Oggi Terna ha rilasciato il rapporto relativo ai consumi elettrici italiani durante lo scorso mese di maggio e nei primi 5 mesi del 2024. Rispetto allo scorso anno c’è stato uno straordinario aumento dell’energia prodotta dalle centrali idroelettriche (+80,7% rispetto ai primi 5 mesi del 2023) grazie alle abbondanti piogge che hanno riempito gli invasi del Nord. In contemporanea c’è stato il crollo della produzione delle centrali termoelettriche alimentate a carbone (-77% rispetto ai primi 5 mesi del 2023). Complessivamente – nei primi 5 mesi del 2024 – la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili è stata pari al 42% della produzione nazionale, dato salito al 52% se si considera il solo mese di maggio. Le importazioni di energia elettrica dall’estero hanno coperto il 20% dei consumi nazionali, quota in aumento rispetto all’anno scorso.
Il rapporto di Terna uscito oggi mostra una forte ripresa della produzione di energia idroelettrica sostenuta dalle abbondanti piogge che hanno completamente riempito gli invasi del Nord Italia. L’effetto della siccità che aveva duramente colpito il nostro Paese un paio di anni fa è ormai completamente svanito e la capacità produttiva degli impianti idroelettrici è tornata al massimo livello. Si registra anche un significativo incremento della produzione da eolico (+9,1%) e fotovoltaico (+17,2%), quest’ultimo favorito dall’entrata in produzione di numerosi impianti che erano stati finanziati dal cosiddetto Superbonus. La fine degli incentivi potrebbe rallentare una ulteriore crescita, ma è troppo presto per capire come evolverà la situazione.
Il dato relativo al calo dell’utilizzo del carbone era già evidente qualche mese fa ed è stato definitivamente confermato. Nei primi 5 mesi del 2024 la produzione complessiva delle centrali termoelettriche alimentate a carbone è stata pari a circa 1,6 GWh, circa l’1,5% dell’intera produzione nazionale (nello stesso periodo del 2023 era stata pari a 6,8 GWh). La precipitosa riapertura delle centrali a carbone che era stata effettuata nel 2022 a seguito della ben nota crisi energetica è ormai quasi completamente rientrata e possiamo affermare che – almeno riguardo alle emissioni complessive di anidride carbonica – l’attività delle centrali italiane a carbone non gioca un ruolo di particolare rilievo (i problemi ci sono ancora a livello locale nei dintorni delle centrali ancora funzionanti a causa della pessima qualità dell’aria prodotta dagli scarichi del processo di combustione del carbone).
Per quanto riguarda le importazioni di energia elettrica dall’estero (uno dei punti dolenti del sistema energetico nazionale) segnalo che è parzialmente rientrato il forte aumento che era stato registrato nel corso dei primi 3 mesi del 2024. Il dato medio dei primi 5 mesi corrisponde ad un aumento del 5,6% rispetto allo stesso periodo del 2023. Sul fronte dei consumi i dati sono sostanzialmente stabili (l’aumento rispetto al 2023 è stato pari all’1,1%). Anche i consumi industriali non mostrano variazioni di particolare rilievo.
I dati che arrivano dalle fonti di energia rinnovabile sono molto buoni, ma non è affatto detto che nel prossimo futuro si possa mantenere una identica tendenza alla crescita. La fine della siccità ha riportato la produzione di energia idroelettrica al massimo livello, ma più di così non si potrà fare. Per quanto riguarda gli impianti fotovoltaici si sta vedendo l’effetto prodotto dalle numerose nuove installazioni sostenute dagli incentivi pubblici che però oggi non ci sono più e questo produrrà senz’altro un rallentamento dei nuovi investimenti.
Un altro punto cruciale è quello del rilascio delle autorizzazioni per le installazioni di dimensione medio-grande che vede spesso una contrapposizione tra punti di vista divergenti, soprattutto a causa dell’impatto che tali impianti provocano a livello paesaggistico. Senza contare che talune amministrazioni regionali (specialmente al Sud) si stanno sistematicamente opponendo alla costruzione di grandi impianti di energia rinnovabile perché li considerano una forma di “vassallaggio” rispetto ai grandi consumatori del Nord.
In un’Italia in cui ogni Regione tende a guardare ai suoi interessi particolari (tendenza che sarà senz’altro amplificata dalla legge sull’autonomia regionale recentemente approvata) diventerà sempre più difficile pensare a progetti di sviluppo delle energie rinnovabili di grande respiro, gli unici che possono contribuire a rendere il nostro Paese meno dipendente rispetto alle importazioni di combustibili fossili. Servirebbe chiarezza, soprattutto per quanto riguarda le modalità e la tempistica dei processi autorizzativi, senza contare che il Governo centrale dovrebbe poter gestire ampi progetti di interesse nazionale (possibilmente non solo a scapito delle Regioni che hanno Governi di colore diverso rispetto al suo).
In conclusione, godiamoci i buoni risultati di maggio 2024, ma non illudiamoci che il nostro Paese abbia intrapreso con passo spedito e irreversibile la via delle fonti di energia rinnovabile.
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