Capitani di sventura

Il nuovo mantra degli oppositori della transizione energetica è che la “sostenibilità deve avere al centro le persone“. Partendo da questa premessa – pienamente condivisibile se tra le persone ci mettiamo anche le nuove generazioni che pagheranno il prezzo più pesante della crisi climatica – si arriva alla conclusione che la transizione energetica (ovvero la progressiva elettrificazione dei trasporti e di altre attività industriali associata allo sviluppo di fonti di energia non fossili) sia praticamente impossibile e che chi la sostiene sia un “fanatico gretino“. L’ultimo esempio ce lo ha fornito Tronchetti Provera che – dopo aver venduto la Pirelli ai cinesi – sostiene che non avrebbe senso passare all’elettrico perché questo ci farebbe dipendere dalle tecnologie cinesi. Qualcuno dovrebbe spiegare a T.P. che, se invece di investire in ricerca, abbiamo preferito vendere alla Cina le nostre aziende migliori poi non possiamo lamentarci se oggi la Cina ha il predominio nelle nuove tecnologie.

A furia di estendere il concetto di sostenibilità ormai lo abbiamo quasi svuotato di significato. Come ho avuto modo di discutere in un post precedente, una volta tutti volevamo essere “eccellenti“, poi siamo diventati “innovatori” ed oggi è la stagione della “sostenibilità“. Ma se originariamente il concetto di “sostenibilità” era legato alla condizione di non produrre troppi danni dal punto di vista ambientale e climatico (che non è poca cosa) oggi si parla di sostenibilità in senso lato. Il concetto è diventato così ampio da rischiare di diventare evanescente.

Il problema si pone quando di fronte a disastri ambientali e climatici che produrranno danni di medio e lungo termine si richiedono sacrifici che vanno ad incidere sul breve termine. Di fronte alle sfide climatiche e ambientali molti politici che pensano solo ai sondaggi di fine mese preferiscono adottare una pericolosa inerzia, facendo finta di non vedere quello che sta accadendo. Tale atteggiamento viene giustificato in nome della “sostenibilità sociale“. Talvolta ciò viene fatto per pura ignoranza, altre volte in perfetta malafede. Tanto i danni più grandi ricadranno sulle future generazioni ed i giovani sono troppo pochi per incidere sugli equilibri politici di questa nostra società vecchia e un po’ imbolsita.

Ai politici spesso si aggiungono i “capitani d’industria” ovvero coloro che hanno in mano le sorti dello sviluppo (o forse dovremmo dire dell’inviluppo) industriale del nostro Paese. Tronchetti Provera è uno di questi. Si presenta come un grande manager anche se in realtà la sua storia professionale non è stata particolarmente brillante. Il suo “capolavoro” è stata la vendita ai cinesi del gruppo Pirelli: oggi il presidente di Pirelli si chiama Ning Gaoning ed è presidente anche del colosso cinese ChemChina.

Marco Tronchetti Provera recentemente si è scagliato contro la transizione energetica perché secondo lui l’Europa non è in grado di costruire le auto elettriche, le pale eoliche ed i pannelli solari che sono necessari per portare avanti il processo. Ciò metterebbe l’Europa in condizione di sudditanza nei confronti della Cina. Se lo dice T.P. c’è da credergli visto che lui i cinesi li conosce molto bene.

Invece di chiedersi come mai la Cina è più avanti di noi, T.P. preferisce prendersela con gli attivisti del clima, bollati come “ignoranti ideologizzati“.

Quando T.P. arringava le folle contro lo strapotere tecnologico cinese qualcuno avrebbe dovuto fargli notare che invece di vendere Pirelli ai cinesi intascando un bel po’ di denari forse avrebbe fatto meglio a fare la sua parte per sostenere quella ricerca sulle tecnologie per le energie rinnovabili che in Europa non riesce a decollare, mentre è stata fortemente sviluppata in Cina.

Oggi la Cina è davanti a tutti perché ha fatto – a tempo debito – gli investimenti industriali necessari ed ha sostenuto adeguatamente la ricerca. Basta leggere la letteratura scientifica e ci si rende immediatamente conto che oggi la maggior parte degli articoli importanti relativi allo sviluppo delle energie rinnovabili viene pubblicata da scienziati cinesi che operano in università e centri di ricerca cinesi.

In Europa, dopo aver perso tempo e sprecato soldi in investimenti sbagliati, ci accaniamo nell’uso delle fonti di energia fossile (che tra l’altro dobbiamo in grande misura importare) e crediamo di risolvere il problema imponendo nuovi dazi (a cui la Cina risponderà colpo su colpo massacrando anche gli esportatori di punta del nostro “made-in-Italy“).

Rischiamo di fare come gli struzzi che nascondono la testa sotto la sabbia e preferiscono non vedere ciò che sta per accadere. Ma certi processi sono inarrestabili e non saranno certamente i distinguo sulla “sostenibilità sociale” a fermarli.

Prima di accusare coloro che sostengono la necessità di affrontare seriamente la sfida climatica di essere degli “ignoranti ideologizzati“, Tronchetti Provera ed i suoi sodali (che a differenza degli attivisti del clima dimostrano di ignorare la gravità dei problemi) dovrebbero fare un serio esame di coscienza.

Se l’Europa non vuole perdere definitivamente il treno della transizione energetica (e delle opportunità anche economiche che sono legate allo sviluppo delle nuove tecnologie carbon-free) deve evitare di dare retta ai “capitani di sventura” e sostenere i “capitani d’industria” seri e competenti nello sviluppo di aziende competitive e aperte alle nuove tecnologie. Evitando – possibilmente – di svendere ai cinesi i “gioielli di famiglia“.

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