AON (una multinazionale delle assicurazioni basata a Londra) ha rilasciato il rapporto sugli eventi catastrofici registrati a livello mondiale durante il primo semestre 2023 (in inglese 1H 2023, dove 1H sta per first half). La statistica di AON include tutti gli eventi catastrofici naturali inclusi i terremoti che ovviamente non sono collegati al fenomeno del riscaldamento globale. Ma per tutti gli altri eventi (alluvioni, uragani, incendi, ecc.) esiste un forte collegamento tra intensità e frequenza dei fenomeni e andamento della temperatura globale media. I dati di AON – così come gli analoghi studi fatti da altre importanti compagnie assicurative – non lasciano molti margini di dubbio.
Il rapporto rilasciato da AON analizza gli eventi naturali particolarmente disastrosi avvenuti – a livello mondiale – durante il primo semestre del 2023 e confronta i dati dell’ultimo semestre con quelli dello stesso periodo dell’anno dal 2000 fino ad oggi. AON include nelle sue statistiche tutti i disastri naturali, inclusi i terremoti. Leggendo il rapporto si nota che il numero di terremoti che contribuiscono al computo degli eventi più disastrosi è percentualmente limitato anche se alcuni di tali eventi sono stati particolarmente disastrosi.
Ad esempio, nel primo semestre del 2023 il terremoto che ha colpito la Turchia è stato di gran lunga l’evento più grave registrato a livello mondiale, provocando danni per oltre 90 miliardi di US$ oltre ad una enorme perdita di vite umane. Sempre nello stesso periodo, l’alluvione che ha colpito l’Emilia-Romagna – con quasi 10 miliardi di US$ di danni – è stato classificato come il terzo evento al mondo per livello di gravità. Al quinto posto – sempre a livello mondiale – c’è la siccità che ha colpito la Spagna.
L’analisi effettuata da APN ha dei limiti perché classifica gli eventi in base ai danni materiali ed umani provocati e considera solo gli eventi più gravi: un evento disastroso che avvenga in una zona disabitata sarà escluso dal computo indipendentemente dalla sua intensità. Inoltre gli eventi conteggiati sono solo quelli coperti – almeno parzialmente – da polizze assicurative. Non a caso, osservando la mappa dei disastri naturali registrati da AON a livello mondiale, non c’è alcuna evidenza di fenomeni avvenuti in talune regioni del Mondo.
Per ridurre gli errori sistematici legati ai criteri adottati da AON per elaborare le sue statistiche, conviene limitare l’analisi ad una sola zona geografica. Ho scelto gli Stati Uniti dove la propensione a sottoscrivere polizze assicurative rispetto ai disastri naturali è mediamente molto alta. È quindi molto improbabile che un evento naturale particolarmente disastroso avvenuto in USA dal 2000 fino ad oggi possa essere sfuggito all’analisi fatta da AON.
Nello specifico, ho considerato solo i dati dei danni provocati dai cosiddetti SCS (Severe Convective Storm) termine che comprende fenomeni che vanno dai temporali di fortissima intensità fino ai veri e propri tornado. Come scrive AON nel suo rapporto, nel corso degli ultimi anni, sta crescendo sia la frequenza che l’intensità media dei disastri provocati da SCS. Nel primo semestre 2023 tali eventi sono quelli che – negli Stati Uniti – hanno inciso di più sui risarcimenti pagati dalle compagnie assicurative.
L’andamento dal 2000 ad oggi è mostrato nella figura seguente:
Aldilà delle forti fluttuazioni temporali si nota – sul medio-lungo periodo – una chiara tendenza verso l’aumento di eventi di forte intensità. Il rapporto di AON ci dice che i fenomeni di tipo SCS sono diventati sempre più frequenti anche se si considerano gli eventi che abbiano provocato danni inferiori al miliardo di US$. In altre parole, in concomitanza con l’aumento delle temperature globali medie e quindi con l’aumento dell’energia depositata nei mari e nell’atmosfera, si osserva un forte aumento dei disastri naturali causati dagli SCS.
Per una compagnia assicurativa stimare la frequenza degli eventi particolarmente dannosi è essenziale per fissare adeguati livelli delle tariffe. Credo che le stime delle compagnie assicurative siano molto più credibili rispetto alle parole “in libertà” di taluni politici negazionisti.
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