A differenza di quanto accadde un anno fa, l’estate 2023 è caratterizzata da una sostanziale stabilità dei prezzi dell’energia (mi riferisco – in particolare – ai prezzi all’ingrosso di gas naturale ed energia elettrica). I prezzi attuali, oltre ad essere stabili, sono decisamente inferiori rispetto a quelli del gennaio 2022, prima che la Russia invadesse l’Ucraina. Malgrado il calo dei prezzi, calano anche i consumi.
La figura seguente mostra l’andamento dei prezzi all’ingrosso del gas naturale e dell’energia elettrica nel mercato italiano (valori medi mensili dall’inizio del 2022 fino ad oggi):
Appare evidente che – malgrado il forte aumento dei consumi elettrici dovuti all’uso intensivo degli impianti di condizionamento durante lo scorso mese di luglio – non c’è stata alcuna variazione di rilievo né dei costi del gas, né di quelli dell’energia elettrica.
Parliamo naturalmente dei costi del mercato all’ingrosso. Quello che noi comuni mortali paghiamo in bolletta dipende dal tipo di contratto sottoscritto con il fornitore e dalle imposte applicate dal Governo. Comunque i prezzi sono decisamente inferiori rispetto a quelli registrati all’inizio del 2022, prima che iniziasse l’invasione russa dell’Ucraina.
Purtroppo non possiamo dire lo stesso per tutti gli altri prezzi. L’inflazione scatenata dalla crisi energetica di un anno fa morde ancora. L’ultimo dato (luglio 2023) si attesta intorno ad un aumento del 6% annuo.
L’andamento recente dei prezzi energetici italiani è stato aiutato anche da una riduzione della domanda che – secondo i dati forniti da Terna – nel primo semestre 2023 è calata del -5,3% rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente (il calo è stato pari a -4,3% se viene rettificato per tenere conto dell’andamento delle temperature e dei giorni di lavoro effettivi).
A fronte di questo calo complessivo, c’è stato un aumento del 4,3% dell’energia prodotta da fonti rinnovabili (grazie soprattutto alle piogge primaverili che hanno portato ad una ripresa della produzione di energia idroelettrica, ma anche grazie all’installazione di nuovi impianti fotovoltaici ed eolici). Il calo più significativo è stato quello della produzione termoelettrica (alimentata principalmente da gas naturale) che ha registrato una discesa pari al -16,6%, mentre sono fortemente aumentate le importazioni dall’estero (+17,6%).
Il quadro complessivo può essere visto in “chiaro/scuro“. Va segnalato il buon aumento della produzione di energie rinnovabili che nel mese di giugno 2023 hanno coperto il 44,3% della domanda italiana di energia elettrica (contro il 35% dell’anno precedente). Terna segnala che l’installazione mensile di nuovi impianti per la produzione di energie rinnovabili è quintuplicata passando dal mese di gennaio 2022 a quello di giugno 2023 (grazie anche agli interventi finanziati con il cosiddetto “110%” ora soppresso). Un aumento confortante che va nella giusta direzione, ma è ancora troppo poco per dare una vera risposta alla sfida climatica (anche perché l’aumento di capacità produttiva non è stato accompagnato da un adeguato potenziamento delle reti e dei sistemi di immagazzinamento temporaneo dell’energia prodotta da fonti rinnovabili).
Il calo dei consumi elettrici dipende anche da una contrazione dei consumi industriali. Dubito che tale dato sia dovuto principalmente all’adozione di virtuose politiche di risparmio energetico. Probabilmente gran parte del calo (-6,4% nel corso del primo semestre 2023 se si considerano i consumi delle principali aziende “energivore“) è dipeso da una riduzione della produzione industriale che ha già prodotto una discesa del PIL nazionale (-0,3%, dato relativo al secondo trimestre 2023).
In conclusione, dopo l’estate frenetica (energeticamente parlando) del 2022, quest’anno stiamo vivendo un momento decisamente più tranquillo. Credo però che chi si illudesse che il peggio sia ormai alle nostre spalle commetterebbe un grave errore. Sento ministri parlare a ruota libera di “cicli climatici che ci sarebbero sempre stati” dimostrando – oltre ad una grave ignoranza – anche una sfacciata incoscienza.
Continuiamo a firmare “cambiali in bianco” che scaricheremo sui nostri figli e nipoti. Ci vorrebbe maggiore consapevolezza ed un atteggiamento bipartisan che aiuti il Paese ad intraprendere una politica attenta alla sfida climatica oltre che alla tutela delle persone più esposte ai danni diretti ed indiretti del riscaldamento globale. Temo però che la mia sia solo una pia illusione!
Lascia un commento