Tra pochi giorni si svolgerà a Roma un summit durante il quale il Governo italiano incontrerà un folto gruppo di politici africani per discutere delle possibili future collaborazioni da sviluppare nell’ambito del cosiddetto “Piano Mattei“. Il Piano è – almeno per il momento – ancora largamente indefinito e non dispone di finanziamenti dedicati. C’è però un elemento abbastanza chiaro: il Piano è stato ispirato (i maligni dicono scritto) da ENI e da altre grandi società italiane che operano nell’ambito dei combustibili fossili. Secondo ECCO, un gruppo di studio indipendente che si occupa di problemi climatici, il Piano Mattei dovrebbe essere riscritto, recidendo il legame con i combustibili fossili per puntare allo sviluppo delle energie rinnovabili. Il continente africano ha enormi potenzialità in tale ambito. Se opportunamente (ed equamente) sfruttate le energie rinnovabili potrebbero diventare un formidabile strumento di sviluppo per l’Africa e contribuire anche alla transizione energetica dell’Italia e di altri Paesi europei.
Il summit tra il Governo italiano ed i responsabili politici di molti Paesi africani che si svolgerà a Roma dal 28 al 29 gennaio dovrebbe rappresentare il primo passo concreto per dare sostanza al cosiddetto “Piano Mattei“. Fino ad oggi tale iniziativa è stata al centro di numerosi annunci da parte del premier Meloni, ma nessuno è riuscito a capire quali siano i suoi precisi contenuti e – tanto meno – su quali finanziamenti potrà contare.
L’unica cosa certa è che il Piano Mattei è nato su spinta ed ispirazione di ENI e di altre aziende italiane che operano nel settore dei combustibili fossili. Aldilà della propaganda governativa, è comprensibile che ENI & Co. stiano cercando di garantire il proseguimento dei loro ricchi affari legati alla estrazione e commercializzazione di petrolio e gas naturale.
Talvolta si è sentito parlare anche di energie rinnovabili, ma sembra che tale riferimento sia più legato ad operazioni di greenwashing piuttosto che a un deciso orientamento verso una reale transizione energetica. Secondo indiscrezioni raccolte a livello di stampa, il riferimento alle energie rinnovabili potrebbe essere una “furbata” escogitata per finanziare l’avvio del Piano Mattei con 3 miliardi di Euro provenienti dal Fondo italiano per il Clima. Vedremo se la notizia sarà confermata e soprattutto cosa ci sarà veramente di rinnovabile tra i progetti del Piano Mattei.
Eppure l’idea di impostare la collaborazione tra l’Italia d ie Paesi africani sviluppando iniziative nel settore delle energie rinnovabili non è per niente peregrina. Purché ovviamente ci si dedichi effettivamente al settore delle energie rinnovabili, abbandonando i combustibili di origine fossile (ed i loro derivati, idrogeno “grigio” incluso). A questo proposito vi segnalo un documento che propone una visione alternativa per il “Piano Mattei“ elaborato da un gruppo di studio indipendente (in inglese si direbbe “think tank“) ECCO che si occupa di problematiche climatiche.
Si stima che l’Africa comprenda circa il 60% di tutti i territori mondiali maggiormente vocati alla produzione di energia elettrica tramite impianti fotovoltaici, mentre le coste africane hanno una enorme potenzialità per quanto riguarda la localizzazione di impianti eolici off-shore. Non mancano le opportunità nel settore idroelettrico ed in quello geotermico.
Inoltre l’Africa detiene una quota molto significativa delle riserve mondiali di cobalto e di altri metalli che sono essenziali per sviluppare le tecnologie legate alla transizione energetica.
La situazione attuale è caratterizzata da un basso utilizzo delle sorgenti di energia rinnovabile e – nel caso delle risorse minerarie – da situazioni di duro sfruttamento dei lavoratori e da una gestione spregiudicata dei guadagni realizzati dai processi di estrazione. Manca quasi totalmente la capacità di raffinazione in loco dei minerali estratti. Questo comporta per i Paesi africani la perdita di ingenti risorse economiche che potrebbero essere determinanti per favorire un adeguato sviluppo delle loro economie.
Sono problemi antichi che non si potranno certamente risolvere con le chiacchiere del prossimo summit romano, ma se veramente il Governo italiano crede nel Piano Mattei come uno strumento strategico teso a valorizzare i rapporti e la cooperazione con i Paesi africani penso che i suggerimenti di ECCO dovrebbero essere tenuti nella massima considerazione.
Ci sono opportunità nuove che vanno ben oltre al collaudato business dei combustibili fossili. Ricordiamoci che ciò che è meglio per ENI non è necessariamente un bene anche per l’Italia. I combustibili fossili saranno utilizzati ancora per molti anni, ma la loro rilevanza strategica è destinata fatalmente a diminuire.
Se perderemo il treno delle energie rinnovabili oggi, non potremo rincorrerlo tra 10 o 20 anni. Le strategie si devono fare sapendo che i vincoli climatici diventeranno sempre più stringenti, senza farsi distrarre dalle bufale negazioniste che girano in certi ambienti (anche all’interno del Governo italiano).
Personalmente non sono particolarmente ottimista perché temo che il premier Meloni – aldilà delle sue indubbie capacità comunicative – non abbia le competenze tecniche necessarie per affrontare il problema senza farsi condizionare da pregiudizi ideologici e – soprattutto – non sia in grado di sottrarsi all’influenza interessata dei portatori di interesse dei combustibili fossili.
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