Anche se la pandemia di Covid-19 è ormai ufficialmente chiusa, il virus continua a circolare con una elevata intensità e non mancano i ricoveri ospedalieri ed i decessi. Siamo comunque molto lontani dalla situazione critica di 3 anni fa: la minore aggressività delle varianti virali attualmente in circolazione e la diffusa immunità prodotta dalle vaccinazioni e dai precedenti contagi hanno drasticamente ridotto la pericolosità della patologia. Il rischio è quello che tutti si dimentichino della Covid-19, esponendo le persone più fragili a rischi che si potrebbero evitare. Una recente circolare del Ministero della Salute e le linee guida aggiornate rilasciate dall’OMS illustrano le azioni da intraprendere per gestire in modo ottimale la situazione che si è venuta a creare.
Sul fatto che il virus SARS-CoV-2 circoli ancora con una elevata intensità ci sono pochi dubbi. I dati ufficiali relativi ai contagi (poco meno di 30 mila contagi settimanali) sono ampiamente sottostimati perché solo una minima parte delle persone che hanno contratto la Covid-19 si sottopongono ad un tampone che viene registrato ufficialmente. Non mancano però i ricoveri ospedalieri ed i decessi: nella settimana dal 2 all’8 novembre, secondo i dati del Ministero della Salute, in Italia ci sono stati 163 decessi attribuiti alla Covid-19 mentre si contano 3.750 persone ricoverate positive al SARS-CoV-2 (i ricoveri in terapia intensiva erano 102).
Benché ci sia un’ampia disponibilità di vaccini aggiornati, la campagna di vaccinazione Covid autunnale sta procedendo molto lentamente. Pochi giorni fa il Ministero della Salute ha rilasciato una nuova circolare nella quale vengono fornite indicazione per aumentare il livello delle vaccinazioni, soprattutto per le persone più fragili.
Quasi contemporaneamente l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha rilasciato il tredicesimo aggiornamento delle sue linee guida per la cura della Covid-19. I dati OMS evidenziano che si è ridotta significativamente la probabilità di ricovero per le persone contagiate, a meno che non si tratti di persone particolarmente fragili. A tale categoria appartengono i cosiddetti immunodepressi che hanno una probabilità di ospedalizzazione pari a circa il 6% se contraggono la Covid-19.
La probabilità di ricovero si riduce al 3% per le persone a rischio intermedio, categoria a cui appartengono gli anziani over-65. Oltre all’età, conta anche la presenza di patologie croniche o di altri fattori come l’obesità.
Tutte le altre persone sono classificate con un rischio di ospedalizzazione moderato (la probabilità di ricovero si riduce allo 0,5%).
Per quanto riguarda le terapie, l’OMS suggerisce di trattare fin dalla prima evidenza di positività i contagiati ad alto rischio di ospedalizzazione utilizzando l’antivirale Paxlovid, ma di somministrare solo un semplice analgesico a coloro che hanno un rischio di ospedalizzazione di basso livello.
In altre parole, a parte il caso delle persone immunodepresse, molto anziane o afflitte da precedenti gravi patologie, la Covid-19 non rappresenta più un motivo di grave preoccupazione. Tuttavia non dobbiamo dimenticare che rimane comunque un pericolo, se non direttamente per noi, almeno per le persone fragili che ci sono più vicine.
Vale sempre la regola prudenziale di non esporre i soggetti fragili ad un inutile rischio di contagio ed è bene che queste persone (e coloro che vivono a loro stretto contatto) si sottopongano al richiamo vaccinale.
Noi ci stiamo dimenticando della Covid-19, ma la Covid-19 si ricorda ancora molto bene di noi!
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