Mentre si moltiplicano gli allarmi per gli effetti che il riscaldamento globale provocherà sul turismo invernale, l’assessore al turismo della Provincia Autonoma di Trento ha annunciato un piano straordinario per la costruzione di bacini di raccolta dell’acqua da usare per la produzione di neve artificiale. Sarà tutta acqua sottratta alla produzione di energia elettrica ed all’agricoltura (anche se ufficialmente si sostiene il contrario) senza contare i costi energetici proibitivi che bisognerà sostenere per la gestione degli impianti di innevamento. Invece di pensare seriamente a nuovi modelli di sviluppo, si preferisce insistere su un modello ormai superato, destinato fatalmente a fallire. Intanto però, grazie all’annuncio dei nuovi bacini, si potranno raccattare un po’ di voti alle prossime elezioni provinciali.
Proprio nel momento in cui la Provincia Autonoma di Trento prende atto della inconsistenza del faraonico (e non sostenibile) progetto per il nuovo stadio del ghiaccio di Piné (rimasto fortunatamente solo a livello di boutade estiva), Piazza Dante rilancia sul fronte degli sport invernali annunciando il potenziamento dei bacini per la raccolta dell’acqua destinata ad alimentare gli impianti di innevamento artificiale.
Purtroppo l’aumento delle temperature medie e la progressiva riduzione delle precipitazioni nevose stanno avendo un impatto micidiale sul turismo legato agli sport invernali. Una quota significativa degli attuali impianti sciistici non avrà neve naturale sufficiente per garantire un adeguato periodo di apertura. La scelta di potenziare gli impianti di neve artificiale potrebbe sembrare utile per attenuare gli effetti del riscaldamento globale, ma purtroppo non è così. In particolare:
- I costi energetici degli impianti di innevamento artificiale rischiano di essere proibitivi, soprattutto se si useranno cannoni in grado di produrre neve anche molto al di sopra dello zero termico (neve che comunque si scioglierebbe rapidamente a causa delle temperature troppo elevate).
- Qualcuno propone di mescolare all’acqua additivi chimici in grado di alzare il punto di fusione della neve artificiale (questa tecnica è già usata per preparare le piste dove si svolgono le gare del cosiddetto “circo bianco“). Oltre ai costi (perché anche gli additivi chimici non sono disponibili a buon mercato) si rischia di produrre gravi danni al delicato ambiente alpino. Proseguendo di questo passo, mi aspetto che prima o poi qualcuno proponga di rivestire le piste da sci con il teflon, come si fa per le padelle antiaderenti!
- Per far funzionare gli impianti di innevamento artificiale sono necessarie grandi quantità di acqua (fatalmente sottratta agli impianti di produzione dell’energia idroelettrica e solo parzialmente recuperabile per uso agricolo una volta che viene dispersa sotto forma di neve sulle piste da sci). Nel prossimo futuro l’acqua è destinata a diventare un bene sempre più prezioso e bisognerà raccoglierla meglio di quanto si faccia oggi, ma poi dovremo stare bene attenti all’uso che ne faremo.
- In generale, ci sono seri dubbi anche sulla sostenibilità economica di stazioni sciistiche che debbano fare un eccessivo affidamento sulla neve artificiale. Sciare su strisce di neve immerse nel paesaggio brullo non è particolarmente attraente e questo rischia di allontanare dallo sci una quota significativa dei potenziali clienti (soprattutto quelli più giovani e più attenti alle questioni ambientali e climatiche).
Da qui a vent’anni – a meno di improbabili inversioni del fenomeno del riscaldamento globale – molte delle attuali stazioni sciistiche saranno fatalmente destinate a chiudere o a riprogrammare radicalmente la loro offerta turistica.
Pensare di risolvere il problema facendo nuovi impianti di innevamento artificiale è come curare con un’aspirina chi soffre di una gravissima malattia. Forse fornisce un sollievo effimero, ma non affronta il problema e crea illusioni fallaci.
Temo però che – almeno fino alle prossime elezioni provinciali – continueremo ad assistere alla somministrazione di aspirine, accompagnate da annunci tanto roboanti quanto inconcludenti.
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