Anche quest’anno l’estate italiana è caratterizzata da temperature particolarmente elevate. Le zone alpine sono state le uniche – almeno fino ad oggi – meno esposte alla calura estiva grazie (si fa per dire) ai violenti temporali che hanno provocato ingenti danni, ma almeno hanno abbassato le temperature. Il 2023 potrebbe essere un nuovo anno record perché, oltre all’andamento di fondo legato al riscaldamento globale, quest’anno si incomincia a sentire l’effetto de El Niño, un fenomeno climatico con periodicità poliennale (mediamente 5 anni, con fluttuazioni tra 3 e 7 anni) che provoca un temporaneo surriscaldamento dell’Oceano Pacifico centro-meridionale e orientale producendo effetti su scala globale. Come ho già scritto molte volte, un periodo anche prolungato di caldo torrido non è di per sé una prova del riscaldamento globale. Quello che conta è l’andamento misurato su una scala temporale sufficientemente ampia che evidenzi l’andamento di fondo al netto delle fluttuazioni. Le mappe termiche elaborate grazie alle osservazioni satellitari ci aiutano a tenere sotto controllo la situazione.
L’immagine mostrata sopra evidenzia con chiarezza l’onda di calore proveniente dal Nord Africa che sta colpendo l’Europa. Vaste zone della Penisola Iberica e dell’Italia (in particolare Sicilia, Sardegna e Puglia) appaiono in colore rosso scuro ovvero presentano una temperatura al suolo superiore ai 40°C. Le previsioni meteorologiche ci dicono che, nei prossimi giorni, la situazione potrebbe ulteriormente peggiorare.
Quando si osservano queste immagini (largamente diffuse da quotidiani, siti internet e notiziari televisivi) bisogna innanzitutto ricordare che la temperatura riportata è quella del suolo (quella che sentiamo se giriamo a piedi nudi). La temperatura del suolo può variare moltissimo a seconda del tipo di terreno considerato ed il dato satellitare rappresenta un valore medio.
La temperatura che normalmente viene riportata nei bollettini meteorologici non è quella del suolo, ma quella dell’aria che è generalmente inferiore. Un’altra cosa ancora è la cosiddetta “temperatura percepita” termine di incerta definizione legato al livello di benessere che noi percepiamo. La temperatura percepita dipende non solo dalla temperatura dell’aria, ma anche dalla presenza del vento e dal livello dell’umidità (più è alta, meno sarà efficace il processo di stabilizzazione della nostra temperatura corporea che – d’estate – è basato sulla sudorazione).
Talvolta i mezzi di informazione fanno una certa confusione tra temperatura al suolo, temperatura dell’aria e temperatura percepita e questo può creare un po’ di incertezza tra chi riceve le notizie.
Tornando ai nostri dati satellitari e alla mappa delle temperature al suolo, risulta evidente come gran parte dell’Italia sia ormai esposta a temperature estive particolarmente elevate. Fortunatamente le piogge primaverili e di inizio estate hanno risolto la crisi idrica che si protraeva dal 2022, sia pure a costo di devastanti alluvioni. La tendenza generale è quella di un clima “estremizzato” soggetto ad ampie e rapide fluttuazioni, con una generale tendenza di fondo verso l’aumento delle temperature.
Gli effetti sui nostri stili di vita e sulle nostre attività economiche sono già evidenti e diverranno ancora più importanti nel corso dei prossimi anni. Un recente articolo pubblicato su Nature Medicine ha dimostrato che l’analoga ondata di calore avvenuta un anno fa ha provocato in Europa oltre 60 mila decessi in più rispetto alla media degli anni precedenti (dato riferito al periodo compreso tra il 30 maggio ed il 4 settembre). Quest’anno potrebbe andare peggio!
Come ricordato nell’introduzione di questo post, l’andamento delle temperature estive del 2023 rischia di essere esaltato dall’avvio de El Niño, un fenomeno climatico che c’è sempre stato (a memoria d’uomo) e non ha nulla a che vedere con il riscaldamento globale. Mediamente ogni 5 anni si verifica un surriscaldamento delle acque dell’Oceano Pacifico in prossimità del Sud-America. L’effetto sul clima dei Paesi vicini è particolarmente rilevante, ma si possono vedere effetti a lunga distanza, anche in Europa. El Niño è un fenomeno periodico ed il suo contributo all’aumento delle temperature si esaurirà nei prossimi anni, ma quest’anno potrebbe contribuire a rendere ancora più torrida l’estate italiana.
In conclusione, se leggeremo che il 2023 ha fatto registrare nuovi record di temperatura e qualcuno ne concluderà che la fine del mondo sia ormai imminente, non credete ai catastrofisti. Ma non dimenticate che se continueremo di questo passo il fenomeno del riscaldamento globale produrrà comunque – nel medio periodo – effetti devastanti.
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