La pubblicazione del rapporto ISPRA 2023 sulla gestione dei rifiuti urbani fa il punto su un tema cruciale per le sue ricadute sia ambientali che climatiche. Il rapporto (quasi 500 pagine) illustra in dettaglio i punti di forza e di debolezza sia a livello nazionale che su scala regionale e provinciale. In particolare segnala che molte province italiane registrano ancora una grave carenza a livello di impianti per il trattamento dei rifiuti. A questo proposito, molti si domandano che fine abbia fatto il dibattito sulla possibile costruzione di un inceneritore in Trentino. Se ne è discusso animatamente fino alla scorsa primavera, poi l’arrivo delle elezioni provinciali ha fatto scomparire il tema dall’agenda politica. Fatte le elezioni e finite le liti tra i partiti di maggioranza per la spartizione delle poltrone, forse sarebbe il caso di riparlarne.
ISPRA ha pubblicato il suo 24-esimo rapporto dedicato allo stato del sistema di raccolta e di smaltimento dei rifiuti urbani in Italia. Il documento non presenta novità di rilievo rispetto agli anni precedenti e fa un’analisi dettagliata dei punti di forza e di debolezza del nostro Paese rispetto al tema dei rifiuti.
Il dato 2022 mostra – a livello nazionale – una produzione di rifiuti urbani pari a circa 29 milioni di tonnellate, in lieve calo (-1,8%) rispetto al 2021. Il dato 2022 si è riportato sul minimo registrato nel 2020, anno nel quale la pandemia aveva provocato un crollo delle attività economiche con conseguente riduzione della produzione di rifiuti. Se osserviamo la tendenza nel corso dell’ultimo decennio si nota una tendenza generale verso un calo della produzione dei rifiuti urbani. Non è chiaro quanta parte di tale andamento sia il frutto di politiche attive (ad esempio quelle per la riduzione degli imballaggi) e quanta sia invece dovuta ad altri fattori, primo fra tutti il calo demografico in corso ormai da alcuni anni.
Il rapporto ISPRA conferma che la situazione italiana è molto variegata: nel nostro Paese convivono realtà territoriali afflitte da gravi carenze strutturali assieme ad altre che sono in grado di gestire i loro rifiuti urbani soddisfacendo i migliori standard di qualità europei. Le ragioni di queste difformità sono molteplici: le decisioni a proposito della gestione dei rifiuti urbani sono prese a livello locale e sono spesso condizionate da interessi di parte che influenzano le scelte fatte dagli amministratori pubblici. Inoltre non va dimenticato che quando si parla di rifiuti urbani scatta quasi subito la sindrome NIMBY: quasi tutti sono favorevoli alla costruzione di impianti per il trattamento dei rifiuti purché si facciano lontano dalla loro casa.
Il quadro generale che emerge dal documento ISPRA è quello di un livello piuttosto elevato della raccolta differenziata anche se – purtroppo – il rapporto accenna solo superficialmente ai problemi legati alla qualità della raccolta differenziata. C’è comunque un grafico che ci fa intuire quello che sta accadendo:
Nel corso degli ultimi anni si nota che c’è stato un progressivo allargamento della “forbice” esistente tra la percentuale nominale di raccolta differenziata e quella del riciclo effettivo. In altre parole, se si butta il residuo indifferenziato nei contenitori dedicati alla raccolta differenziata si gonfiano artificialmente i dati (e gli utenti risparmiano anche qualche Euro sulla quota variabile della bolletta legata al conferimento del residuo), ma non si fa un buon lavoro perché si riduce la qualità della raccolta.
Se confrontiamo i dati delle province di Trento e Bolzano (due territori con popolazioni e conformazioni geografiche simili) osserviamo che la produzione complessiva di rifiuti urbani è simile, ma apparentemente il Trentino è molto più attento alla raccolta differenziata: il dato del 2022 indica che il Trentino ha raggiunto l’80,5% di raccolta differenziata, mentre l’Alto Adige si è fermato al 68,7%. Guardando ai dettagli della raccolta differenziata delle due province (pag. 336 del rapporto ISPRA) balza agli occhi il fatto che il Trentino – nel 2022 – ha separato ben 19.796 tonnellate di materiali plastici, contro le sole 9.445 tonnellate della provincia di Bolzano. Il dato è difficilmente comprensibile perché sappiamo che l’Alto Adige – in sintonia con quanto avviene in Austria e Germania – è particolarmente attento al tema del riciclo.
In realtà, sappiamo che almeno la metà del materiale che finisce nei sacchi dei cosiddetti “imballaggi leggeri” del Trentino è costituito da residuo indifferenziato che viene conferito indebitamente. Le statistiche ufficiali assegnano al Trentino numeri eccellenti per il riciclaggio, ma purtroppo sovrastimano i dati reali.
Questa discussione ci riporta ad un tema che aveva infiammato il dibattito pubblico del Trentino, almeno fino alla scorsa primavera. Mi riferisco alla possibile costruzione – anche in Trentino – di un impianto per il trattamento finale del residuo prodotto dalla raccolta dei rifiuti urbani.
Il Trentino si affida ancora alle discariche (pratica attualmente scoraggiata per una molteplicità di motivazioni), ma lo spazio disponibile è ormai molto poco. Dobbiamo forzatamente adottare soluzioni “di fortuna” esportando a caro prezzo il nostro residuo al di fuori del territorio provinciale. Una situazione insostenibile alla quale bisognerebbe porre rimedio con somma urgenza.
La discussione ha generato diverse proposte: c’è chi suggerisce di affidarsi ad una raccolta differenziata ancora più spinta fino a sfiorare il 100%, ignorando che – come ho ricordato precedentemente – i valori attuali (80% circa) sono largamente sovradimensionati rispetto alla realtà. L’alternativa è costituita dalla costruzione di un inceneritore (o di un gassificatore), ma nessuno vuole che l’impianto sia installato vicino a casa sua.
Durante la recente campagna elettorale l’argomento è completamente scomparso dai radar della politica. Probabilmente è stato considerato troppo ostico e divisivo, non facilmente cavalcabile con false promesse utili solo ad acchiappare voti.
Le elezioni sono state seguite da una interminabile lite tra le forze della maggioranza per spartirsi le poltrone provinciali. Dopo che è stato faticosamente raggiunto un accordo, abbiamo sentito il presidente Fugatti che nel suo discorso programmatico non ha neppure sfiorato l’argomento. Adesso è arrivato il Natale e tutti si godono le meritate vacanze.
Intanto i rifiuti urbani del Trentino si accumulano in depositi temporanei e nessuno sembra preoccuparsi di quello che succederà nel prossimo futuro. Speriamo che la discussione sull’inceneritore non sia andata in letargo come gli orsi e che venga ripresa al più presto possibile.
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