Accordo tra Cina e Qatar per la fornitura di gas naturale liquido: numeri e propaganda

Le agenzie di stampa di tutto il mondo hanno dato molto risalto all’accordo firmato tra Qatar e Cina per la fornitura di gas naturale liquido. L’accordo si caratterizza per una durata particolarmente lunga (27 anni). Le forniture cesseranno nel 2049, giusto in tempo per “rispettare” gli impegni di Parigi sulla decarbonizzazione. Qualcuno ha lanciato l’allarme accusando la Cina di cercare di accaparrarsi le forniture di gas provenienti dal Medio Oriente, lasciando l’Europa al freddo. In realtà, se si leggono bene i termini dell’accordo, si scopre che l’operazione ha una grande valenza politica, ma va a incidere solo su una minima parte delle disponibilità di gas naturale presenti in Qatar.

Quasi in contemporanea con l’inconcludente Cop27, la Cina ha raggiunto un accordo con il Qatar per un contratto di fornitura annuale di 4 milioni di tonnellate di gas naturale liquefatto (LNG), valido per ben 27 anni. Questo contratto si contraddistingue per la durata che è la più lunga rispetto a qualsiasi altro analogo accordo commerciale siglato fino ad oggi.

Tenuto conto che 1 m3 di gas naturale (alla temperatura di 15°C e alla pressione di 1 bar) pesa circa 0,67 kg, 4 milioni di tonnellate di LNG corrispondono a circa 6 miliardi di m3 di gas (per confronto, l’Italia consuma circa 75 miliardi di m3 di gas naturale all’anno, mentre le temperature particolarmente miti della prima metà dell’autunno 2022 hanno permesso all’Italia di consumare circa 5 miliardi di m3 di gas in meno rispetto alla media dello stesso periodo durante gli anni precedenti).

Le forniture di GNL che il Qatar si è impegnato a fornire alla Cina sono ben poca cosa rispetto alla sua produzione annuale. Si stima che attualmente il Qatar sia in grado di produrre circa 77 milioni di tonnellate di LNG, quantità destinata a superare i 125 milioni di tonnellate entro il 2027 a seguito del potenziamento degli impianti di liquefazione installati nel Paese.

In valore assoluto le quantità di gas fornite alla Cina nell’ambito del recente contratto sono ben poca cosa rispetto alla disponibilità di gas presente in Qatar. Tuttavia la grande durata temporale del contratto stabilisce non solo un record assoluto, ma anche una preoccupante inversione di tendenza rispetto ai processi di decarbonizzazione.

Non è un mistero che i Paesi produttori di combustibili fossili (e le aziende che li commerciano) vedano come un pericolo tutte le azioni volte a sviluppare la disponibilità di energie rinnovabili e facciano tutto il possibile per rinviare sine die la transizione energetica.

Da questo punto di vista, il Qatar ha fatto un grande affare perché si è assicurato un contratto di lungo periodo che consentirà di ammortizzare gli investimenti che saranno fatti nel corso dei prossimi anni per consolidare le sue capacità estrattive. Ma l’accordo genera seri dubbi sulle reali intenzioni della Cina che – a parole – ci rassicura sulla sua volontà di contribuire efficacemente alla lotta contro il riscaldamento globale, ma poi nei fatti sembra intenzionata a fare un utilizzo esteso dei combustibili fossili ancora per lungo tempo.

Se i diversi Paesi dovessero interpretare gli accordi di Parigi nel senso che fino al 2050 si continuerà ad emettere CO2 ai livelli attuali e poi (eventualmente) si vedrà se sarà il caso di ridurli veramente, la battaglia contro il riscaldamento globale sarà irrimediabilmente persa.

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