Il 2024 sarà probabilmente il primo anno con temperature medie globali superiori a +1,5°C (e Trump deve ancora mettersi al lavoro …)

Mentre Donald Trump si appresta a smantellare i programmi che gli Stati Uniti avevano faticosamente avviato per cercare di contenere gli effetti del riscaldamento globale, l’agenzia europea Copernicus ci informa che – sulla base dei dati relativi ai primi 10 mesi – il 2024 si preannuncia come l’anno con le temperature medie globali più alte che siano mai state misurate (facendo riferimento ai valori medi dell’epoca pre-industriale). Per la prima volta l’aumento delle temperature potrebbe superare il limite “invalicabile” posto dagli accordi di Parigi ovvero +1,5°C.

Questa è stata una settimana orribile per chi si occupa dei problemi climatici. La settimana è iniziata con gli echi ancora vivi della disastrosa alluvione registrata in Spagna ed è proseguita con la netta vittoria di Donald Trump nelle elezioni presidenziali americane. L’affermazione di Trump e dei suoi sodali implicherà lo smantellamento delle politiche di contrasto al riscaldamento globale che gli Stati Uniti avevano faticosamente avviato durante l’amministrazione di Joe Biden. Questo significa un ritorno selvaggio all’utilizzo dei combustibili fossili e l’abbandono degli investimenti legati allo sviluppo delle energie rinnovabili.

Aldilà dei danni climatici immediati, la rinuncia allo sviluppo delle energie rinnovabili comporterà anche la perdita della leadership tecnologica in un settore strategico destinato ad essere controllato in misura crescente dalla Cina. A quanto pare, gli Stati Uniti contano di vivere come una sorta di fortezza assediata, difesa dalle mura dei dazi doganali. Personalmente non credo che questa sia una strategia avveduta, soprattutto in una prospettiva di medio-lungo periodo.

L’atteggiamento di Donald Trump e dei suoi più fidati consiglieri nei confronti dei problemi climatici mi ricorda la trama di un bel film scritto e diretto da Adam McKay nel 2021. Mi riferisco a “Don’t look up” la storia della reazione negazionista di fronte all’arrivo di un asteroide che finirà per distruggere il nostro pianeta. Come dice il titolo del film, ciò che si proponeva alle folle era appunto “non guardare in alto” perché se lo avessero fatto sarebbe stato evidente quello che stava per accadere.

I tempi di reazione al riscaldamento climatico sono – per fortuna – molto più lunghi di quelli tipici della collisione di un asteroide, ma non sono neppure i 50-100 anni di cui parlano Musk ed i suoi amici. Secondo loro – se proprio le cose si mettessero male – c’è tutto il tempo per lasciare la Terra e colonizzare un altro pianeta, ma dubito fortemente che tale ipotesi abbia senso.

A conferma delle mie preoccupazioni arriva da parte della agenzia europea Copernicus l’informazione che – molto probabilmente – il 2024 sarà l’anno con temperature medie globali più elevate rispetto ai valori medi dell’epoca preindustriale. Il grafico pubblicato da Copernicus è piuttosto eloquente:

Il dato relativo al 2024 si deve intendere come ancora provvisorio perché ovviamente non contiene i dati relativi agli ultimi 2 mesi dell’anno, ma la tendenza è abbastanza chiara. Va inoltre osservato che l’aumento delle temperature medie globali potrebbe superare già nel 2024 la soglia di +1,5°C rispetto ai valori medi pre-industriali. Tale soglia che era stata fissata come limite “massimo” dagli accordi di Parigi (quegli stessi accordi che Trump aveva rigettato quando fu eletto presidente degli Stati Uniti per la prima volta).

Aldilà delle evidenti fluttuazioni che avvengono su scala annuale, l’effetto del riscaldamento globale è chiaramente visibile e non mostra – almeno per il momento – alcuna tendenza verso un qualche tipo di stabilizzazione. La crescita delle temperature medie globali sembra inarrestabile e se – come probabile – gli Stati Uniti rinunceranno alle attuali politiche di contenimento delle emissioni c’è il rischio concreto che le temperature crescano a ritmi ancora più sostenuti. Tale andamento potrebbe innescare effetti su scala globale (ad esempio, alterazione di alcune correnti oceaniche) che avrebbero un effetto sconvolgente sul clima del nostro pianeta.

Come dice Trump (riferendosi all’innalzamento del livello medio degli oceani) ci saranno sempre più case con “vista mare“. Di fronte a tali posizioni, i sentimenti più ovvi sono quelli della rabbia e dello scoraggiamento. Come ha scritto in un bell’editoriale Riccardo Luna bisogna superare le difficoltà del momento e continuare ad impegnarci – ognuno per quanto può fare – per sostenere le battaglie contro il riscaldamento globale. Concordo con questa posizione, anche se devo riconoscere che la sua attuazione pratica non è affatto facile.

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