Il tragico incidente di Mestre ha dato l’opportunità ad alcuni di imbastire una polemica contro i mezzi a trazione elettrica. Che le batterie al litio (in particolare quelle più comuni basate su un elettrolita liquido) siano possibile causa di incendio è noto. Tale argomento era stato ampiamente discusso in un post apparso su questo blog 2 mesi fa. Nel caso di Mestre parliamo di un autobus che aveva una parte significativa delle batterie installate sul tetto, proprio per proteggerle in caso di incidente stradale: i progettisti non avevano certamente considerato il caso che l’autobus precipitasse da un viadotto. Sarà la Magistratura a definire le cause del tragico incidente e le eventuali responsabilità, ma sbaglia chi monta polemiche pretestuose al solo scopo di scoraggiare la diffusione dei mezzi a propulsione elettrica.
La politica italiana si alimenta di polemiche quotidiane ed anche il tragico incidente accaduto recentemente a Mestre ha offerto l’occasione per rilasciare una serie di dichiarazioni che – personalmente – trovo inopportune e imbarazzanti. Mi riferisco in particolare a chi lancia generiche accuse nei confronti dei veicoli a trazione elettrica, sostenendo che presentino un elevato pericolo di incendio. Pericolo che c’è, ma che è comunque decisamente inferiore – a parità di percorrenza – rispetto a quello dei veicoli tradizionali dotati di motore termico.
Secondo i dati del National Transportation Safety Board (NTSB) che analizza gli oltre 200 mila incendi di auto ed altri mezzi di trasporto su gomma che avvengono ogni anno negli Stati Uniti la probabilità che un’auto elettrica prenda fuoco è circa 50 volte più piccola rispetto ad un’auto dotata di motore a combustione interna. Il problema degli incendi è invece particolarmente significativo per le cosiddette auto ibride (specialmente quelle di tipo plug-in) che hanno una probabilità di incendio doppia rispetto ad un’auto tradizionale (cosa non sorprendente considerato che sommano pregi e difetti delle due diverse tecnologie).
Un altro problema segnalato da NTSB riguarda il tipo di incendio che si può generare quando le batterie al litio subiscono una perdita dell’elettrolita liquido. Si tratta di un fenomeno molto diverso rispetto a quello con cui abbiamo a che fare quando prende fuoco un’auto dotata di motore a combustione interna. Non sempre i pompieri sono specificamente addestrati e dotati delle attrezzature ottimali per affrontare l’incendio di un mezzo elettrico.
NTSB conclude che c’è bisogno di ulteriori azioni per migliorare l’affidabilità dei cosiddetti crash-test nei quali si analizza la risposta dei veicoli elettrici in caso di scontro, con particolare riferimento alla integrità delle batterie. C’è anche bisogno di migliorare la formazione dei pompieri per renderli pronti ad affrontare situazioni nuove, destinate fatalmente a diventare più frequenti con la progressiva diffusione dei mezzi di trasporto a trazione elettrica
Nel caso dell’incidente di Mestre non possiamo dire nulla fino a che la Magistratura non avrà svolto le sue indagini. Ci vorrà tempo e dovranno essere valutati tutti gli elementi che hanno concorso a provocare questo drammatico incidente. Lo dobbiamo alle tante persone che hanno perso la vita o sono state gravemente ferite ed alle loro famiglie.
Nel frattempo, vale la pena di ricordare alcune caratteristiche del mezzo che è precipitato dal viadotto di Mestre. Si tratta di un autobus del tipo E-12 costruito dalla azienda cinese Yutong, principale costruttore mondiale di autobus a trazione elettrica. Questo autobus è lungo 12 metri ed ha un peso a vuoto di poco superiore alle 13 tonnellate: il peso può arrivare fino a quasi 20 tonnellate a pieno carico.
Esistono diverse versioni di questo modello, ma nel caso del veicolo precipitato dal viadotto di Mestre, le batterie destinate ad alimentare il sistema di trazione del bus sono installate sul tetto. Questo accorgimento è stato adottato per proteggerle in caso di incidente stradale. Parliamo di un incidente “tipico” ovvero lo scontro con un altro mezzo o con una struttura fissa. Anche in caso di scontro frontale, le batterie poste sul tetto si trovano in una posizione abbastanza protetta e la probabilità che subiscano danni è ridotta. Ovviamente la caduta da un viadotto non può essere classificata come un incidente “tipico“.
Altre batterie sono localizzate in un vano ricavato sotto i sedili posteriori dell’autobus e sono utilizzate per alimentare funzioni di servizio all’interno del mezzo.
La scelta di utilizzare il tetto per ospitare la parte più pesante delle batterie non è ottimale da altri punti di vista perché determina un innalzamento del baricentro. Tale condizione potrebbe avere contribuito al ribaltamento del mezzo (questo sarà un punto che i periti chiamati ad individuare le cause della caduta valuteranno con attenzione). Si tratta di una ipotesi – tutta da verificare – che potrebbe avere aggravato la debole tenuta di un guard rail obsoleto e sottodimensionato.
Nel caso dell’incidente di Mestre il danneggiamento a cui sono state soggette le batterie è completamente diverso rispetto a quello che si può simulare con uno crash-test. Cadendo dal viadotto, l’autobus si è ribaltato, sbattendo sul piano stradale sottostante proprio con il tetto. L’urto fortissimo potrebbe aver provocato la rottura delle batterie ed il conseguente incendio, ma almeno a giudicare dalle immagini dell’autobus incidentato, non sembra che le fiamme abbiano avvolto l’intero mezzo di trasporto. La vernice sotto il livello dei finestrini sembra sostanzialmente intatta. Piuttosto si nota che l’autobus ha subito un forte schiacciamento a causa del collasso della sua struttura meccanica:
In conclusione, prima di innescare ciniche polemiche, sarebbe bene capire quali siano state le cause (e le possibili concause) di questo tragico incidente. In particolare, sarà importante comprendere perché il mezzo – pur procedendo ad una velocità estremamente ridotta – sia precipitato dal viadotto. Sarà la Magistratura a stabilire se ci sono colpe da perseguire.
Nel frattempo chi ne ha la responsabilità dovrebbe preoccuparsi di verificare che le nostre strade soddisfino tutti i necessari requisiti di sicurezza (cominciando dalla sostituzione dei guard-rail obsoleti), investendo anche perché il Corpo dei Vigili del Fuoco sia attrezzato per svolgere al meglio il suo prezioso lavoro.
Lascia un commento