Secondo notizie di stampa, si starebbe delineando – a livello europeo – un accordo sulle regole da adottare per l’immatricolazione delle nuove auto dopo il 2035. Il Governo tedesco avrebbe ottenuto la deroga per continuare ad immatricolare auto dotate di motore a combustione interna purché siano alimentate con carburanti sintetici (i cosiddetti e-fuel), mentre la richiesta italiana per una analoga deroga legata all’uso dei biocarburanti non sarebbe stata accolta. Come ho discusso in un post precedente ambedue le richieste di deroga non hanno molto senso, ma il maggior peso politico dei tedeschi ha fatto la differenza. L’Italia – tanto per cambiare – è rimasta a mani vuote.
L’accordo che si sta delineando a livello europeo sembra accogliere la richiesta tedesca per l’immatricolazione – anche dopo il 2035 – delle auto dotate di motore a combustione interna purché siano alimentate con carburanti di sintesi, escludendo l’uso di carburanti di origine fossile. La richiesta italiana di estendere la deroga anche ai cosiddetti biocarburanti non è stata accolta.
L’accordo sarà approvato a larga maggioranza, con il probabile voto contrario di Italia, Polonia e di qualche altro Paese di dimensioni minori. Una minoranza troppo esigua per bloccare l’accordo.
Sulla sostanza delle richieste provenienti da Italia e Germania mi sono espresso in un post precedente. In estrema sintesi:
- I combustibili sintetici (e-fuel) hanno attualmente costi proibitivi se vengono prodotti soddisfacendo pienamente i requisiti ambientali (uso di energie rinnovabili e cattura della CO2 direttamente dall’atmosfera). Qualcuno ipotizza che i costi possano calare ottimizzando i processi di sintesi. Purtroppo ci sono dei vincoli termodinamici non negoziabili che limitano i possibili progressi. Nel 2026 questi carburanti saranno adottati nel circuito della Formula 1 (dove il costo della benzina non è certamente un problema). In questo modo la Formula 1 si presenterà come “verde e amica del clima“, dimenticando le enormi emissioni di CO2 che sono legate al trasporto (principalmente per via aerea) delle persone e dei mezzi che si spostano per raggiungere le diverse sedi di gara. Puro greenwashing!
- I biocarburanti hanno costi abbastanza simili ai combustibili fossili, ma se volessimo produrli in quantità apprezzabile dovremmo cambiare l’utilizzo di vasta aree agricole e rinunciare a produrre cibo mettendo a rischio la parte della popolazione mondiale più esposta alle carestie (o – in alternativa – deforestare le poche aree incontaminate rimaste in Amazzonia e negli altri polmoni verdi del nostro pianeta provocando gravi disastri climatici e ambientali).
- Se l’Italia volesse aumentare la produzione interna di biocarburanti dovrebbe introdurre cambiamenti decisamente poco vantaggiosi per il suo sistema agricolo. C’è un precedente storico legato a quella che nel ventennio fascista venne definita la “battaglia del grano“. L’Italia riusci effettivamente ad aumentare la produzione di grano in modo da azzerare le importazioni dall’estero, ma questo risultato fu ottenuto riducendo drasticamente la coltivazione di altri prodotti agricoli pregiati come frutta e verdura. Aldilà dell’altisonante retorica del regime, il bilancio economico per il settore agricolo italiano fu complessivamente molto negativo.
- Il consumo italiano di combustibili di origine fossile ammonta a circa 60 milioni di tonnellate all’anno. In Italia ENI ha 2 raffinerie in grado di produrre biocarburanti (partendo essenzialmente da oli vegetali). Attualmente la produzione italiana di biocarburanti arriva a circa 1 milione di tonnellate all’anno. Si stima che – con adeguati investimenti – il livello produttivo potrebbe raggiungere il livello di 6 miliardi entro 10 anni a partire da oggi: in pratica quanto servirebbe per coprire i consumi di carburante del solo settore avionico. La cosa potrebbe avere senso, considerato che non ci sono all’orizzonte evoluzioni tecnologiche in grado di sostituire i combustibili per uso aereo. Pensare di usare i biocarburanti per alimentare le auto e gli altri mezzi di trasporto su gomma è una ipotesi semplicemente irrealistica. Non ce n’è abbastanza!
- Il Ministro Gilberto Pichetto Fratin sembra non aver ancora capito quale sia la reale situazione dei biocarburanti e continua ad affermare che: “gli e-fuel ci saranno tra 10 anni, i biocarburanti ci sono subito“. Viene spontaneo chiedersi se il Ministro sia stato correttamente informato oppure se parli a vanvera.
- Sono rimasto sinceramente allibito quando ho sentito il Ministro Gilberto Pichetto Fratin sostenere che si potrebbe continuare ad utilizzare motori a combustione interna alimentandoli con idrogeno “verde“. Qualcuno spieghi al Ministro che ci sono usi molto più vantaggiosi dell’idrogeno “verde“. A parte le considerazioni sulla densità di energia per unità di volume che ne limiterebbero l’utilizzo solo ai mezzi pesanti, ci sono grossi problemi legati al rendimento termodinamico (piuttosto che bruciarlo è molto meglio usare l’idrogeno per far funzionare una cella a combustibile che alimenta un motore elettrico). Senza contare che gli attuali motori a combustione interna verrebbero rapidamente distrutti se alimentati con idrogeno puro a causa del ben noto problema legato all’infragilimento dei metalli quando assorbono idrogeno.
A mio avviso, questa storia dei combustibili “alternativi” è solo una specie di “cavallo di Troia” per rimandare sine die il passaggio all’auto elettrica. Quando – nel 2035 – si scoprirà che i combustibili alternativi non sono disponibili in adeguata quantità (o sono troppo costosi) si chiederà una deroga per continuare ad usare i combustibili di origine fossile, ignorando i danni di natura climatica ed ambientale che questi carburanti producono.
Come diceva un politico italiano di grande esperienza “a pensar male si fa peccato, ma spesso si indovina“.
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