Dopo un lungo tira e molla, la decisione relativa all’impianto per smaltire la quota residua dei rifiuti urbani sembra essere ormai imminente. Secondo indiscrezioni di stampa, si pensa di costruire un inceneritore con la potenzialità di circa 80 mila tonnellate all’anno, leggermente inferiore rispetto a quella dell’impianto che funziona ormai da molti anni nei pressi di Bolzano. Si sta ancora discutendo sulla localizzazione dell’impianto che dovrebbe comunque essere collocato nella valle dell’Adige.
Quella dell’impianto di smaltimento della quota residua dei rifiuti urbani del Trentino è una telenovela che va avanti ormai da molti anni. Fino a pochi mesi fa si affermava che la decisione finale sarebbe stata presa entro la fine del 2022, ma ormai siamo quasi arrivati alla primavera 2023 e la scelta non è stata ancora fatta. Ci sono tuttavia segnali che ormai dovremmo essere arrivati ad un passo dalla decisione finale. La visita odierna di una delegazione del Consorzio dei Comuni Trentini presso l’inceneritore di Bolzano sembra andare in questa direzione.
Augurandoci che le elezioni provinciali ormai imminenti non provochino un ulteriore rinvio, ricordo che – anche se si decidesse oggi stesso – ci aspettano comunque anni difficili almeno fino a quando il nuovo impianto sarà entrato definitivamente in funzione.
Quanto alle scelte tecniche non posso che ripetere quello che ho scritto in precedenti post: non esistono scelte ideali e tutte le soluzioni hanno pro e contro. Considerato che – salvo sorprese dell’ultima ora – si dovrebbe optare per la costruzione di un inceneritore (altrimenti detto “termovalorizzatore“, ma è la stessa cosa) può essere utile ricordare alcuni aspetti specifici di questa tecnologia che ci possono aiutare a capire meglio la qualità delle scelte che saranno adottate a livello provinciale:
- La taglia dell’impianto di incenerimento deve essere ottimizzata rispetto all’uso effettivo che ne sarà fatto. Se l’impianto è troppo grande rispetto alla quantità di rifiuti da trattare si rischia un calo del rendimento energetico ed un aumento dei costi di gestione per unità di rifiuto trattato. Idealmente l’impianto dovrebbe essere alimentato con continuità con una quantità di rifiuti vicina al valore che è stato scelto al momento del dimensionamento.
- Una capacità di 80 mila tonnellate risulta superiore rispetto al residuo che (ufficialmente) si produce ogni anno in Trentino. Da qui nasce l’obiezione dei movimenti ambientalisti che vedono seri rischi per un futuro miglioramento della raccolta differenziata (che – se fatta bene – è una opzione decisamente migliore rispetto all’incenerimento). L’obiezione sarebbe molto sensata se la qualità della raccolta differenziata che si fa in Trentino fosse davvero elevata. Purtroppo non è così: circa il 40% dei materiali che vengono eliminati sotto forma di raccolta differenziata vengono scartati durante il processo di lavorazione e – alla fine – finiscono comunque in discarica o in un inceneritore (attualmente fuori provincia). Complessivamente si stima che il residuo prodotto annualmente in Trentino corrisponda a circa 120 mila tonnellate, di cui circa la metà smaltita impropriamente come frazione differenziata (basta aprire un sacco dei cosiddetti “imballaggi leggeri” per rendersi conto di quanto sia ampia la frazione di materiale che non ha alcuna possibilità di essere riciclato). Quindi anche se si costruirà un inceneritore da 80 mila tonnellate, non cadranno le motivazioni per continuare a migliorare la qualità della raccolta differenziata del Trentino.
- Alcuni sarebbero stati più favorevoli ad adottare la tecnologia di gassificazione dei rifiuti, analogamente a quanto si sta facendo in altre realtà italiane. Come ho spiegato in un post precedente questa tecnologia ha senso solo se il syngas prodotto dall’impianto viene utilizzato in un impianto industriale sostituendo il metano. La soluzione diventa climaticamente vantaggiosa se il syngas non viene semplicemente bruciato, ma viene impiegato come prodotto di base per la sintesi di composti chimici più complessi e stabili. Non mi pare che in Trentino esistano siti industriali in grado di utilizzare il syngas in tal modo. Si potrebbe pensare di esportarlo verso il Veneto costruendo un gasdotto dedicato, ma sarebbe una soluzione molto onerosa.
- Gli impianti di gassificazione sono talvolta considerati con particolare benevolenza perché – a differenza degli inceneritori – non hanno grosse ciminiere che disperdono i fumi del processo di combustione e sono quindi decisamente meno impattanti dal punto di vista paesaggistico. Tuttavia se il syngas prodotto da un gassificatore viene bruciato in prossimità dell’impianto alla fine le emissioni di un gassificatore sono più o meno le stesse di un inceneritore. Inoltre se il syngas viene destinato alla combustione invece di essere utilizzato per produrre composti chimici, cadono i requisiti sulla purezza del prodotto. Chi gestisce l’impianto non avrà più alcun interesse economico a garantire un efficace funzionamento dei sistemi di rimozione delle impurezze, incluse quelle potenzialmente dannose per l’ambiente.
- Tornando all’inceneritore, la resa energetica di questi impianti (e quindi la relativa riduzione di gas serra) dipende dalla possibilità di recuperare una parte del calore residuo per alimentare reti di teleriscaldamento. Queste reti consentono di ridurre i consumi di metano durante la stagione invernale, quando la richiesta di metano raggiunge i suoi picchi annuali. Quindi, oltre a produrre energia elettrica, un moderno inceneritore consente anche di ridurre i consumi di metano e questo produce un certo beneficio anche dal punto di vista climatico.
- Vediamo infine alcuni punti critici legati – in particolare – all’impatto dal punto di vista paesaggistico e ambientale. Soprattutto nelle nostre valli alpine la presenza di una alta ciminiera (indispensabile per disperdere i fumi della combustione) può essere molto impattante. Inoltre bisogna ricordare che i fumi dell’inceneritore (se non adeguatamente filtrati) possono avere un effetto negativo sull’ambiente, soprattutto durante le giornate in cui si verificano particolari condizioni meteorologiche (inversione).
- Spesso sento ripetere che se l’impianto è costruito a regola d’arte gli effetti sull’ambiente sono del tutto trascurabili (e certamente inferiori rispetto a quelli dovuti al traffico di mezzi di trasporto dotati di motori a combustione interna). Ciò è senz’altro vero purché – oltre a progettare il sistema nel migliore dei modi – si osservino scrupolosamente le norme sulla manutenzione degli impianti di purificazione dei fumi.
- In Italia si cade sovente nell’errore di affidare il controllo dei livelli di manutenzione degli inceneritori alle stesse società che li gestiscono (o a realtà ad esse collegate). Taluni si illudono che i rischi possano essere evitati semplicemente affidando la gestione a strutture di tipo pubblico o para-pubblico. Io non sono così ottimista perché talvolta anche i manager pubblici tendono a privilegiare i risultati di bilancio, sacrificando altri aspetti, inclusi quelli ambientali. A mio avviso, saremmo tutti decisamente più tranquilli se tale compito fosse affidato ad una Agenzia indipendente, costituita da personale tecnico qualificato e non soggetto alle interferenze della politica. L’Autorità di controllo dovrebbe avere un chiaro potere sanzionatorio in modo da scoraggiare comportamenti non rispettosi dell’ambiente. La Provincia dovrebbe garantire – in modo incondizionato – le risorse necessarie per il suo funzionamento e per l’acquisto delle apparecchiature di controllo. Se la Provincia di Trento adottasse una tale soluzione darebbe adeguate garanzie ai suoi cittadini e genererebbe un esempio virtuoso trasferibile a tante altre realtà nazionali.
- Oltre al problema delle emissioni generate dall’inceneritore, non dobbiamo trascurare l’inquinamento generato dal traffico dei mezzi di trasporto che portano all’impianto i rifiuti da incenerire e portano in discarica le ceneri prodotte dalla combustione. L’effetto indotto sul traffico provinciale ed il conseguente contributo all’inquinamento dell’aria possono essere facilmente valutati utilizzando adeguati modelli matematici. Il valore complessivo delle emissioni prodotte dall’impianto deve tenere conto anche di questo contributo.
- Ricordo infine che le ceneri prodotte dal processo di combustione devono essere smaltite in discarica. Si tratta di un materiale inerte che non richiede trattamenti particolarmente onerosi, ma occupa comunque uno spazio notevole (circa il 20% di quello che sarebbe stato necessario se non si fossero inceneriti i rifiuti). A differenza di quanto avviene con le ceneri prodotte dai gassificatori (che sono vetrificate a causa della elevatissima temperatura di esercizio di tali impianti) le ceneri degli inceneritori non possono essere utilizzate come un prodotto inerte da usare in edilizia o per la costruzione di massicciate, a meno che non siano sottoposte ad ulteriori onerosi trattamenti. Sia pure in forma decisamente più attenuata, il problema di trovare spazi per le discariche rimarrà anche nei prossimi anni e non possiamo illuderci di risolverlo con la semplice costruzione di un inceneritore.
In conclusione, l’inceneritore potrà aiutarci a superare la fase più acuta della crisi dei rifiuti, ma non rappresenta la soluzione definitiva per tutti i problemi e non esclude che il Trentino si debba impegnare per arrivare ad un sostanziale miglioramento della qualità della sua raccolta differenziata.
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