Mentre milioni di italiani sopravvivono al gran caldo solo grazie all’uso estensivo del condizionatore e (giustamente) si preoccupano dell’ammontare della prossima bolletta elettrica, il Corriere della Sera (ripreso da altri siti e mezzi di informazione) lancia la notizia di un nuovo metodo di condizionamento che sarebbe stato messo a punto dal MIT di Boston. Il sistema promette di produrre un sostanziale rinfrescamento senza avere alcun bisogno di una fonte di energia elettrica. Leggendo l’articolo si capisce che in realtà si tratta solo di un prototipo, privo – al momento – di concrete applicazioni industriali. In realtà l’articolo pubblicato dal Corriere è il classico prodotto “di stagione“: la proposta MIT non è una novità perché il primo annuncio risale al 2018 ed è stata rilanciata dal Corriere giusto in coincidenza con l’attuale ondata di caldo estivo. In futuro tecnologie come quella suggerita dal MIT potrebbero contribuire a ridurre i consumi energetici estivi delle abitazioni e – soprattutto – a migliorare le condizioni di vita di chi vive in zone calde prive di energia elettrica. Ma chi vorrà climatizzare le proprie abitazioni dovrà comunque pagare bollette dell’elettricità piuttosto salate (a meno che non si doti di un efficace sistema di pannelli solari).
Benché se ne parli da quasi 5 anni la proposta del MIT è ancora al livello che in inglese viene definito proof-of-concept (dimostrazione che l’idea può funzionare). Per rendercene conto basta guardare l’immagine del prototipo mostrata qui sotto:
Ricordo innanzitutto che la proposta MIT non viola alcun principio della termodinamica perché il raffrescamento è ottenuto combinando le tecniche di raffreddamento passivo basate sulla riflessione della radiazione infrarossa e sull’evaporazione dell’acqua, due tecnologie ben note e già ampiamente utilizzate.
La particolarità della soluzione proposta dal MIT è legata all’utilizzo di uno strato superficiale costituito da un particolare materiale spugnoso chiamato aerogel, formato principalmente da aria contenuta all’interno di bolle di polietilene. L’aerogel è un ottimo isolante termico, ma consente il passaggio del vapore acqueo e della radiazione infrarossa che provengono dagli strati sottostanti. Il progetto è stato descritto in un articolo apparso nel mese di settembre del 2022 su Cell Report Physical Science.
Sotto allo strato di aerogel, c’è uno strato di idrogel, un altro materiale spugnoso intriso d’acqua. La progressiva evaporazione dell’acqua assorbe calore abbassando la temperatura. Per poter funzionare il sistema deve essere ricaricato periodicamente con acqua, cosa che – a seconda delle condizioni ambientali – deve avvenire da un minimo di 3-4 giorni fino a qualche settimana.
Il terzo strato è uno specchio che riflette la radiazione proveniente dal sole che ha eventualmente attraversato i due strati superiori. In questo modo si riesce a stabilire un gradiente di quasi 10°C tra la temperatura esterna e quella al di sotto dei tre strati di cui è costituito il dispositivo.
Il problema non risolto è quello di riuscire a produrre l’aerogel che costituisce il cuore del sistema con procedure affidabili e costi contenuti. Oggi non è ancora possibile e questo limita la possibilità di trasferire l’idea dal livello prototipale fino ad una vera e propria fase industriale.
Ammesso che si risolvano i problemi di affidabilità legati alla produzione dell’aerogel, va comunque detto che questo nuovo dispositivo non potrebbe sostituire i nostri condizionatori, ma potrebbe essere integrato nei sistemi di climatizzazione attuali per ridurne i consumi energetici e quindi i costi operativi.
Chi – dopo aver frettolosamente letto il lancio del Corriere della Sera – spera di poter utilizzare questa od altre tecniche similari per eliminare i costi di funzionamento del climatizzatore casalingo rimarrà deluso. La soluzione più vantaggiosa rimane quella di dotarsi di una adeguata superficie di pannelli fotovoltaici.
Lascia un commento