A volte ritornano: fine Covid mai?

Di fronte alla forte ripresa dei contagi di Covid-19, molti si stanno chiedendo per quanto tempo ancora dovremo convivere con il virus SARS-CoV-2. Nessuno ha una risposta certa. Possiamo solo dire che – sulla base di precedenti esperienze fatte con altri tipi di virus – non possiamo escludere che la Covid-19 sia ormai entrata a far parte della “normalità” e che negli anni futuri possa ripresentarsi periodicamente anche con ondate di forte intensità, soprattutto in concomitanza con la diffusione di nuove varianti particolarmente contagiose. Non a caso, la sfida che viene attualmente affrontata dai laboratori di ricerca è quella di sviluppare una nuova generazione di vaccini “ad ampio spettro“.

I dati sulla forte crescita dei contagi di Covid-19 durante questo mese di luglio hanno colto molti alla sprovvista anche perché – almeno nel nostro emisfero – la vita all’aperto tipica della stagione estiva riduce le probabilità di contagio. Anche se i numeri ufficiali sono largamente sottostimati (ormai si fa il tampone solo in presenza di sintomi gravi e l’eventuale positività viene segnalata alle autorità sanitarie solo in pochi casi), possiamo dire che siamo di fronte ad una fortissima ripresa della circolazione del SARS-CoV-2. I virologi ci spiegano che questo fenomeno è associato alla diffusione delle nuove varianti KP.2 e KP.3 che attualmente sono in rapida crescita. Aumentano anche i decessi, ma solo tra i pazienti molto fragili.

Chi si era illuso che la Covid-19 fosse ormai solo un ricordo dovrà ricredersi. Va detto che non c’è nulla di straordinario o di particolarmente inatteso in questo ritorno.

Non c’è alcun motivo per ritenere che il virus SARS-CoV-2 possa sparire improvvisamente così come era apparso. Si potrebbe dire che “ormai ce lo abbiamo e ce lo teniamo” analogamente a quanto è successo in passato per altri virus che – dopo aver fatto il salto di specie – sono diventati endemici per la specie umana.

Il virus SARS-CoV-2 si è ormai stabilmente insediato tra di noi e continua a mutare con rapidità. L’immunità acquisita con le vaccinazioni e gli eventuali precedenti contagi non ci protegge dai nuovi contagi anche se garantisce che – mediamente – i sintomi della malattia siano decisamente meno gravi rispetto a quelli che si riscontravano durante i momenti iniziali della pandemia (a meno che non si abbia a che fare con pazienti particolarmente fragili).

Di fronte a questo stato di cose, non c’è alcuna particolare strategia da seguire fatto salvo il consiglio – per i soggetti più fragili – di ridurre l’esposizione a potenziali contagi. Possiamo comunque dire che finché gli ospedali non saranno bloccati dall’eccessiva presenza di pazienti Covid non c’è motivo per preoccuparci più di tanto.

I vaccini che saranno disponibili nel prossimo autunno potranno dare un breve sollievo, ammesso e non concesso che siano aggiornati e che il virus non muti ulteriormente. Non a caso in molti laboratori di ricerca si stanno sviluppando vaccini che coprono diverse mutazioni virali arrivando fino a difendere da intere famiglie di virus. Alcuni risultati preliminari sembrano essere incoraggianti, ma è ancora troppo presto per dire se queste ricerche porteranno a risultati di reale interesse pratico.

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