Forse osservando un aereo vi sarete domandati perché la punta delle ali è piegata verso l’alto (questa parte dell’ala in inglese di chiama “winglet“, letteralmente “aletta“). Si tratta di una tecnica sviluppata originariamente dalla NASA nel 1979 ed oggi applicata su vasta scala. La funzione del winglet (la cui struttura è stata pensata osservando il volo degli uccelli) è quella di ridurre i vortici che si formano al termine dell’ala, riducendo del 6-7% il consumo di carburante. Si stima che – dal 1990 in poi – l’adozione di questa semplice innovazione abbia consentito di ridurre le emissioni di CO2 di circa 130 milioni di tonnellate.
A volte anche semplici innovazioni possono produrre grandi risultati. Un caso da manuale è quello delle cosiddette “winglet” (letteralmente traducibile in “alette“) ovvero della parte terminale delle ali d’aereo che è piegata verso l’alto. Questo tipo di struttura (ispirata dall’osservazione del volo degli uccelli) consente di ridurre drasticamente i vortici d’aria che si formano al termine dell’ala e che sono responsabili di un sensibile aumento dei consumi.
Questa semplice innovazione è il frutto di uno studio sviluppato dalla NASA (in collaborazione con l’US Air Force) nel 1979, esattamente 44 anni fa. Allora non c’erano i potenti computer che oggi ci permettono di effettuare sofisticate simulazioni. Le prove si facevano in laboratorio usando le cosiddette gallerie del vento e poi si costruiva un prototipo a scala reale (l’aereo mostrato in figura) e si provava il funzionamento nel “mondo reale“.
Il risultato dello studio NASA è stato rapidamente adottato da tutti i produttori di aerei ed oggi è diventato di fatto uno standard costruttivo. Si stima che grazie all’adozione dei winglet un aereo risparmi tra il 6 ed il 7% del consumo di carburante.
A partire dall’inizio degli anni ’90 fino ad oggi – grazie all’adozione su vasta scala dei winglet – sono state risparmiate oltre 130 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 (all’incirca la metà dell’anidride carbonica di origine antropica che l’Italia produce in un anno). Poco rispetto al mare delle emissioni totali, ma comunque un contributo non disprezzabile (senza dimenticare che la riduzione dei consumi ha portato anche ad una riduzione dei costi di funzionamento e quindi dei biglietti aerei)
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