Chi ha trascorso lo scorso mese di giugno nel Nord dell’Italia sotto piogge incessanti e con l’estate che stenta ad arrivare potrebbe frettolosamente concludere che il fenomeno del riscaldamento globale non sia più un vero problema. Tuttavia se andiamo a vedere il risultato delle osservazioni fatte a livello mondiale anche lo scorso mese di giugno si conferma – su scala globale – come quello mediamente più caldo rispetto a tutti gli anni precedenti (mi riferisco ovviamente agli anni per i quali esistono registrazioni delle temperature medie globali). La temperatura media del mese di giugno 2024 è stata superiore di 1,57°C rispetto a quella media di giugno nel periodo pre-industriale. Il dato del Nord-Italia è in controtendenza, ma si tratta appunto di un dato locale, ampiamente compensato dagli aumenti fatti registrare in altre parti del globo.
Dopo aver passato il mese di giugno sotto la pioggia e con l’estate che stenta ad arrivare, qualche abitante del Nord-Italia potrebbe essere tentato di concludere che – tutto sommato – quello del riscaldamento globale non sia un vero problema. Tuttavia se andiamo a vedere l’andamento medio delle temperature a livello globale, si osserva che quella del Nord-Italia (e di altre parti dell’Europa meridionale) è stata solo una perturbazione in chiara controtendenza rispetto all’andamento globale.
I dati di Copernicus evidenziano un netto aumento della temperatura media globale misurata durante il mese di giugno 2024 che è stata superiore di 1,57°C rispetto al valore medio dello stesso periodo misurato negli anni 1850-1900 (epoca pre-industriale). L’aumento è di poco superiore rispetto a 0,6°C se si fa il confronto tra il mese di giugno 2024 e la media dei mesi di giugno degli anni 1991-2020.
L’estensione della calotta polare artica è inferiore del 3% rispetto alla media, mentre per la calotta antartica si registra un calo del 12%, il secondo maggior calo osservato da quando si raccolgono i dati relativi ai ghiacci polari.
Si conferma – ancora una volta – una tendenza all’aumento delle temperature globali che desta non poche preoccupazioni anche perché l’aumento delle temperature medie determina un incremento dei fenomeni meteorologi estremi e dei danni che tali fenomeni provocano a cose e persone.
In questi giorni il Governo italiano sta informalmente discutendo dell’opportunità di spingere aziende e privati a stipulare polizze assicurative per proteggersi rispetto ai danni causati dei fenomeni meteorologici estremi. La logica che c’è dietro a questa proposta parte dall’osservazione che – come insegna il caso dell’Emilia Romagna – le casse dello Stato italiano sono vuote e non ci sono sufficienti risorse per aiutare i cittadini colpiti da gravi calamità naturali.
Analogamente a quanto sta accadendo nel settore sanitario, sembra che il Governo italiano cerchi di non alzare le tasse (e cerchi addirittura di togliere il fastidioso “pizzo di Stato” ad alcune categorie di contribuenti “amici“), ma – contemporaneamente – spinga tutti i cittadini (anche quelli che le tasse le pagano) a pagare una quota crescente dei costi di alcuni servizi essenziali (salute pubblica, istruzione, protezione dalle calamità naturali) che in passato erano coperti quasi integralmente da fondi pubblici.
Curiosamente le principali compagnie assicurative italiane si sono mostrate molto reticenti di fronte alle richieste governative sostenendo che – per non rischiare il fallimento – dovrebbero applicare tariffe assicurative troppo elevate, tali da essere percepite da parte dei cittadini come un pesante balzello. Gli assicuratori chiedono allo Stato di svolgere il ruolo di riassicuratore, ovvero di assumersi il rischio finale del pagamento dei danni nel caso in cui si verifichino eventi di particolare gravità.
A questo punto entriamo in una sorta di corto-circuito perché il Governo vorrebbe “privatizzare” la gestione dei disastri naturali proprio perché non ha abbastanza soldi per gestirli direttamente.
Vedremo come andrà a finire la discussione. Nel frattempo le temperature medie globali continuano ad aumentare e non si vedono azioni concrete che siano in grado di mitigare gli effetti di tale andamento.
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