Dilettanti allo sbaraglio: il disegno di legge Fazzone per riattivare le vecchie centrali nucleari italiane

Sulle prime, pensavo che fosse un pesce d’aprile anticipato. In realtà è tutto vero: il Sen. Fazzone ha presentato un disegno di legge per il rilancio dell’energia nucleare in Italia che all’art. 2 prevede la “Riattivazione degli impianti nucleari esistenti sul territorio nazionale“. Più specificamente parla delle centrali di Trino, Caorso, Latina e Sessa Aurunca che – dopo essere state genericamente “ammodernate” – dovrebbero essere riattivate. Una proposta senza senso anche perché ormai le vecchie centrali nucleari sono state smantellate (con ingenti spese a carico dei contribuenti). In ogni modo – se anche ci fossero ancora – si tratterebbe di impianti inefficienti, basati su tecnologie vecchie e superate.

Chi sperava in un dibattito politico di alto livello dedicato ad un eventuale riavvio dell’energia nucleare in Italia proverà un profondo senso di delusione dopo aver letto il disegno di legge 1063 presentato al Senato della Repubblica dal sen. Fazzone lo scorso 11 marzo. Dopo una introduzione piena di banalità e non priva di errori, troviamo il testo di legge composto da 5 articoli tanto generici quanto superficiali.

Trovo esilarante la formulazione dell’art. 4 nel quale si dispone che entro un anno il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica individui il sito dove localizzare il famoso deposito nazionale delle scorie nucleari. Dopo anni di discussioni andate a vuoto, non si capisce come il povero Pichetto Frattin riuscirà a trovare una soluzione a questo annoso problema. Forse nelle intenzioni del proponente basterà ricorrere agli incentivi economici che saranno elargiti a tutti i comuni che si trovano entro un raggio di 100 km dalle centrali nucleari attive e dal deposito nazionale delle scorie (sono i comuni che dovrebbero dotare i loro cittadini di pastiglie di iodio da assumere in caso di perdite radioattive).

Ma la parte più assurda del disegno di legge è quella relativa al riavvio delle vecchie centrali esistenti in Italia prima del referendum abrogativo del 1987 (Trino, Caorso, Latina e Sessa Aurunca). Si tratta di impianti che non esistono più perché ormai sono stati smantellati e che comunque erano basati su tecnologie obsolete. Anche l’idea di “ammodernare” tali impianti non ha alcun senso perché le centrali nucleari sono strutture complesse che non si ammodernano, ma – una volta arrivate a fine vita – devono essere smantellate ed – eventualmente – ricostruite ex-novo.

Potrei continuare a lungo con le valutazioni di tipo tecnico per spiegare come il D.L. 1063 dell’11 marzo 2024 sia davvero “senza capo né coda“, ma mi fermo qui perché è inutile perdere troppo tempo di fronte ad un testo così strampalato.

Concludo con un commento non tecnico. Nella proposta di legge non c’è traccia dei finanziamenti necessari per un eventuale rilancio dell’energia nucleare in Italia. Parliamo di miliardi di Euro, non di noccioline. Evidentemente il sen. Fazzone conta sul fatto che i soldi ce li metta qualcun altro, ma senza ingenti fondi pubblici siamo sicuri che non succederà nulla.

Vista la superficialità con la quale il sen. Fazzone propone di legiferare a proposito di energia nucleare, la mancanza di fondi pubblici è – tutto sommato – una buona notizia.

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