chi è angosciato dal costo delle bollette che dovremo pagare per scaldarci durante il prossimo inverno, faccio notare che per gran parte dell’inverno 2021-22 il prezzo del gas ha sempre stazionato tra i 70 ed i 100 €/MWh, sfiorando i 200 €/MWh per un breve periodo prima del Natale 2021. A dimostrazione che le tensioni sul prezzo del gas c’erano già prima che la Russia invadesse l’Ucraina.

Se i prezzi futuri si attestassero sui livelli attuali potremmo tirare un respiro di sollievo e pensare che la crisi energetica sia superata. Purtroppo non è così.

L’attuale forte discesa dei prezzi deriva dal fatto che in molte parti d’Europa ci sono ancora temperature particolarmente miti e questo ha prodotto una significativa riduzione dei consumi di gas per il riscaldamento. Inoltre i depositi dedicati a contenere le riserve di gas naturale sono ormai sostanzialmente pieni. Se a questo si aggiunge che molti Paesi (tra cui l’Italia) hanno riattivato le loro centrali a carbone per produrre una quota crescente di energia elettrica, si capisce che – dal punto di vista della domanda – siamo senz’altro in una situazione di minimo.

Le importazioni da altri Paesi hanno fin qui compensato la forte riduzione delle importazioni di gas russo e ci troviamo in una situazione di eccesso dell’offerta che ha compresso le quotazioni del gas.

Gli speculatori che puntavano ad arrivare all’autunno con il prezzo del gas saldamente sopra ai 300 €/MWh ci hanno rimesso un bel po’ di soldi e questa è un’ottima notizia (per noi, ovviamente!).

Purtroppo questa situazione non è destinata a durare nel tempo. Anche se qualche giornale ci promette che anche il prossimo mese di novembre potrebbe essere più mite della media, prima o poi il grande freddo arriverà, producendo una forte crescita dei consumi legati al riscaldamento.

Una ulteriore ripresa dei consumi potrebbe essere provocata dalla ripresa di attività industriali particolarmente energivore che a fine estate avevano ridotto di molto o sospeso l’attività a causa del costo troppo elevato del metano.

Insomma, più che di un mercato stabilizzato su livelli simili a quelli pre-pandemia ci dobbiamo aspettare quello che tecnicamente si definisce un mercato “laterale“. E come si dice: “se il mercato è laterale, prima scende e dopo sale“. In altre parole, potremmo presto ritrovarci su livelli di prezzo decisamente più elevati, specialmente nei primi mesi del 2023.

Molto dipenderà dalla tenuta delle riserve di gas. Se il flusso di gas russo dovesse cessare completamente e se non partisse immediatamente il rigassificatore di Piombino saremmo probabilmente costretti a dar fondo alle riserve e dal mese di marzo 2023 in poi potremmo anche essere costretti ad introdurre forme di razionamento.

In questo mare di problemi, l’unica vera buona notizia è legata – secondo me – alla decisione di Roberto Cingolani di svolgere un ruolo di advisor (a titolo gratuito) per il nuovo Governo in modo da garantire continuità agli sforzi fatti in questi mesi per trovare fornitori di gas alternativi alla Russia. Speriamo che il nuovo Ministro che gli subentra si renda conto del grande favore che gli viene fatto ed accetti con la necessaria modestia i consigli che gli saranno dati.

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