In questi tempi di trumpismo dilagante assistiamo ad un forte rilancio delle posizioni negazioniste in vari settori tra cui quello climatico. Negare l’origine antropica del riscaldamento globale significa ritenere che si possano usare senza alcuna limitazione i combustibili fossili (non a caso tali posizioni sono fortemente incoraggiate dalle grandi aziende che dai combustibili fossili traggono utili miliardari). Tra i tanti tipi di negazionismo, quello forse più insidioso è rappresentato da scienziati che hanno fatto un eccellente lavoro in altri settori e che – in tarda età – si reinventano come negazionisti climatici, ignorando l’evidenza sperimentale per il puro gusto di una senile ricerca di visibilità.
Vi segnalo un interessante articolo apparso su “il Dolomiti” nel quale vengono smontate le posizioni negazioniste espresse in campo climatico da un fisico molto noto al grande pubblico. Mi riferisco al prof. Antonino Zichichi che – senza aver mai portato una prova scientifica a sostegno delle sue tesi – da circa un ventennio sostiene che il fenomeno del riscaldamento globale non avrebbe una origine antropica (leggi utilizzo dei combustibili fossili), ma sarebbe un fenomeno “naturale” legato ai cicli solari.
La cosa che ho trovato più stravagante è legata all’ipotesi – molto diffusa tra i negazionisti climatici – che il prof. Zicchichi non comparirebbe più in televisione (come accedeva fino a qualche anno fa) perché sarebbe stato censurato per le sue idee negazioniste. Siamo in piena sindrome complottista: “non vogliono farvi conoscere come stanno effettivamente le cose e impediscono agli scienziati che conoscono la verità di parlare“.
Prima di tutto vorrei ricordare che il giudizio della comunità scientifica sulle posizioni espresse dal prof. Zichichi è stato talvolta molto critico, soprattutto quando si è spinto a parlare di argomenti lontani dalle sue specifiche competenze. Ma aldilà delle polemiche, bisognerebbe ricordare che il prof. Zichichi – a cui auguro ogni bene – ha ormai compiuto 95 anni e immagino che la sua scomparsa dagli studi televisivi sia dovuta semplicemente a banali motivi d’età.
Il già citato articolo apparso su “il Dolomiti” dimostra con chiarezza l’inconsistenza delle posizioni espresse in ambito climatico dal prof. Zichichi (che – tra l’altro – non ha mai pubblicato sull’argomento un articolo destinato a riviste scientifiche, ma si è limitato a rilasciare solo generiche interviste a quotidiani e canali televisivi).
Un altro esempio di negazionismo climatico che è stato smontato dalla critica della comunità scientifica l’avevo descritto in un post precedente e riguardava il prof. Franco Prodi. Ricordo che lo scienziato bolognese era riuscito a pubblicare un articolo dedicato alle sue ipotesi negazioniste in campo climatico, articolo che è stato successivamente ritirato dalla stessa rivista che lo aveva pubblicato perché “le conclusioni non erano supportate dall’evidenza di dati sperimentali noti o da altri dati forniti dagli Autori“. Una decisione che corrisponde all’ammissione – da parte della rivista – di aver pubblicato un articolo sbagliato.
I (rari) casi di scienziati che siano noti per aver lavorato in campi più o meno vicini alla climatologia e che – in tarda età – si reinventano come negazionisti climatici vengono spesso enfatizzati dai negazionisti climatici.
Il dibattito scientifico prevede il confronto tra idee contrapposte che è una vera forza trainante per l’avanzamento della conoscenza. Ma il confronto – che può essere anche aspro – non deve perdere di vista quali sono le “regole del gioco“. Qualsiasi discussione deve partire dai dati sperimentali che devono essere analizzati nella loro interezza, senza dimenticare i dati che non corrispondono alle ipotesi che vengono sostenute.
Sono molto rattristato quando vedo scienziati che hanno fatto un eccellente lavoro in altri settori e che – in tarda età – si reinventano come negazionisti climatici, ignorando l’evidenza sperimentale per il puro gusto di una senile ricerca di visibilità.
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