Il rapporto MASE sul mercato energetico italiano nel 2023

Oggi il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) ha pubblicato la Relazione Annuale sulla Situazione energetica nazionale nel 2023. I dati più interessanti del documento riguardano l’aumento degli impianti per le energie rinnovabili (legato soprattutto agli investimenti finanziati dal cosiddetto Superbonus) ed il ritorno delle imposte sull’energia ai livelli precedenti alla crisi registrata nel 2022. Nell’anno 2023 lo Stato ha incassato oltre 47 miliardi di Euro, con un incremento di oltre 13 miliardi rispetto all’anno precedente. Il principale contributo è venuto dalla tassazione dei carburanti per autotrazione.

La Relazione Annuale sulla Situazione energetica nazionale nel 2023 fa parte di una serie di documenti che vengono predisposti ogni anno da parte del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE).

Nel 2023 il consumo finale energetico è diminuito complessivamente del 2,8% rispetto all’anno precedente attestandosi a 107.666 migliaia di tonnellate equivalenti di petrolio (ktep), rispetto alle 110.778 del 2022. Tale diminuzione si è manifestata, in particolare, nel settore dell’industria (-6,4%) e nel residenziale (-8,1%) a fronte di un aumento significativo registrato nei servizi (+5,2%) ed uno leggero (+0,8%) nei trasporti. I consumi complessivi delle famiglie italiane sono ammontati a 49,3 milioni di tpe utilizzati per il 55,8% per usi domestici e per il restante 44,2% per il trasporto privato.

La produzione nazionale di energia è leggermente aumentata passando da 34,7 a 36,2 milioni di tpe. L’aumento è collegato all’aumento della produzione di energie rinnovabili avvenuto anche grazie agli investimenti finanziati dal cosiddetto Superbonus.

Il 2023 ha registrato un calo dei costi energetici, dopo la fine della crisi energetica che aveva caratterizzato l’anno precedente. Per gli utenti industriali il calo rispetto al 2022 è stato del -25% per l’energia elettrica e del -18% per il gas naturale.

Anche se il Rapporto non enfatizza più di tanto il problema, rimane forte il differenziale tra i prezzi pagati per l’energia in Italia ed in altri Paesi europei. Il grafico seguente mostra l’andamento del costo dell’energia elettrica pagato dalle imprese italiane, confrontato con l’analogo prezzo pagato in Spagna, Francia e Germania:

Spesso sentiamo le imprese italiane che si lamentano per la scarsa competitività del Paese. Anche i costi ingiustificatamente alti dell’energia elettrica contribuiscono a rendere la situazione italiana particolarmente critica.

Nel 2023 il gettito delle imposte sull’energia in Italia è stato pari a circa 47 miliardi di euro (il 5,3% del totale imposte e contributi sociali e il 2,3% del PIL), il 39,2% in più rispetto al 2022, anno per il quale – grazie agli interventi decisi dal Governo Draghi – c’era stato un forte calo nel gettito a seguito del taglio delle accise sui carburanti e dell’azzeramento degli oneri di sistema.

Oltre la metà delle imposte sull’energia incassate dallo Stato italiano deriva dalla tassazione dei carburanti per autotrazione (gasolio e benzina in un rapporto pari circa 3:1 per un ammontare complessivo di 25,7 miliardi di Euro). Le imposte sull’energia elettrica sono state pari a circa 12 miliardi, mentre quelle sul gas metano sono ammontate a 4,8 miliardi. I permessi di emissione (scarico nell’atmosfera di gas climalteranti) hanno portato nelle casse dello Stato 3,6 miliardi. Una miriade di imposte minori genera un ulteriore gettito di poco inferiore ad 1 miliardo di Euro.

Nel corso del 2023 la tassa sugli extra-profitti realizzati dalle aziende energetiche ha portato all’incasso di soli 69 milioni di Euro. Erano stati molti di più nel 2022 (3,7 miliardi di Euro), ma il Governo Meloni ha evidentemente preferito alleviare la pressione dai bilanci delle grandi aziende energetiche, rifacendosi grazie all’aumento delle tasse energetiche pagate dalle famiglie. Meglio far pagare di più milioni di persone che non riescono a farsi sentire, piuttosto che affrontare l’ira delle grandi aziende energetiche che sanno bene come difendere i loro interessi.

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