Il principale effetto dell’intelligenza artificiale è (almeno per il momento) l’aumento esponenziale dei consumi elettrici

Oggi si discute molto delle possibili applicazioni dell’intelligenza artificiale che viene presentata come uno strumento rivoluzionario destinato a cambiare il nostro futuro. Tuttavia – almeno per il momento – l’utilizzo intensivo dell’intelligenza artificiale è rimasto confinato in ambiti piuttosto ristretti (soprattutto scientifici), mentre le applicazioni su vasta scala sono ancora in una fase embrionale. L’effetto più appariscente osservato fino ad oggi è stato quello dell’incredibile aumento dei consumi di energia elettrica legati alla costruzione di centri di elaborazione dei dati sempre più energivori. Un recente rapporto stima che tali consumi siano raddoppiati tra il 2017 ed il 2023 e che potrebbero quasi triplicare tra oggi ed il 2028.

Un recente rapporto elaborato dal Lawrence Berkeley National Laboratory per conto del Department of Energy (DOE) degli Stati Uniti analizza il rapido aumento dei consumi di energia elettrica legati allo sviluppo tumultuoso dei centri di elaborazione dati dedicati all’intelligenza artificiale.

Secondo quanto scritto nel rapporto commissionato dal DOE i consumi elettrici legati all’intelligenza artificiale potrebbero arrivare a coprire nel 2028 fino al 12% dei consumi elettrici complessivi degli stati Uniti.

Il fatto che lo sviluppo dell’intelligenza artificiale sia legato ad un forte aumento dei consumi di energia elettrica è ben noto e questo genera grosse preoccupazioni perché l’aumento dei consumi potrebbe generare un aumento ancora più consistente dell’impronta carbonica dei sistemi informatici.

Ovviamente quando si fanno stime per il futuro bisogna mettere nel conto anche il possibile avanzamento tecnologico dei dispositivi utilizzati per elaborare i dati dell’intelligenza artificiale. In questo momento si stanno provando molte vie – alcune anche molto innovative – per ridurre i consumi energetici, ma – almeno nel breve-medio periodo (da qui a 3-5 anni) non si vedono all’orizzonte innovazioni talmente rivoluzionarie da cambiare radicalmente i dati del problema. Rimane comunque un ampio margine di incertezza e per questo motivo le stime dei consumi previsti tra oggi ed il 2028 sono sottoposte ad un’ampia “forchetta“:

Andamento dei consumi di energia elettrica dei centri di elaborazione dati localizzati negli Stati Uniti tra il 2014 ed il 2023 e stima fino al 2028 (crediti: Lawrence Berkeley National Laboratory)

Aldilà delle incertezze legate ai futuri sviluppi tecnologi, la figura che ho riportato sopra mostra un tipico esempio di crescita non lineare che – se dovesse prolungarsi per una decina d’anni – potrebbe mettere in crisi il sistema di produzione di energia elettrica degli Stati Uniti.

Nello scenario più pessimista i centri di elaborazione dati potrebbero assorbire entro il 2028 più del 10% dell’energia elettrica consumata negli Stati Uniti. Tra l’altro, queste stime considerano esclusivamente i consumi legati al funzionamento dei grandi centri di elaborazione dei dati, ma non tiene conto dei milioni (miliardi) di dispositivi (cellulari, orologi, tablet, PC, ecc.) che fungono da interfaccia con gli utenti. Se includessimo anche questi consumi la “bolletta” diventerebbe ancora più “salata“.

Soddisfare la nuova richiesta di energia elettrica non sarà facile perché – oltre alla costruzione di numerose nuove centrali – sarà necessario anche una profondo ammodernamento delle reti di distribuzione dell’energia elettrica. La situazione è talmente seria da avere indotto alcuni Stati americani a legare l’autorizzazione per la costruzione di nuovi centri per l’elaborazione dei dati con la parallela costruzione di nuove centrali elettriche dedicate.

In conclusione, chi pensa che l’intelligenza artificiale abbia davanti a sé uno spazio di espansione infinito dovrà fare i conti con i limiti energetici. Non possiamo stare al buio di notte o spegnere i condizionatori durante le estati sempre più torride per far funzionare i centri dati dell’intelligenza artificiale. Bisognerà trovare un ragionevole compromesso tra le diverse esigenze e questo potrà rallentare lo sviluppo concreto di talune applicazioni dell’intelligenza artificiale, soprattutto quelle (particolarmente redditizie, ma anche energivore) destinate ad un uso intensivo nel mercato di massa.

Qualcuno potrà obiettare che ormai molte applicazioni “tradizionali” hanno inserito l’intelligenza artificiale tra i diversi strumenti utilizzabili. Non fatevi fregare: in realtà molte di queste novità (ad esempio la possibilità di “chattare” con un utente virtuale “intelligente” recentemente inserita in un notissimo programma di messaggistica) è solo una scusa per usarvi (gratuitamente) per addestrare i nuovi sistemi di intelligenza artificiale attualmente in fase di sviluppo.

Ci sono ancora molti problemi da affrontare (a parte la disponibilità di energia elettrica) prima che l’intelligenza artificiale possa diventare uno strumento adatto per un uso intensivo sui mercati di massa. Sicuramente tali problemi potranno essere gradualmente risolti, ma – se volete il mio consiglio – non fatevi affascinare dalle “sirene” che parlano dell’intelligenza artificiale come se fosse – già oggi – una soluzione perfetta e pronta all’uso per tutti.

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