Le emissioni di CO2 di origine antropica producono il ben noto aumento della concentrazione di gas serra nell’atmosfera che è alla base del riscaldamento globale. Una parte consistente di tali emissioni (circa il 50% del totale) non si ferma nell’atmosfera, ma finisce per essere catturato dagli ecosistemi, principalmente marini. Questo fenomeno rallenta il processo di riscaldamento globale, ma produce un aumento dell’acidità delle acque che può avere un grave impatto sulla fauna marina. Un articolo pubblicato recentemente analizza questo fenomeno mettendo in luce la situazione particolarmente critica che si potrebbe registrare nelle acque costiere del continente antartico.
Gli oceani sono i più grandi serbatoi di anidride carbonica esistenti a livello globale e – grazie alla loro capacità di assorbimento – svolgono un ruolo fondamentale per rallentare l’aumento della concentrazione di CO2 nell’atmosfera terrestre. Qualcuno ha addirittura ipotizzato di limitare la crescita di anidride carbonica nell’atmosfera aumentando la quantità di gas serra catturata dagli oceani. L’idea non è particolarmente intelligente perché la CO2, una volta sciolta in acqua, si trasforma in acido carbonico contribuendo ad aumentarne l’acidità (riduzione del pH).
Gli oceani sono estremamente sensibili a qualsiasi alterazione dei loro parametri fisico-chimici fondamentali. In particolare, un aumento dell’acidità ha effetti negativi sulla produzione di fitoplancton e mette in crisi una infinità di animali dotati di scheletri o conchiglie formate da carbonato di calcio (che viene attaccato in ambiente acido). Questi problemi hanno un effetto che si propaga lungo tutta la catena alimentare fino ad interessare gli animali di maggiori dimensioni, inclusi i grandi cetacei.
Uno studio apparso recentemente su Nature Communications analizza le conseguenze della progressiva acidificazione delle acque marine considerando – in particolare – quello che potrebbe accadere da oggi fino a fine secolo nelle acque costiere del continente antartico. Le acque dell’emisfero meridionale sono particolarmente esposte ai problemi dell’acidificazione sia per le basse temperature, sia per l’effetto legato alle particolari correnti marine che le caratterizzano. Secondo lo studio che ho citato precedentemente il livello di anidride carbonica disciolta in queste acque potrebbe raddoppiare entro la fine di questo secolo rispetto ai livelli di 25 anni fa. Gli effetti sulla fauna marina potrebbero essere disastrosi.
Questa è solo una delle tante criticità legate al continuo aumento delle emissioni di anidride carbonica di origine antropica. Solo tagliando drasticamente le emissioni si potrà evitare di arrivare alla fine di questo secolo in condizioni emergenziali.
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