Auto elettriche: l’Europa tentenna e gli Stati Uniti attraggono i nuovi investimenti

In Europa si continua a perder tempo a causa dei veti posti da chi vorrebbe prolungare sine die l’utilizzo dei motori a combustione interna. Nel frattempo le aziende guardano al mercato globale e investono nei Paesi dove trovano le migliori opportunità. Mentre il Italia langue il progetto Italvolt (che dovrebbe portare alla costruzioni di una grande fabbrica di batterie), la tedesca Volkswagen sospende lo sviluppo di un’analoga iniziativa che avrebbe dovuto sorgere nell’Europa dell’Est. Secondo indiscrezioni di stampa Volkswagen dirotterà i suoi investimenti verso un nuovo progetto che sarà realizzato negli Stati Uniti. Tale scelta è la diretta conseguenza del sostegno finanziario che l’amministrazione Biden ha garantito alle nuove iniziative industriali legate alla transizione energetica.

Uno degli argomenti che sentiamo ripetere spesso dal Governo italiano e da tutti coloro che vorrebbero bloccare la transizione verso le auto elettriche è legato al fatto che l’uso estensivo di batterie ci metterebbe in uno stato di forte dipendenza rispetto alla Cina che, attualmente, è il leader assoluto a livello mondiale per la produzione di tali dispositivi. In realtà, se l’Europa dovesse costruire solo auto elettriche avrebbe bisogno di una quantità annuale di batterie pari a circa 3 volte il valore della attuale produzione mondiale.

Nessuno – in questo momento – è in grado di produrre una tale quantità di batterie. Non a caso tutti i principali produttori automobilistici mondiali si stanno organizzando per costruire le cosiddette gigafactory, termine che sta ad indicare enormi complessi industriali in grado di produrre batterie per uso automobilistico partendo dai componenti di base. Altri progetti sono allo studio per sviluppare adeguati sistemi di ricircolo che riducano – a regime – la dipendenza dalle importazioni di metalli ed altri materiali che sono necessari per la produzione delle batterie.

Il livello di investimenti necessario per gestire questa complessa fase di transizione è molto elevato e le aziende sono attentissime a localizzare le loro iniziative dove ci sono le migliori condizioni finanziarie, gestionali e commerciali. Le aziende – che rischiano ingentissimi capitali – sono anche molto attente alle indicazioni di natura politica. Se i Governi frenano rispetto al passaggio alle auto elettriche c’è il rischio di arrivare sul mercato in condizioni non ottimali.

Molte iniziative sono state annunciate, ma poi non sono mai decollate. Il caso più eclatante è stato quello di Britishvolt, gigafactory che dovrebbe nascere in Gran Bretagna. Il progetto ha molto sofferto a causa della Brexit e di alcune spregiudicate speculazioni finanziarie. Recentemente è arrivato un nuovo investitore australiano che ha promesso di dare nuovo slancio all’iniziativa. Vedremo come andrà a finire.

Anche l’analogo progetto Italvolt che dovrebbe portare alla costruzione di un grande impianto localizzato in Piemonte non se la sta passando molto bene. Per il momento ci sono stati grandi annunci, ma il progetto è fermo.

Secondo indiscrezioni di stampa potrebbe andare in fumo anche il progetto di gigafactory che Volkswagen aveva intenzione di sviluppare in Europa dell’Est. A quanto pare i vertici della multinazionale basata a Wolfsburg starebbero per dirottare il loro investimento verso gli Stati Uniti dove sono stati attratti dal cospicuo sostegno pubblico che l’amministrazione Biden ha messo in campo per sostenere le aziende che partecipano attivamente alla transizione energetica.

Mentre tutti si preoccupano della Cina, finirà che l’Europa dovrà effettivamente dipendere dalle importazioni da altri continenti, ma che al posto della Cina dovremo fare i conti con gli Stati Uniti.

Quanto all’Italia, rischiamo di rimanere in una posizione del tutto marginale perdendo completamente il “treno” del passaggio all’auto elettrica. Ci potremo consolare sapendo che – come italiani – siamo da sempre abituati a veder circolare sulle nostre strade vecchi catorci altamente inquinanti. In fondo le nostre città sono troppo belle. I turisti stranieri continueranno a venire da noi, anche se dovranno respirare l’aria appestata dagli scarichi delle nostre auto.

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