Documenti: il nuovo Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici

Il Ministero dell’ambiente ha pubblicato la versione aggiornata del Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici. Il documento descrive in modo abbastanza dettagliato gli effetti prodotti su scala nazionale dal riscaldamento globale ed elenca una serie di misure che potrebbero servire per limitare i danni provocati dall’aumento delle temperature medie.

Il documento pubblicato recentemente dal Ministero dell’ambiente fornisce un quadro piuttosto dettagliato degli effetti prodotti in Italia dal riscaldamento globale. La situazione che emerge è molto preoccupante: aumentano sensibilmente i rischi per la stabilità del territorio messa a repentaglio da eventi meteorologici estremi e gli effetti della siccità potranno provocare danni sensibili soprattutto al Sud. Anche il turismo, uno dei punti di forza della nostra economia, potrebbe essere messo in crisi.

Il documento è molto meno preciso e dettagliato quando, dall’analisi degli effetti climatici in atto, si passa alla scelta delle azioni da intraprendere per mitigarne gli effetti. Il Piano non va oltre una elencazione – piuttosto burocratica – dei possibili interventi, ma non ne definisce la priorità soprattutto rispetto agli altri compiti dello Stato (banalmente, è meglio investire nelle pensioni per gli anziani o nella mitigazione dei danni che il riscaldamento globale potrà produrre tra 10 o 20 anni?). La questione diventa particolarmente preoccupante perché molti esponenti del nuovo Governo nazionale si distinguono per un approccio ai problemi climatici che oscilla tra negazionismo, disinformazione ed una sconcertante sottovalutazione dei problemi.

Il rischio che il documento del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica finisca in un cassetto e sia rapidamente dimenticato è fortissimo. Mi auguro che l’opinione pubblica sia capace di mantenere viva l’attenzione sui problemi del cambiamento climatico con la necessaria continuità e non soltanto in occasione dei (purtroppo) sempre più frequenti disastri legati ad eventi meteorologici estremi.

Risposte a “Documenti: il nuovo Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici”

  1. Avatar Da Il Post
    Da Il Post

    A causa delle temperature straordinariamente miti e della scarsità di precipitazioni delle ultime settimane, su gran parte delle Alpi e degli Appennini c’è poca neve. Talmente poca che in molte località sciistiche gli impianti sono stati chiusi poco tempo dopo l’apertura, a inizio dicembre.

    E in molti dei posti dove invece si può sciare, lo si fa grazie alla neve artificiale, tra boschi e prati in cui i colori prevalenti sono il verde e il marrone. Il problema riguarda soprattutto le zone sotto i 2mila metri di altitudine, quelle dove è probabile che a causa del cambiamento climatico sarà sempre più difficile sciare.

    Alcuni comprensori svizzeri stanno pubblicizzando i sentieri per la mountain bike al posto delle piste. Quelli a maggiori altitudini funzionano normalmente ma devono fare ricorso a grandi quantità di neve artificiale.

    Significa utilizzare le riserve d’acqua che in questo periodo sono particolarmente importanti sia a causa della siccità che ha caratterizzato il 2022, sia per la necessità di alimentare più del solito le centrali idroelettriche, per via della crisi energetica legata alla guerra in Ucraina.

    Questa situazione contribuisce a mettere in discussione il futuro dello sci come sport accessibile a un gran numero di persone. Con il riscaldamento globale causato dalle emissioni di gas serra umane è probabile che le temperature globali, comprese quelle delle montagne europee, continueranno ad aumentare, rendendo sempre più difficile e costoso l’innevamento delle piste.

    https://www.ilpost.it/2023/01/06/alpi-appennini-poca-neve-sciare/?homepagePosition=1

  2. Avatar Elisabetta Ambrosi
    Elisabetta Ambrosi

    Elisabetta Ambrosi
    Giornalista ambientale

    7 GENNAIO 2023

    Scorriamo il panorama dei leader italiani. Chi ha fatto della crisi climatica un vero cavallo di battaglia inserendolo all’interno della sua agenda in maniera chiara e prioritaria?

    Se prendiamo la leader più gettonata, Giorgia Meloni, la risposta è sicuramente NO. Sul tema clima, Meloni si è espressa poco o nulla prima di diventare premier, poi è andata alla Cop27 e ha rivendicato un ambientalismo conservatore ispirato a Roger Scruton. Niente di più, infatti poi clima e ambiente non sono entrati minimamente nella sua agenda.

    Se guardiamo a Matteo Salvini, va ancora peggio, perché il leader della Lega ha spesso espresso espressioni negazioniste.

    Possiamo sorvolare su Silvio Berlusconi, che ha intuito solo dopo gli 85 anni che il tema fosse centrale e lanciato nella sua campagna elettorale la promessa di piantare alberi. In maniera ovviamente del tutto strumentale.

    Dovrebbe andare meglio a sinistra, invece così non è. Il Partito Democratico, finora, si è limitato a inserire il tema clima dentro il programma, ma nella sua azione di governo non ha praticamente mai parlato, appoggiando un ministro, Roberto Cingolani, che sul fronte della transizione ecologica ha fatto ben poco o caratterizzandosi, soprattutto, come ministro per l’energia e il gas (e così il PD).

    Giuseppe Conte ha preso il tema “clima” seriamente inserendolo nella sua campagna elettorale, campagna in cui ha incontrato i principali esponenti dell’attivismo ambientale, dai Fridays For Future ad Extinction Rebellion. Tuttavia, un po’ come tutto il Movimento, ha comunque avuto una ritrosia a mettere il tema climatico davvero al centro della sua comunicazione. Forse per il timore di apparire elitario e non dare abbastanza spazio ai drammatici temi sociali, come la povertà e il lavoro.

    Niente di tutto questo vale per Elly Schlein. Pur essendo stata la vice di Stefano Bonaccini in Emilia Romagna, cosa che le è costata molte critiche, ha sempre espresso una visione cristallina e radicale, al cui centro c’era e c’è la crisi climatica.

    La candidata alla segreteria ne parla apertamente anche per un altro motivo: sa benissimo di che cosa si tratta e conosce il tema in profondità. È una delle personalità della sinistra a poter discutere seriamente di cause e soluzioni del riscaldamento globale.

    Non usa il tema strumentalmente, al contrario: è l’unica capace di legarlo strettamente ai temi sociali che tutti gli altri leader italiani concepiscono separatamente da quello climatico.

    GIUSTIZIA SOCIALE e contrasto alla crisi climatica, due facce della stessa medaglia. La crisi climatica è un tema sociale per molteplici motivi: perché colpisce i più poveri, accentuando le disuguaglianze.

    Ma anche perché il contrasto alla crisi climatica, se fatto in maniera democratica e dunque soprattutto attraverso le energie rinnovabili e la diffusione delle comunità energetiche, è al tempo stesso uno strumento per diminuire la povertà e per creare lavoro.

    D’altronde, se si pensa alle famiglie e imprese sprofondate in povertà a causa delle bollette e dei miliardi che il governo ha dovuto mettere per calmierarle, ci si rende conto di come aver puntato sul gas invece che sulla transizione ha causato povertà immensa e fatto sì che immense risorse finissero appunto “sprecate”, invece che essere utilizzate per le famiglie e le imprese stesse.

    Un circolo vizioso tanto tragico quanto evidentissimo, che tuttavia nessuno dei leader attuali è stato capace di mettere in evidenza con chiarezza.

    1. Avatar Davide Bassi

      Le mie opinioni sull’approccio al clima seguito dalle diverse forze politiche italiane le ho espresse nella serie di post che avevo pubblicato alla fine della scorsa estate, prima delle recenti elezioni politiche. In quei post avevo discusso i programmi elettorali dei diversi partiti mostrandone i limiti – più o meno grandi – rispetto al tema del riscaldamento globale.

      Francamente non mi pare che oggi ci sia in Italia una forza politica che si distingua per un approccio al clima particolarmente apprezzabile: si va dal negazionismo più becero fino all’impostazione ideologica che predica ricette velleitarie (e talvolta scientificamente farraginose o completamente infondate).

      Non vedo da nessuna parte un programma serio e scientificamente robusto, che tenga conto dei problemi climatici, ma anche delle loro ricadute sociali ed economiche.

      Non basta riconoscere l’esistenza del problema, ma è necessario proporre soluzioni a medio-lungo termine che possano aiutarci ad affrontare i rischi e a mitigare i danni che già oggi stiamo osservando e che saranno sempre più gravi nel prossimo futuro.

      E lasciatemi aggiungere che non ci saranno soluzioni apprezzabili fino a che qualcuno cercherà di appiccicare ai temi climatici etichette di destra o di sinistra. Dobbiamo renderci conto che il clima rappresenta un problema per tutti e che assieme dobbiamo trovare soluzioni eque e praticabili.

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