Rifiuti del Trentino: la Provincia decide di non decidere …

Il Governo provinciale aveva solennemente promesso che – entro la fine del 2022 – avrebbe deciso a proposito della costruzione del futuro impianto per l’eliminazione dei rifiuti non differenziabili prodotti in Trentino. Nella conferenza stampa di oggi, l’assessore all’ambiente Mario Tonina si è limitato a confermare la necessità di costruire un impianto per evitare di continuare ad esportare i rifiuti del Trentino fuori del territorio provinciale, ma ha rimandato la decisione relativa alla tipologia dell’impianto da costruire e alla sua definitiva localizzazione (anche se ha anticipato che Ischia Podetti potrebbe essere la scelta più probabile). Ci vorranno ancora mesi prima che sia presa una decisione di fondamentale importanza per l’ambiente (e per il clima) oltre che per le tasche dei cittadini trentini.

L’incendio estivo della discarica di Ischia Podetti aveva attirato l’attenzione dell’opinione pubblica trentina su un problema a lungo nascosto “sotto il tappeto“. Parliamo dell’eliminazione (tramite inceneritore o gassificatore) del residuo non differenziabile prodotto dalla raccolta dei rifiuti del Trentino (circa 60 mila tonnellate all’anno secondo i dati ufficiali, anche se stime alternative parlano di almeno 120 mila tonnellate).

Il tema è stato oggetto di lunghe discussioni e ha visto incredibili giravolte di noti esponenti della politica provinciale:

Un’immagine di pochi anni fa, quando Fugatti era ancora all’opposizione e protestava contro l’ipotesi di localizzare l’impianto per l’incenerimento dei rifiuti ad Ischia Podetti

Il sostanziale esaurimento delle discariche presenti sul territorio provinciale ed i costi esorbitanti legati all’esportazione dei rifiuti del Trentino verso impianti di incenerimento posti in altre Regioni italiane o all’estero hanno costretto il Governo provinciale ad affrontare la questione: la promessa era quella di prendere una decisione definitiva entro al fine del 2022.

Oggi c’è stata l’attesa conferenza stampa dell’assessore all’ambiente provinciale della Provincia Autonoma di Trento, ma chi si aspettava di ricevere risposte certe sui futuri piani provinciali è rimasto ancora una volta deluso. Aldilà della conferma – scontata – sulla necessità di costruire anche in Trentino un impianto per l’eliminazione dei rifiuti non differenziabili, non è stata presa alcuna decisione né sul tipo di impianto, né sulla sua localizzazione (anche se Ischia Podetti sembra essere il posto che attualmente viene considerato come sede più probabile).

L’unica novità di rilievo è che l’assessore Tonina ha finalmente ammesso che il residuo da bruciare ogni anno ammonta ad almeno 90 mila tonnellate (ben oltre le circa 60 mila tonnellate che appaiono nei documenti ufficiali provinciali perché nel conto va messa anche la parte di residuo che viene impropriamente smaltita assieme alla quota differenziata e che viene separata durante la prima fase di trattamento dei rifiuti differenziati).

Preoccupa, in particolare, che il Governo provinciale non abbia ancora deciso a proposito del tipo di impianto da costruire (inceneritore o gassificatore). Ufficialmente si attendono ancora i pareri dei consulenti esterni (in particolare Università ed FBK), ma – a mio parere – non c’è la percezione che le due alternative comportano scelte molto diverse rispetto a tutto quello che c’è intorno all’impianto. In particolare, un inceneritore avrebbe senso se – oltre a produrre energia elettrica – fosse inserito in un circuito di teleriscaldamento, mentre un impianto di gassificazione ha senso solo se il syngas prodotto viene utilizzato in modo efficace e non viene semplicemente bruciato.

In altre parole, la scelta del tipo di impianto va vista nell’ambito di un progetto di sistema più ampio che va ben oltre la mera eliminazione del residuo indifferenziato. Mi pare che questo aspetto del problema sia stato – almeno fino ad oggi – quasi completamente trascurato, mentre dovrebbe essere al centro del dibattito pubblico.

Per attendere la decisione finale bisognerà attendere ancora alcuni mesi, con il rischio che parta la campagna elettorale per le prossime elezioni provinciali e che la questione finisca nel tritacarne delle promesse elettorali.

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