Nel 2019 la rivista Lancet ha presentato i risultati di una ricerca svolta dalla commissione EAT-Lancet che ha identificato le caratteristiche di una dieta ottimizzata per salvaguardare l’ambiente e rendere possibile una adeguata disponibilità di cibo per una popolazione mondiale che potrebbe arrivare fino a 10 miliardi di abitanti. Un recente studio mostra che la stretta osservanza di tale dieta, oltre a salvaguardare l’ambiente, produce anche sostanziali benefici per la salute.
La dieta nota come EAT-Lancet non è una delle tante proposte che vengono pubblicizzate per coloro che sono interessati a tenere sotto controllo il loro peso corporeo. Questa dieta è stata pensata avendo come principale obiettivo la salvaguardia dell’ambiente e la possibilità di fornire adeguati livelli di cibo per una popolazione mondiale che in futuro potrebbe raggiungere la soglia di 10 miliardi di persone.
Contrariamente a quanto qualcuno potrebbe ritenere, la dieta EAT-Lancet non è una dieta rigorosamente vegetariana e tanto meno vegana: anche se i cibi di origine vegetale hanno un ruolo dominante, è prevista anche l’assunzione di una quantità – sia pure percentualmente limitata -di proteine di origine animale.
Uno studio presentato durante lo scorso mese di luglio al convegno Nutrition 2023 organizzato dalla American Society for Nutrition ha preso in esame la storia clinica di oltre 100 mila cittadini americani, che sono stati seguiti per un periodo di 30 anni e che sono stati classificati in base alle loro abitudini alimentari.
In particolare è stato calcolato un indice statistico denominato Planetary Health Diet Index (PHDI) che misura l’adesione dello stile di alimentazione di ciascun partecipante rispetto ai principi della dieta EAT-Lancet. Lo studio ha evidenziato che il 20% del campione che più si avvicinava ai principi EAT-Lancet (Q5 nel grafico seguente) mostrava anche una significativa riduzione della mortalità per diversi tipi di patologie:
A pensarci bene, i risultati di questa indagine non sono inaspettati. Una dieta ricca di prodotti di origine vegetale che comprenda un contributo limitato di proteine di origine animale (sostanzialmente quella che in Italia chiamiamo “dieta mediterranea“) è meno impattante per l’ambiente perché ha meno bisogno di allevamenti intensivi di animali e consente di utilizzare in modo più efficace risorse naturali limitate come le terre coltivate e l’acqua. Gli esperti ci confermano che tale dieta contribuisce anche a migliorare la nostra salute.
L’analisi portata avanti dalla commissione EAT-Lancet – pur considerando anche gli effetti climatici – è stata focalizzata principalmente sugli aspetti ambientali (salvaguardia degli ecosistemi). Sappiamo comunque che un minor utilizzo di proteine animali (soprattutto di carni rosse) produce un significativo calo delle emissioni clima alteranti.
Concludo con un commento relativo allo studio discusso in questo post. L’analisi ha riguardato un campione di dimensioni statisticamente significative, ma limitato ai soli Stati Uniti. Estendere i risultati di questo studio ad altri Paesi non è così scontato.
Ricordo che la dieta tipica varia enormemente da Paese a Paese poiché dipende dalla disponibilità dei diversi tipi di cibo, dalle tradizioni, dalle credenze religiose e da tanti altri fattori. Inoltre la dieta è certamente un fattore importante per determinare lo stato di salute medio della popolazione, ma si somma ad altri fattori altrettanto importanti come – ad esempio – quelli genetici o climatici.
Il quadro complessivo è abbastanza complicato. Possiamo dire che numerosi studi confermano che una dieta ricca di prodotti di origine vegetale è generalmente più salubre, ma non possiamo dire che la riduzione di mortalità osservata negli Stati Uniti per la dieta con PHDI elevato possa valere – con gli stessi valori – anche in altri Paesi. C’è certamente bisogno di ulteriori approfondimenti prima di poter arrivare a valutazioni quantitative più accurate.
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