Impazzano le polemiche sul Superbonus, il generoso sistema di contributi pubblici che ha inciso pesantemente sulle già disastrate finanze dello Stato italiano. Aldilà degli abusi che ci possono essere stati, il cosiddetto 110% e le altre forme di sostegno del settore edilizio hanno comunque contribuito ad un veloce rilancio dell’economia nel periodo post-pandemico e produrranno benefici anche sul fronte del risparmio energetico degli edifici. Chi parla del Superbonus come del peggiore dei mali, dovrebbe prima fare una analisi completa del rapporto costi-benefici. Certamente le cose si potevano fare molto meglio di come sono state fatte, ma non ci sono solo ed esclusivamente aspetti negativi.
Nella narrazione del Governo Meloni, il Superbonus edilizio è diventato il male assoluto, l’origine di una immane voragine nei conti pubblici che ci costringerà a “lasciare nel cassetto” molte delle promesse che i partiti della maggioranza avevano fatto durante la campagna elettorale di un anno fa.
Tutti i giorni ci viene ricordato il grande numero di irregolarità e di vere e proprie truffe che hanno accompagnato l’applicazione delle norma. Il problema c’è, anche se – secondo i dati ufficiali della Guardia di Finanza – gli abusi principali sono stati fatti nell’applicazione del provvedimento noto come “Bonus facciate“. Non c’è da sorprendersi che ciò sia avvenuto in un Paese dove la burocrazia pubblica è impacciata e fragile, mentre la legalità si riduce sovente ad uno slogan vuoto. D’altra parte, se di fronte a possibili irregolarità scegliessimo semplicemente di non fare nulla, l’Italia sarebbe costretta all’immobilità più assoluta. Il problema semmai è quello di individuare e punire severamente i comportamenti illegali, cosa che purtroppo non sempre accade.
Tornando al Superbonus edilizio, ci sono molti aspetti discutibili legati alla formulazione ed alla applicazione del provvedimento. Non c’è dubbio – ad esempio – che la normativa abbia favorito le classi più agiate. Secondo i dati ENEA solo poco più della metà dei fondi spesi sono andati a vantaggio di condomini, mentre 1/3 dei fondi è stato utilizzato per soddisfare le richieste di proprietari di ville ed altri edifici unifamiliari.
Ciò premesso, il Superbonus non è stato – a mio avviso – solo ed esclusivamente un provvedimento negativo. L’iniziativa ha consentito una rapida ripresa dell’economia nella fase immediatamente post-pandemica e questo ha certamente consentito allo Stato di incassare più imposte, evitando anche che le finanze pubbliche continuassero a dissanguarsi a causa dell’erogazione di contributi a fondo perduto dedicati a sostenere le categorie economiche più colpite dalla pandemia.
Un altro beneficio di lungo termine è legato al miglioramento della classe energetica degli edifici che sono stati ristrutturati. Complessivamente, risulta che il numero di edifici beneficiari del cosiddetto 110% abbia di poco superato il numero delle 420 mila unità (dato da confrontare con un patrimonio edilizio nazionale che è stimato intorno a 14,5 milioni edifici). Parliamo quindi di circa il 3% del patrimonio edilizio nazionale (la stima è grossolana perché il calcolo andrebbe “pesato” per tener conto della dimensione degli edifici). A questi si aggiungono le abitazioni che sono state dotate di un “cappotto” termico beneficiando del cosiddetto “Bonus facciate” (provvedimento che – da solo – è costato allo Stato Italiano almeno 20 miliardi di Euro).
L’obiezione è che – usando gli stessi soldi – si sarebbero potuti attuare provvedimenti più efficaci che avrebbero potuto produrre un miglioramento più diffuso della qualità energetica delle case italiane. Si tratta di una osservazione probabilmente corretta, ma ciò non toglie che comunque qualcosa sia stato fatto nella giusta direzione.
In conclusione, sbagliano – secondo me – coloro che presentano il Superbonus come il male assoluto, così come coloro che ne sottolineano solo gli aspetti positivi, dimenticando le numerose problematicità del provvedimento. Certamente si poteva fare meglio.
Speriamo che la lezione serva almeno per migliorare l’approccio futuro dello Stato italiano al sostegno del risparmio energetico. Non vorrei che i problemi sollevati dal Superbonus diventassero la scusa per abbandonare qualsiasi programma di incentivo pubblico al miglioramento energetico degli edifici.
Lascia un commento