L’ultimo bollettino Covid rilasciato dall’Istituto Superiore di Sanità mostra una situazione caratterizzata da contagi diffusi, con ripercussioni apprezzabili anche per quanto riguarda il carico delle strutture ospedaliere. Ma siamo comunque ampiamente al di sotto della soglia di criticità. Ormai la Covid-19 fa parte della nostra esistenza: dovremo abituarci a convivere con ondate che si susseguiranno nel tempo, soprattutto durante la stagione fredda, ricordando di proteggere le persone più fragili.
Anche senza leggere il bollettino Covid rilasciato dall’ISS chiunque può rendersi conto dell’ampiezza dei contagi registrati in questa parte finale dell’autunno. Basta fare una statistica “casalinga” e guardare al numero di parenti, amici e conoscenti che sono stati bloccati dalla Covid-19 nel corso delle ultime settimane. Siamo di fronte alla solita ondata innescata dall’arrivo della stagione fredda anche se le statistiche ufficiali sui contagi sono spesso inaffidabili (a parte la Regione Piemonte che questa settimana ha comunicato di non essere riuscita a trasmettere tutti i suoi dati, ci sono intere province del Sud in cui ufficialmente non si è registrato alcun contagio).
I dati relativi ai ricoveri ospedalieri sono più affidabili e rappresentativi della situazione reale. Le persone ricoverate nei reparti Covid degli ospedali italiani nel corso dell’ultima settimana esaminata (quella iniziata lo scorso 27 novembre) sono state circa 50 per ogni 100 mila abitanti, Sulla base dei dati forniti da un certo numero di ospedali di riferimento – si stima che circa 3/4 di costoro siano stati ricoverati a causa di altre patologie e siano stati riconosciuti positivi facendo il tampone di controllo al momento del ricovero.
I ricoveri settimanali in terapia intensiva hanno raggiunto quota 2 per ogni 100 mila abitanti e mostrano una spiccata tendenza alla crescita. Per quanto riguarda il livello dei decessi settimanali siamo intorno ai 4 casi per ogni 100 mila abitanti.
Analizzando l’andamento del numero di ricoveri nei reparti Covid si può ottenere il cosiddetto Rt ospedaliero, un indicatore che descrive – sia pure con un certo ritardo temporale – l’andamento dei contagi. Il dato ISS è mostrato in figura:
Si nota che a fine novembre l’indice Rt è tornato al valore unitario. Questo significa che ormai i contagi dovrebbero aver raggiunto il valore di picco. A meno di un inasprimento dovuto all’aumento dei contatti interpersonali legati alle imminenti festività natalizie, nel corso delle prossime settimane dovremmo finalmente assistere ad una riduzione dei contagi.
Come ho scritto precedentemente, la situazione richiede una certa attenzione. Non a caso sono state attivate in tutta Italia campagne di sensibilizzazione per promuovere la vaccinazione Covid delle persone anziane o comunque fragili. Siamo comunque ben al di sotto della soglia di criticità. Per renderci conto di quale sia l’attuale situazione rispetto ai momenti più bui della pandemia può essere interessante guardare all’andamento dei decessi Covid che si sono registrati dalla fine del 2019 fino ad oggi:
In pratica, stiamo assistendo ad una serie di ondate che si sono susseguite nel tempo, ma la tendenza generale è quella di una progressiva attenuazione del fenomeno.
Nella sua drammaticità (dietro ad ogni punto ci sono centinaia o migliaia di persone che hanno perso la vita) questo grafico ci fa capire come – per quanto bisognosa di attenzione – la situazione attuale non possa essere neppure lontanamente paragonata con quella che avevamo registrato nel 2020.
Ciò non toglie che le persone anziane o fragili farebbero bene ad assumere tutte le precauzioni necessarie (dalla vaccinazione all’uso delle mascherine quando frequentano luoghi affollati). La Covid-19 non è più il “mostro” che abbiamo conosciuto all’inizio della pandemia, ma è comunque ancora una patologia potenzialmente pericolosa.
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