Un recente rapporto elaborato da Oxfam fa il punto sul collegamento esistente tra emissioni di gas serra e disuguaglianze sociali. Il dato più eclatante (relativo all’anno 2019) è che l’1% della popolazione mondiale più benestante (poco meno di 80 milioni di persone) è responsabile dell’emissione di una quantità di gas serra pari a quella prodotta dai 5 miliardi di persone con reddito più basso (circa 2/3 della popolazione mondiale). C’è evidentemente un problema di disuguaglianza sociale che si intreccia con quello del riscaldamento climatico. Ma anche la cosiddetta “classe media” ha le sue responsabilità.
Oxfam è una organizzazione non-governativa che si occupa – a livello internazionale – di sostegno allo sviluppo. Qualcuno potrebbe obiettare che essendo schierata dalla parte dei più deboli, Oxfam tende ad assumere posizioni di parte. Può darsi che sia così, ma i dati contenuti nell’ultimo rapporto Oxfam non sono inventati e ci riportano ad una situazione che è sotto gli occhi di tutti, anche se spesso preferiamo voltarci dall’altra parte e fare finta di niente.
Quello che emerge dal rapporto è che (dati 2019) l’1% della popolazione mondiale più ricca (poco meno di 80 milioni di persone) ha emesso una quantità di gas serra pari a quella prodotta dai 2/3 della popolazione mondiale più povera. Abbiamo quindi a che fare con problemi di disuguaglianza sociale che valgono all’interno di ciascun Paese, ma soprattutto dividono i Paesi più ricchi da quelli meno sviluppati.
Si tratta di un problema ben noto, spesso affrontato – ma mai veramente approfondito – durante le conferenze per il clima (le famose COP – Conference of the Parties) che si tengono annualmente per discutere il tema dei cambiamenti climatici. La prossima edizione si terrà a Dubai, capitale degli Emirati Arabi Uniti, un Paese ricchissimo, ma non esattamente all’avanguardia nella lotta al riscaldamento globale.
Come si diceva una volta: “il dibattito è aperto“. Molti dei Paesi più poveri reclamano il “diritto” ad inquinare e ad emettere gas serra per raggiungere l’agognato sviluppo economico, chiedendo ai Paesi più ricchi di assumersi l’onere di limitare le emissioni (anche perché i Paesi ricchi la loro quota di emissioni l’hanno già abbondantemente prodotta). D’altra parte proprio i Paesi più poveri sono quelli che rischiano di più a causa dei cambiamenti climatici, anche perché non hanno le risorse finanziarie che sarebbero necessarie per mitigarne gli effetti.
Un aspetto che – a mio avviso – il rapporto Oxfam non mette sufficientemente in luce è quello legato alla quantità assoluta delle emissioni provocate dalle fasce più ricca (1%) e più povera (2/3) della popolazione mondiale. Sommando i due contributi si arriva al 32% delle emissioni globali di gas serra.
Si tratta certamente di una quantità importante, ma non dobbiamo dimenticare che il rimanente 68% delle emissioni globali è prodotto da quel poco meno di 1/3 della popolazione mondiale che non è molto ricca, ma neppure molto povera (molti italiani appartengono a questa categoria).
Chi – su fronti opposti – si illude di risolvere il problema delle emissioni di gas serra solo colpendo i super-ricchi oppure bloccando lo sviluppo dei 2/3 dell’umanità che appartengono alla fascia economicamente più svantaggiata rischia di cadere in una trappola ideologica.
In realtà il grosso delle emissioni (68% del totale) viene prodotto proprio da quella “classe media” che non sempre è disponibile a sostenere i sacrifici richiesti per attuare una vera e rapida transizione energetica.
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