Il fenomeno del riscaldamento globale produce una molteplicità di effetti che influiscono pesantemente sulla qualità delle nostre esistenze. Ma non possiamo incolpare sempre il riscaldamento globale per qualsiasi fenomeno che avviene in natura. Qualcuno ha messo in relazione l’aumento delle frane che hanno recentemente interessato il Trentino con l’incremento delle temperature medie, ma si tratta di una ipotesi non provata, a meno che non ci riferiamo ad un ristretto numero di fenomeni franosi avvenuti a quote molto elevate (sopra circa 2.500 metri dove ci può essere un effetto legato allo scioglimento del cosiddetto permafrost). Le cause delle frane sono molteplici, a cominciare dal minore presidio dei territori montani causato dal loro progressivo spopolamento.
L’elenco delle frane che hanno recentemente interessato il Trentino e altri territori alpini è davvero impressionante e molti si sono domandati quali possano esserne le cause. Premetto che prima di parlare di una intensificazione dei fenomeni franosi bisognerebbe disporre di una serie di dati sufficientemente estesa per poter escludere che quella che stiamo osservando sia solo una semplice fluttuazione di natura statistica.
Ammesso e non concesso che la frequenza delle frane sia effettivamente aumentata, qualcuno ha ipotizzato che – dietro a tale fenomeno – ci possa essere lo “zampino” del riscaldamento globale.
In effetti l’inverno 2023-24 ha fatto registrare temperature decisamente superiori rispetto alla media, ma questa osservazione non è sufficiente per concludere che l’aumento delle temperature medie sia il principale responsabile delle frane.
Un discorso molto particolare (e limitato) può essere fatto per i territori di alta quota dove l’aumento delle temperature medie porta al progressivo scioglimento del permafrost, un miscuglio di ghiaccio e sassi che agisce come una sorta di “collante” stabilizzando il terreno. Questo fenomeno fa da pendan con il progressivo scioglimento dei ghiacciai alpini. Nelle Alpi sono noti i casi di alcuni rifugi di alta quota che – a causa di tale fenomeno – hanno mostrato importanti instabilità strutturali. Ma si tratta comunque di fenomeni circoscritti che interessano solo una piccola parte del territorio alpino.
Alle quote più basse ci potrebbe essere una correlazione tra frane e l’intensificazione di alcuni eventi meteorologici estremi (piogge e venti particolarmente intensi) che – a loro volta – sono legati all’aumento delle temperature medie e quindi alla maggiore energia che viene immagazzinata nei mari e nell’atmosfera. Ma si tratta – almeno fino ad oggi – di una ipotesi che non è suffragata né da solidi modelli teorici, né da adeguati riscontri sperimentali.
Nel caso delle frane, quella climatica potrebbe essere solo una concausa e non necessariamente quella più importante.
Non possiamo dimenticare che gli ultimi decenni sono stati caratterizzati – oltre che dall’aumento delle temperature medie globali – anche da un progressivo spopolamento di molte aree montane. Questo ha determinato una forte riduzione del presidio del territorio. Non ci sono più gli abitanti che conoscevano e frequentavano quotidianamente vaste aree di montagna. Grazie a loro era possibile effettuare interventi diffusi che consentivano di prevenire le frane o quantomeno di far scattare un allarme preventivo quando si evidenziavano situazioni di particolare criticità.
Oggi ci accorgiamo delle frane quando ormai è troppo tardi e sovente dobbiamo ringraziare la fortuna se – oltre ai danni materiali – non provocano anche la perdita di vite umane.
Da un punto di vista strettamente tecnico si potrebbe pensare di sviluppare un controllo diffuso del territorio (o almeno delle sue parti a maggiore rischio idrogeologico) utilizzando una rete di sensori fissi e mobili (montati su droni) che consentano di effettuare un monitoraggio continuo evidenziando eventuali criticità in tempo quasi reale. I metodi di intelligenza artificiale sono ormai in grado di elaborare l’ingente mole di dati che sarebbe prodotta quotidianamente dalla rete di sensori, provvedendo anche ad emettere gli eventuali segnali di allarme. Non è fantascienza, anche se lo sviluppo di un tale progetto richiederebbe ingenti risorse umane e finanziarie.
Dare la colpa delle frane al riscaldamento globale può essere una comoda scusa per evitare di riconoscere le carenze a livello di manutenzione del territorio e le responsabilità di chi non fa abbastanza per garantire che si facciano i necessari controlli preventivi.
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