Mentre il Governo italiano cerca di bloccare l’evoluzione futura dei mercati alimentari con i richiami patriottardi al “made in Italy” e vietando per legge nuovi tipi di alimenti, nel resto del Mondo la ricerca va avanti. Un gruppo di ricerca sud-coreano ha dimostrato la possibilità di utilizzare il riso come base per la coltivazione di tessuti animali partendo da cellule staminali. In questo modo si costruisce una sorta di alimento ibrido che alle caratteristiche del riso coltivato con metodi tradizionali aggiunge un contributo costituito da proteine e grassi animali. Si ottiene così una sorta di “piatto unico“!
Mentre il Ministro/cognato sta tentando (con scarso successo) di impedire che anche in Italia si consumi la carne che – nel prossimo futuro – potrebbe essere prodotta nei bioreattori partendo da cellule staminali, nel resto del mondo la ricerca va avanti, proponendo nuovi metodi produttivi e nuovi tipi di cibo.
Il problema generale che tutti si stanno ponendo è quello di produrre abbastanza cibo per una popolazione mondiale che continua a crescere, cercando di limitare gli enormi problemi ambientali e climatici che sono generati dagli allevamenti intensivi di animali, specialmente bovini.
Si stima che quasi il 70% delle produzioni agricole mondiali siano utilizzate per produrre i mangimi degli allevamenti di animali che forniscono il 20% del cibo utilizzato a livello mondiale. Il processo è assai inefficiente dal punto di vista climatico ed è responsabile di una parte rilevante delle emissioni climalteranti (costituite principalmente da anidride carbonica e metano). Abbiamo a che fare con una sorta di corto circuito che non si può risolvere solo invitando le persone ad adottare una dieta meno ricca di proteine di origine animale.
L’articolo apparso su Matter (che era stato già rilasciato come pre-print durante lo scorso mese di agosto) descrive una nuova tecnica per produrre quello che potremmo definire un “cibo ibrido“. Si parte dal riso coltivato con il metodo tradizionale e – utilizzando cellule staminali di origine animale – si costruisce attorno ai chicchi di riso uno strato di proteine o grassi animali. A differenza di quanto avviene con il cosiddetto “cibo in provetta” le cellule di origine animale non vengono cresciute intorno a strutture che simulano la forma della carne, ma vanno a “decorare” i chicchi di riso che forniscono una struttura di sostegno ideale per la loro crescita. Lo schema del processo è illustrato nella figura seguente:
Secondo alcuni esperti la proposta coreana non è ancora matura per passare ad una vera e propria fase di applicazione su scala industriale, ma ha comunque aperto una strada che potrebbe portare ad interessanti sviluppi. Ancora non sappiamo se in futuro mangeremo questa sorta di “piatto unico“, ma si tratta comunque di una opportunità che andrebbe accuratamente valutata (specialmente in Italia dove si produce la metà dell’intera produzione di riso europeo).
Speriamo che – almeno questa volta – il Ministro/cognato si faccia ben consigliare e non si lanci in manovre preventive volte a bloccare qualsiasi innovazione prima ancora di capire se possa essere utile o meno.
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