I consumi italiani di gas naturale nel corso del 2023

Il MISE ha appena rilasciato i dati di sintesi relativi all’origine del gas naturale consumato in Italia per l’anno 2023. Complessivamente c’è stato un calo dei consumi pari a circa il -10% attribuibile per oltre la metà al minor gas utilizzato per la produzione di energia elettrica. Arranca la produzione nazionale, calata rispetto al 2022. La geografia dei Paesi fornitori è cambiata profondamente rispetto a 2 anni fa con un ruolo ormai marginale delle importazioni via gasdotto provenienti dalla Russia ed una crescita del gas importato in forma liquida tramite i terminali per la rigassificazione.

I dati relativi all’origine del gas consumato in Italia durante il 2023 non mostrano sorprese rispetto a quanto avevamo visto 6 mesi fa analizzando i dati relativi al primo semestre. I dati sono riassunti nella tabella seguente:

20232022Variazione %
Produzione nazionale2.9883.316-9,9%
Importazioni61.60872.309-14,8%
Punto di entrata
Mazara del Vallo23.04023.554-2,2%
Gela2.5222.619-3,7%
Tarvisio2.84413.976-79,7%
Passo Gries6.5677.587-13,5%
Melendugno9.98810.320-3,2%
Gorizia412659,7%
Piombino1.242
Panigaglia2.6032.20518,0%
Cavarzere8.8738.2777,2%
Livorno3.8603.7183,8%
ALTRI29275,7%
Esportazioni2.6194.594-43,0%
Variazioni scorte4572.581-82,3%
Consumi complessivi61.52068.450-10,1%
Origine del gas naturale consumato in Italia nel corso del 2023 e del 2022. I dati sono espressi in milioni di metri cubi standard a 38,1 MJ/m3 (Crediti: fonte MISE)

Complice il clima invernale particolarmente mite ed il calo dei consumi di energia elettrica, c’è stata nel 2023 una forte discesa dei consumi di gas naturale, diminuiti di circa il -10% rispetto al 2022.

La produzione nazionale ha continuato a scendere in linea con la tendenza mostrata nel corso degli anni precedenti (vi ricordate i politici che nella campagna elettorale del 2022 ci promettevano di rendere l’Italia energicamente indipendente grazie allo sfruttamento dei pozzi nazionali?). Ero stato un facile profeta quando – nel novembre 2022 – dubitavo del fatto che il decreto di liberalizzazione delle trivellazioni fatto dal Governo Meloni appena entrato in carica producesse effetti concreti in tempi brevi.

Come ho ripetuto in vari post apparsi durante la fase più critica della crisi energetica, ammesso e non concesso che sia economicamente conveniente estrarre il (poco) gas presente nei giacimenti italiani, bisogna comunque mettere nel conto i tempi tecnici necessari per attivare i pozzi. Ormai la fase più acuta della crisi energetica sembra superata e la promessa di riattivare i pozzi italiani sembra finita nel dimenticatoio (assieme alla promessa di tagliare le accise sui carburanti e a tante altre promesse fatte in campagna elettorale, utili solo per acchiappare il voto degli allocchi).

Osservando il quadro complessivo sull’origine del gas consumato in Italia durante lo scorso anno balza agli occhi il calo fortissimo delle importazioni via gasdotto provenienti dalla Russia (punto di entrata di Tarvisio). Il flusso 2023 è inferiore al 5% dei consumi totali, con una perdita di quasi un ordine di grandezza rispetto agli anni in cui la Russia agiva come principale fornitore dell’Italia e di molti altri Paesi europei.

A essere pignoli, bisognerebbe osservare che parte di quel gas russo che non è più arrivato a Tarvisio è finito comunque in Italia sotto forma di gas liquido dopo una qualche triangolazione con Paesi terzi. Il MISE non fornisce informazioni sui Paesi d’origine del gas liquido che arriva ai rigassificatori italiani, ma non mi sorprenderei se una parte dei carichi fosse arrivata dalla Turchia o da altri Paesi che notoriamente si stanno arricchendo aggirando le sanzioni imposte alla Russia.

Complessivamente i rigassificatori hanno coperto quasi il 27% dei consumi italiani. Nel corso del 2023 è entrato in funzione il nuovo impianto di Piombino e tutti i rigassificatori già esistenti hanno significativamente incrementato la loro produzione.

Le importazioni avvenute tramite i gasdotti collegati ai punti di entrata diversi da Tarvisio sono calate solo leggermente rispetto al 2022. In particolare rimangono sempre basse le importazioni dalla Libia (punto di entrata di Gela) segno che l’instabilità politica del Paese permane a livelli molto alti, tali da impedire una ripresa della produzione di gas naturale. Per confronto nel 2019 le importazioni di gas naturale dalla Libia ammontavano a circa 5.700 milioni di metri cubi standard, più del doppio delle importazioni del 2023.

Il ruolo di principale fornitore di gas naturale dell’Italia è attualmente ricoperto dall’Algeria (punto di entrata di Mazara del Vallo) che – da sola – copre quasi il 38% dei consumi. Di fatto l’Algeria ha sostituito la Russia. Le possibili conseguenze di tale cambiamento potrebbero destare qualche preoccupazione, soprattutto alla luce delle instabilità presenti in Medio Oriente e del forte sostegno politico che l’Algeria offre ad Hamas e ad altri movimenti estremisti.

Completando l’analisi sui flussi di gas si osserva che nel corso del 2023 le riserve strategiche sono rimaste sostanzialmente inalterate (erano piene e grazie alle temperature invernali miti sono state poco utilizzate) mentre è fortemente diminuita la quota di esportazione che – nel 2022 – era stata particolarmente alta a causa dalle forti tensioni speculative presenti sui mercati internazionali.

Complessivamente, il calo dei consumi di gas naturale registrato nel corso del 2023 potrebbe essere un segnale incoraggiante se fosse di natura strutturale (grazie all’adozione di politiche di risparmio energetico o al ricorso crescente alle energie rinnovabili) e non fosse l’effetto effimero di una situazione economica caratterizzata da un momento di sviluppo pressoché bloccato (dopo qualche anno di crescita significativa siamo ritornati alla crescita “zero punto“).

Paradossalmente l’aumento delle temperature medie invernali che hanno caratterizzato gli ultimi anni hanno contribuito ad abbassare significativamente la componente di gas impiegato per il riscaldamento domestico. Non sappiamo se tali aumenti siano ormai consolidati o si inseriscano nell’ambito di particolari situazioni (legate ad esempio all’effetto de El Niño) che abbiano temporaneamente acuito una tendenza all’aumento delle temperature che comunque c’è.

Pur non potendo trarre conclusioni definitive possiamo comunque rallegrarci per la riduzione dei consumi che c’è stata nel 2023, auspicando che questo processo continui anche nell’anno in corso. Ogni miliardo di metri cubi standard di gas bruciato in meno è un bel risparmio per il portafoglio degli italiani ed un beneficio per l’ambiente e per il clima.

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