Se non verranno attuate rapidamente efficaci misure di mitigazione, l’aumento delle temperature medie globali produrrà già a partire dai prossimi decenni pesanti ricadute sull’economia mondiale. Uno studio pubblicato recentemente su Nature stima la decrescita del reddito medio causata dagli effetti climatici a partire da oggi e fino alla fine del secolo.
Lo studio pubblicato su Nature è basato su modelli climatici ed econometrici e – come faccio sempre quando discuto questo tipo di lavori – il primo invito è quello di non prendere le previsioni “alla lettera“, ma di considerarle piuttosto come una indicazione di tendenza. Con questa doverosa premessa, va detto che i risultati sono molto chiari e preoccupanti.
Oggi molti – soprattutto tra coloro che fanno riferimento ai partiti politici che sostengono il negazionismo climatico – si dichiarano ostili a finanziarie le azioni di contrasto al riscaldamento globale. Come abbiamo visto in occasione della recentissima direttiva europea sulla riqualificazione energetica delle abitazioni, l’enfasi è posta solo sul costo degli interventi da fare nell’immediato, dimenticando non solo i benefici climatici, ma anche i risparmi consistenti e tangibili che l’opera di riqualificazione produrrà sulle spese di funzionamento future degli immobili.
Un approccio più serio dovrebbe valutare il rapporto costo-benefici tenendo conto di tutti gli aspetti e considerando una scala temporale più ampia. Sbagliano coloro che sono attenti solo a ciò che accade a brevissimo termine, trascurando le tendenze che si stanno delineando per il prossimo futuro.
Il lavoro apparso su Nature ci aiuta a capire cosa potrà succedere se non verranno attuati – fin da subito – seri interventi di contrasto al riscaldamento globale. L’importanza di questo studio è quella di porre l’attenzione non tanto sui problemi di natura climatica, ma sugli effetti che il riscaldamento globale produrrà sulle economie mondiali.
In particolare, l’aumento delle temperature, l’intensificazione dei fenomeni meteorologici estremi, la riduzione delle riserve d’acqua potabile ed altri eventi legati direttamente o indirettamente alla crisi climatica renderanno inospitali ampi territori, influendo negativamente su numerose attività economiche.
Il modello utilizzato dagli Autori non include la stima dei danni provocati dall’innalzamento del livello dei mari. La scelta non è dovuta al fatto che tale effetto sia trascurabile, ma dalla mancanza di modelli econometrici adeguati che stimino i danni in modo sufficientemente accurato.
Il risultato clamoroso è che i danni economici (perdite rispetto ad uno scenario nel quale non ci fossero problemi climatici) potranno essere percentualmente rilevanti e decisamente superiori – in valore assoluto – rispetto agli investimenti che si dovrebbero fare per contrastare efficacemente la crisi climatica.
Per intenderci, non parliamo dello zero virgola del PIL di cui discutono abitualmente i nostri esperti di economia, ma di scenari che prevedono un dimezzamento del reddito pro-capite disponibile. “Risparmiare” sulle spese necessarie per combattere il riscaldamento globale è davvero un pessimo investimento.
In particolare, vorrei sottolineare i seguenti punti:
- I danni li misureremo fin da subito, senza dover aspettare la seconda metà del secolo. Chi sostiene che non dovremmo fare nulla e attendere per vedere cosa succederà nei prossimi decenni si illude di poter rimandare la soluzione dei problemi, rischiando di aggravarli pesantemente.
- I danni non saranno equamente distribuiti tra tutte le Nazioni. I danni maggiori saranno sperimentati nei Paesi più caldi (alle basse latitudini) che – tra l’altro – sono tra quelli meno responsabili delle emissioni climalteranti. Alcune limitate zone del nord di Russia e Canada trarranno invece vantaggio dal fenomeno del riscaldamento globale perché potranno migliorare il loro sviluppo economico che attualmente è fortemente limitato dalle temperature troppo basse.
- Aggiungo una mia considerazione personale: i forti squilibri economici che si verranno a stabilire provocheranno fatalmente intensi flussi migratori. Chi – a proposito dei migranti – sostiene che sarebbe meglio “aiutarli a casa loro” dovrebbe fare molta attenzione agli effetti provocati dalla crisi climatica.
Contrastare la crisi climatica non è solo “la cosa giusta da fare“, ma è la condizione necessaria per garantire un futuro socialmente ed economicamente sostenibile alle nuove generazioni.
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