Il mese di febbraio ha visto un calo dei prezzi energetici che ha riguardato sia il gas naturale che l’energia elettrica. Durante il mese appena concluso i prezzi sono stati inferiori rispetto a quelli registrati durante lo spesso periodo del 2022. La temuta carenza di energia che avrebbe potuto lasciarci al freddo durante le gelide giornate invernali non c’è stata, anche grazie alle temperature che sono state mediamente più alte rispetto al recente passato. L’altro lato della medaglia è rappresentato dalla siccità che sta mettendo in crisi molti settori, incluso quello legato alla produzione di energia elettrica. Gli effetti della siccità sui costi dell’energia potrebbero risultare evidenti nel corso della prossima stagione estiva.
L’andamento dei prezzi energetici italiani durante il mese di febbraio 2023 ha mostrato una lieve riduzione rispetto al mese di gennaio. I prezzi dei primi 2 mesi del 2023 sono stati significativamente inferiori rispetto a quelli dello stesso periodo dell’anno precedente. Non si sono verificate le fosche previsioni sostenute dalla propaganda putiniana che descrivevano un’Europa a corto di energia, costretta a chiudere le sue fabbriche o a rinunciare al riscaldamento invernale.
Le proiezioni per i prossimi mesi sono – almeno dal punto di vista del gas naturale – piuttosto incoraggianti. Grazie alle pratiche di risparmio energetico e – soprattutto – grazie ad un inverno dalle temperature particolarmente miti le attuali riserve di gas naturale si trovano su livelli decisamente superiori rispetto agli anni precedenti. Se non ci saranno ritardi con la messa in funzione del rigassificatore di Piombino, l’Italia dovrebbe essere in grado di ricostituire le sue riserve di gas naturale senza dover affrontare particolari problemi e potrebbe affrontare l’inverno 2023/24 riducendo quasi a zero la dipendenza dal gas russo.
Attualmente il prezzo del gas (mercato italiano MGP all’ingrosso) oscilla intorno a 50 Euro/MWh, un valore circa doppio rispetto a quello che c’era prima della fine della fase acuta della pandemia, ma decisamente inferiore rispetto alle quotazioni che abbiamo osservato nel corso del 2022.
Non c’è dubbio che uno dei fattori che hanno avuto una forte influenza sulla riduzione dei prezzi energetici italiani è legato al clima. L’inverno particolarmente mite ha consentito di ridurre i consumi per il riscaldamento domestico, contribuendo a raffreddare le tensioni speculative presenti nei mercati energetici. A questo si somma il successo dell’operazione di diversificazione dei fornitori di gas naturale che – anche grazie al rilancio dell’attività dei rigassificatori – ha consentito di rimpiazzare senza particolari problemi le mancate forniture di gas russo.
Purtroppo l’altra faccia della medaglia è costituita dalla drastica riduzione delle precipitazioni. Attualmente c’è una grave carenza di riserve d’acqua e – salvo che non si verifichino piogge primaverili particolarmente estese – gli esperti sono concordi nel predire che ci aspetta un’estate molto siccitosa.
Le conseguenze della siccità potrebbero essere particolarmente gravi sia per l’agricoltura che per il settore turistico. Anche la produzione di energia elettrica potrebbe risentirne in modo significativo. Non parlo soltanto del settore idroelettrico che rischia di confermare, anche nel 2023, il drastico taglio produttivo registrato nel corso del 2022.
Anche molte centrali nucleari sono a rischio perché utilizzano l’acqua di fiumi e laghi per alimentare i loro impianti di raffreddamento. Già nell’estate 2022 sia la Svizzera che la Francia sono state costrette a ridurre la produzione di energia elettrica d’origine nucleare a causa dei limiti imposti dalla carenza d’acqua.
Qualcuno potrebbe ingenuamente pensare che il problema non riguardi l’Italia, considerato che noi non abbiamo centrali elettriche nucleari in funzione. Purtroppo l’Italia produce solo poco più dell’85% dell’energia elettrica che consuma, mentre il resto proviene dalle importazioni dall’estero. Non è un mistero che gran parte dell’energia elettrica che l’Italia importa è prodotta da centrali nucleari localizzate a poca distanza dai nostri confini nazionali. Se una o più di queste centrali fosse costretta a rallentare la produzione a causa della siccità, anche l’Italia potrebbe trovarsi in serie difficoltà.
In conclusione, l’inverno è stato sostanzialmente superato senza particolari problemi e ci sono le condizioni per affrontate adeguatamente anche il prossimo inverno 2023/24. Qualche problema ci potrebbe essere a breve-medio termine a causa della siccità. Una situazione che potrebbe ripetersi con sempre maggiore frequenza nel corso dei prossimi anni a causa del riscaldamento globale e che non può essere affrontata negando l’evidenza, illudendosi che il problema possa essere risolto con qualche “danza della pioggia“.
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