Dopo l’avvio con passerella di “vip“, Cop28 la conferenza sul clima organizzata dall’ONU si sta trascinando senza dare particolari segni di vitalità. Lo strombazzato accordo sull’istituzione di un fondo che dovrebbe aiutare i Paesi più poveri a mitigare i danni dei cambiamenti climatici si riduce a (limitate) promesse di donazioni che saranno successivamente affidate alla Banca Mondiale per essere trasformate in azioni concrete. Per il momento “molto fumo e poco arrosto“. Sul resto ed – in particolare – sulla definizione di una via d’uscita dai combustibili fossili siamo al “buio fitto“. Tra petrolieri che minacciano di “farci tornare all’età della pietra” e politici appiattiti sulle posizioni delle multinazionali delle energie fossili che propongono “una transizione energetica praticabile e non ideologica” (tradotto, “continuare ad usare i combustibili fossili come se niente fosse“) non potevamo aspettarci nulla di meglio.
Alla fine, forse qualcuno farà il calcolo dell’impronta energetica lasciata dagli 80 mila partecipanti a Cop28 e concluderà che invece di salvare il clima, la conferenza è diventata – essa stessa – una causa significativa del riscaldamento globale.
Per quanto riguarda l’impatto pratico delle decisioni che saranno sottoscritte non c’è da essere ottimisti. D’altra parte andare proprio a Dubai per discutere del progressivo abbandono dei combustibili fossili non mi pare che sia stata una grande idea.
I principali produttori e le multinazionali che commercializzano i combustibili fossili hanno fatto le cose in grande accreditando alla conferenza un numero di lobbisti straordinariamente elevato. Tutti pronti a spiegarci che “non ci sarebbero vere prove che i combustibili fossili siano i veri responsabili dei cambiamenti climatici“, mentendo sapendo di mentire.
Quanto agli impegni, molto greenwashing e tanta fuffa. Forse verrà assunto un impegno per ridurre il cosiddetto “flaring“ ovvero le emissioni di gas naturale che vengono liberate dagli impianti di estrazione di gas e petrolio. Il metano è un potente gas serra e spesso viene rilasciato nell’atmosfera senza neppure bruciarlo (ovviamente anche l’anidride carbonica è un gas serra, ma meno potente rispetto al metano). Considerato l’aumento del costo del metano, probabilmente è diventato più conveniente recuperare le perdite di gas naturale piuttosto che disperderlo nell’atmosfera o bruciarlo. Meglio così, ma chiunque si può rendere conto che questa è solo una piccola parte del problema e che se non si riduce globalmente il ricorso ai combustibili fossili non c’è alcuna speranza di riuscire a limitare l’aumento delle temperature medie globali entro i limiti fissati dall’accordo di Parigi.
Sul resto non c’è – almeno per il momento – alcun progresso significativo. Ma guai a dirlo: potreste essere accusati di avere un atteggiamento ideologico se non addirittura facinoroso.
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