Acciaio: gli svedesi di SSAB lo fanno “verde” (anche grazie alle tecnologie italiane)

Oggi il titolo dell’azienda italiana Danieli, una multinazionale con sede principale in Italia specializzata nella produzione di impianti per l’industria metallurgica, ha registrato un significativo incremento dopo che si è diffusa la notizia della commessa miliardaria ricevuta per contribuire al potenziamento degli impianti di produzione di acciaio “fossil freedella società svedese SSAB. Mentre in Italia assistiamo ad un lento declino dell’industria metallurgica vista spesso come un enorme problema ambientale, all’estero c’è chi investe e sta affrontando seriamente il problema di produrre – a costi accessibili – acciai che non facciano uso di combustibili di origine fossile, contribuendo a ridurre significativamente l’impronta climatica di numerosi prodotti industriali (incluse le auto elettriche).

Sul fatto che la Svezia sia un Paese attento agli aspetti climatici ed ambientali c’erano pochi dubbi e non a caso la Svezia possiede aziende all’avanguardia nelle tecnologie per la produzione di materiali sostenibili. Tra queste metterei senz’altro la SSAB, azienda svedese nota in tutto il mondo per la produzione di acciai di elevata qualità che sta sviluppando un ambizioso programma per lo sviluppo di acciai “fossil free“. L’approccio di SSAB riguarda sia la produzione di acciai partendo da rottami ferrosi, sia la produzione che usa come base il materiale ferroso. Al posto del carbone e delle energie di origine fossile utilizzate negli impianti tradizionali, SSAB privilegia l’utilizzo di energie rinnovabili e di idrogeno verde.

Nell’ambito dei suoi piani di sviluppo SSAB ha recentemente programmato una completa ristrutturazione del suo impianto di Luleå, con un investimento complessivo dell’ordine di 4,5 miliardi di Euro. L’impianto rinnovato produrrà fino a 2,5 milioni di tonnellate di acciaio all’anno. Circa 1/4 dell’investimento totale andrà all’italiana Danieli che fornirà alcune delle tecnologie essenziali per l’ammodernamento dell’impianto. L’avvio del nuovo stabilimento è previsto per il 2028, con il raggiungimento del pieno regime di funzionamento nel corso dell’anno successivo. Si stima che quando i lavori saranno completati ci sarà una riduzione pari a circa il 7% di tutte le emissioni di CO2 di origine antropica prodotte dalla Svezia.

Questa notizia stride con quello che sta succedendo nel settore metallurgico italiano. Molti impianti (Piombino e Taranto per citarne solo alcuni) sono chiusi o lavorano a ritmo ridotto, tra “prestiti ponte” e oscuri imprenditori stranieri che spesso praticano una politica “mordi e fuggi“.

Eppure l’acciaio continua a rimanere un materiale strategico, specialmente per un Paese come l’Italia che ambisce a mantenere una posizione di rilievo a livello manifatturiero. Il suo ruolo è destinato a diventare ancora più importante nella prospettiva di un ridimensionamento del processo di delocalizzazione “globalista” facendo ricredere coloro che avevano frettolosamente definito la produzione dell’acciaio come una attività da “terzo mondo“.

Se investe la Svezia potrebbe farlo anche l’Italia, magari risparmiando sui contributi a pioggia regalati ad improbabili imprenditori che promettono e non mantengono.

La situazione appare ancora più paradossale perché gli svedesi di SSAB hanno deciso di ricorrere alle tecnologie dell’italiana Danieli che – attualmente – vende in tutto il mondo i suoi impianti avanzati per la produzione di acciaio rispettoso dell’ambiente e del clima.

In estrema sintesi: abbiamo molti impianti siderurgici perlopiù obsoleti, causa di forti preoccupazioni dal punto di vista climatico, ambientale e – non ultimo – occupazionale. Eppure possediamo ancora le migliori tecnologie che vendiamo al resto del Mondo, ma che non installiamo negli impianti italiani.

Mi soprendo che un Governo che si dichiara “sovranista” non capisca l’importanza di rivitalizzare – investendo nel suo ammodernamento – un settore come quello siderurgico che attualmente è solo fonte di problemi, ma che – opportunamente ristrutturato – potrebbe svolgere ancora un importante ruolo per l’economia nazionale.

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