Il metano è un potente gas serra e – subito dopo la CO2 – è uno dei principali responsabili del riscaldamento globale. Una parte significativa delle emissioni di metano è generata dagli allevamenti di bovini e suini e da altre attività agricole che rilasciano metano a concentrazioni relativamente basse. Attualmente queste emissioni vengono diffuse nell’atmosfera senza subire alcun tipo di trattamento. Un gruppo di ricerca dell’Università di Copenhagen ha sviluppato un sistema innovativo che consente di rimuovere il metano in modo efficiente ed a costi contenuti. L’applicazione su vasta scala di questa nuova tecnologia produrrebbe significativi vantaggi dal punto di vista climatico.
Il metano è un potente gas serra: è responsabile per circa 1/3 del riscaldamento globale osservato nel corso degli ultimi 2 secoli e produce un effetto climalterante 20-30 volte superiore rispetto a quello dell’anidride carbonica.
Le emissioni di metano di origine antropica hanno sostanzialmente 2 origini: a) le perdite registrate negli impianti di estrazione e distribuzione di gas naturale e b) gli scarichi diffusi provenienti dagli allevamenti di bovini e suini e da altre pratiche agricole.
Le perdite di gas naturale possono essere ridotte agendo sulla qualità e sulla manutenzione degli impianti di estrazione e dei gasdotti, ma nel caso delle emissioni provenienti dagli allevamenti o da altre attività agricole abbiamo a che fare con sorgenti diffuse caratterizzate da concentrazioni mediamente molto basse, tali da rendere poco efficace e assolutamente non conveniente dal punto di vista economico qualsiasi processo di cattura del metano.
Recentemente un gruppo di ricerca dell’Università di Copenaghen ha messo a punto un sistema di trattamento degli scarichi che consente di distruggere il metano prima che venga emesso nell’atmosfera. Il sistema funziona utilizzando come materie prime acqua, sale marino ed energia elettrica.
L’idea fondamentale è quella di trattare l’aria contenente piccole concentrazioni di metano con una combinazione di radiazione ultravioletta e di cloro (ottenuto per elettrolisi di una soluzione di sale in acqua).
La combinazione di cloro e radiazione ultravioletta attiva un processo che trasforma il metano in anidride carbonica. In questo modo si ottiene una sensibile riduzione della concentrazione di metano presente nello scarico che viene liberato nell’atmosfera. Lo schema di funzionamento dell’impianto è illustrato nella figura seguente:
Ovviamente la trasformazione del metano in anidride carbonica non risolve completamente il problema climatico, ma lo riduce significativamente perché – come ricordato precedentemente – l’effetto serra generato dal metano è decisamente più importante rispetto a quello dell’anidride carbonica.
La nuova tecnologia proposta per l’abbattimento del metano è caratterizzata da una elevata efficienza e da costi di funzionamento relativamente contenuti, due caratteristiche che la rendono interessante per applicazioni estese, soprattutto negli allevamenti intensivi di bovini e suini.
Probabilmente sarebbe meglio – da tanti punti di vista – chiudere gli allevamenti intensivi e limitare i consumi di carne, ma non tutti sono disposti a cambiare le loro abitudini elementari per combattere il fenomeno del riscaldamento globale.
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