Anche se la pandemia è ormai esaurita, continuano gli studi sulla Covid-19. Oggi Nature ha pubblicato un interessante articolo nel quale si dimostra che una comune variante genetica può spiegare perché alcuni individui contraggono la malattia in forma completamente asintomatica. Il risultato oltre a spiegare – sia pure parzialmente – uno dei grandi “misteri” della Covid-19 (perché almeno il 20% dei contagiati sono completamente asintomatici?) può essere utile per lo sviluppo di una futura generazione di vaccini efficaci contro diverse forme di coronavirus.
Fin dall’inizio della pandemia di Covid-19 gli scienziati si sono chiesti perché gli effetti del contagio potessero variare enormemente da persona a persona. In particolare non è chiaro perché alcuni individui contraggano la Covid-19 in forma completamente asintomatica (almeno il 20% dei contagi). Fin da subito è stata avanzata l’idea che il fenomeno potesse essere attribuito alla presenza di una o più varianti genetiche che aumentano la capacità di reazione del sistema immunitario di alcuni individui. L’ipotesi appare ragionevole, ma è non è facilmente dimostrabile.
Lo studio pubblicato oggi su Nature (accompagnato da 2 interventi che ne illustrano i contenuti che potrete trovare sempre sul numero odierno di Nature qui e qui) dimostra – per la prima volta – una chiara correlazione tra la presenza di una comune variante che interessa un gene legato al sistema immunitario e la probabilità di rimanere asintomatici in caso di contagio da SARS-CoV-2.
Lo studio usa una base dati particolare, costituita da donatori di midollo osseo (non vaccinati contro il SARS-CoV-2) per i quali erano disponibili informazioni genetiche dettagliate ed anche campioni prelevati prima della diffusione della pandemia e quindi mai esposti al virus. Questa condizione particolare ha consentito di condurre uno studio approfondito e – per certi versi – irripetibile.
L’ipotesi avanzata dagli Autori è che chi possiede una copia (o ancora meglio due copie) di questa mutazione genetica sia stato in grado di addestrare il suo sistema immunitario grazie all’esposizione ai coronavirus che circolavano anche prima della pandemia e che sono responsabili di alcune forme del comune raffreddore. Questo addestramento consente al sistema immunitario di contrastare efficacemente un’ampia varietà di coronavirus, incluso il SARS-CoV-2. I possessori della preziosa mutazione genetica sono quindi protetti rispetto al SARS-CoV-2 che viene eliminato non appena si presenta nelle vie aeree superiori, evitando che generi sintomi più o meno gravi.
Il lavoro pubblicato oggi non è in grado di spiegare tutti i casi di contagio asintomatico, ma rappresenta comunque un passaggio fondamentale perché potrebbe fornire nuove idee per chi progetta i vaccini della prossima generazione.
Lo scopo finale è quello di costruire vaccini in grado di contrastare un ampio spettro di coronavirus (a differenza di quelli attuali la cui efficacia cambia sensibilmente anche in presenza di semplici varianti dello stesso coronavirus). Tali vaccini sarebbero preziosi per contrastare eventuali futuri casi di spill-over (salto di specie) di uno dei tanti tipi di coronavirus che attualmente circolano nel mondo animale e che non sono ancora stati trasmessi all’uomo.
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