Mentre la deludente Cop28 ha partorito il classico “topolino” giocando con le parole a proposito dell’abbandono dei combustibili fossili diventato una tortuosa “transizione verso l’uscita“, la Spagna dimostra che – se si vuole – è possibile attuare una concreta politica di valorizzazione delle energie rinnovabili, accompagnandola con politiche fiscali che non massacrano i cittadini.
Un articolo apparso oggi su La Stampa mette in luce gli eccellenti risultati ottenuti dalla Spagna nello sfruttamento delle energie rinnovabili. Quest’anno la Spagna riuscirà a produrre il 50% della sua energia elettrica utilizzando energie rinnovabili.
La Spagna fa un ampio uso di impianti eolici localizzati principalmente lungo le coste atlantiche nel nord del Paese combinati con gli impianti fotovoltaici che sono più frequenti del sud del Paese. A questi si aggiungono impianti idroelettrici e generatori marini che sfruttano il movimento delle maree, in modo da sfruttare tutte le diverse opportunità di generazione di energia rinnovabile presenti sul territorio.
Se si considera anche il contributo dell’energia elettrica prodotta da centrali nucleari, quest’anno la quota di energia elettrica carbon-free prodotta dalla Spagna arriverà a circa il 72% del totale.
Secondo i piani di sviluppo inviati recentemente all’Unione Europea, la Spagna intende aumentare ulteriormente la quota di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, arrivando al 70-80% del totale entro il 2030. Questo significherà – almeno per quanto riguarda la produzione di energia elettrica – il sostanziale abbandono dei combustibili fossili (altro che la “transizione verso l’uscita entro il 2050” invocata dall’equivoco documento finale approvato da Cop28).
Oltre agli innegabili vantaggi dal punto di vista climatico e ambientale, la progressiva eliminazione delle centrali termoelettriche alimentate da combustibili fossili (a parte un certo numero di impianti alimentati a gas naturale che serviranno per rispondere alle richieste degli utenti in particolari momenti di picco dei consumi) porterà un sensibile vantaggio anche in termini di stabilità dei prezzi dell’energia elettrica che – per gli utenti spagnoli – saranno sempre meno dipendenti dalle spinte speculative che spesso influenzano i mercati energetici alimentati da combustibili fossili.
Per quanto riguarda i carburanti derivati dal petrolio (che continueranno ancora per molti anni ad avere un ruolo importante soprattutto per alimentare i mezzi di trasporto) c’è un dato che balza agli occhi. Mi riferisco al prezzo della benzina che – in Spagna – sta scendendo verso la soglia di 1,5 €/l.
Un sogno per noi italiani, massacrati dalle tasse!
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