Il mercato elettrico italiano nel corso del 2023 secondo i dati di Terna

Terna ha rilasciato il consuntivo preliminare relativo ai consumi e alla produzione di energia elettrica del 2023. Il dato italiano è in linea con quanto accaduto a livello europeo: c’è stato un forte aumento delle energie rinnovabili, grazie alla ripresa della produzione idroelettrica e alle nuove installazioni di impianti fotovoltaici ed eolici. Contemporaneamente si è assistito ad un crollo della produzione delle centrali termoelettriche alimentate a carbone. L’Italia ha aumentato considerevolmente le importazioni di energia elettrica dall’estero grazie alla ripresa della produzione delle centrali nucleari francesi. La quota di energia elettrica importata dall’estero ha raggiunto il 16,7% dei consumi. La produzione nazionale è calata del -6,2% rispetto al 2022.

In attesa del rapporto definitivo che arriverà tra qualche mese, Terna ha anticipato i dati principali relativi ai consumi e alla produzione di energia elettrica in Italia. Nel corso del 2023 c’è stato un calo dei consumi pari al -2,8% rispetto al 2022. Se andiamo ad analizzare i dati mensili, si nota che i cali più forti sono stati registrati nel primo semestre del 2023. Nel secondo semestre i dati sono leggermente superiori rispetto a quelli del 2022, ma questo è solo un effetto statistico legato al forte calo dei consumi che c’era stato nel secondo semestre del 2022 a causa della crisi del gas.

Complessivamente i consumi elettrici del 2023 sono stati inferiori rispetto al 2022 e questo è stato dovuto principalmente al calo dei consumi industriali. I dati Terna relativi alle utenze industriali parlano di un calo complessivo pari a -3,9%, localizzato principalmente al Nord. Probabilmente questa è la conseguenza diretta della fase di recessione economica registrata dalle aziende tedesche che – notoriamente – importano dal Nord Italia una parte significativa dei loro semi-lavorati.

Per quanto riguarda la produzione nazionale di energia elettrica c’è stato un calo complessivo pari al -6,4% rispetto al 2022, più che doppio rispetto al calo dei consumi. Questo effetto è dovuto al crollo della produzione delle centrali termoelettriche, particolarmente elevato (-41,7%) per le centrali a carbone. Complessivamente la produzione delle centrali termoelettriche è calata del -17,4%. Anche per il gas naturale c’è stata una riduzione dei consumi pari a circa 4 miliardi di metri cubi standard.

A fronte di questo calo c’è stato un forte aumento delle produzioni rinnovabili: l’idroelettrico è aumentato del 36,1% rispetto al 2022 grazie alla fine della fase acuta della siccità, ma anche eolico e fotovoltaico segnalano aumenti significativi (rispettivamente 15,1% e 10,6%). I nuovi impianti eolici e fotovoltaici collegati alla rete Terna nel corso del 2023 hanno una potenza nominale pari a 5,6 GW, dato che conferma la tendenza alla crescita già mostrata nel 2022:

Nuovi impianti installati in Italia per la produzione di energia elettrica solare ed eolica (Fonte: elaborato su dati Terna)

Nel corso del 2023 le energie rinnovabili hanno soddisfatto il 36,8% della domanda facendo registrare un sostanziale aumento rispetto alla quota del 2022 (31% del totale). Se andiamo a vedere l’andamento delle energie rinnovabili nel corso degli anni, notiamo che – malgrado il recente aumento del contributo degli impianti fotovoltaici ed eolici – il quadro complessivo non mostra segni sostanziali di cambiamento. Nel corso del 2023 – grazie alla già ricordata fine della siccità – la produzione complessiva di energia elettrica da fonti rinnovabili si è riportata su livelli in linea con quelli del quinquennio precedente. Non abbiamo ancora superato il massimo registrato nel 2014 che fu una annata particolarmente ricca dal punto di vista della produzione idroelettrica.

L’unico cambiamento di lungo periodo è stato osservato negli anni intorno al 2010 quando grazie al miglioramento tecnologico dei pannelli fotovoltaici ed a una generosa politica di sostegno pubblico agli investimenti nel solare ci fu un vero e proprio boom della produzione di energia fotovoltaica. Finiti gli incentivi, abbiamo assistito ad un calo della crescita che – in tempi più recenti – è stata nuovamente stimolata dall’aumento dei costi dell’energia e dai finanziamenti del cosiddetto “superbonus“. Sarà interessante vedere se nel 2024 – con i prezzi energetici ormai lontani dai picchi speculativi dell’estate 2022 e con i fondi del superbonus non più disponibili – continuerà l’espansione delle energie rinnovabili o dovremo assistere ad una nuova situazione di stallo.

Produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili dal 2005 fino ad oggi (elaborato su dati Terna). Il calcolo include idroelettrico, geotermico, fotovoltaico ed eolico. Non sono considerati i dati relativi alle biomasse che alimentano centrali termoelettriche perché nella maggioranza dei casi si tratta di residuo urbano bruciato negli inceneritori e spacciato come “rinnovabile“.

Il 2023 ha fatto segnare anche un consistente aumento delle importazioni di energia elettrica dall’estero, arrivando a coprire il 16,7% dei consumi interni. Il maggiore ricorso alle importazioni dall’estero è stato favorito dalla ripresa della produzione delle centrali nucleari francesi che – durante il 2022 – avevano subito numerosi fermi legati ad interventi di manutenzione straordinaria ed a problemi di raffreddamento – specialmente durante l’estate – a causa della siccità.

Complessivamente il bilancio 2023 si presenta con luci ed ombre. Il fatto di avere pressoché dimezzato la produzione delle inquinanti centrali termoelettriche alimentate a carbone è certamente incoraggiante, ma non dobbiamo dimenticare che numerose centrali a carbone sono ancora in funzione. Aldilà dei problemi climatici legati al fatto che il carbone è il combustibile che – a parità di energia – produce più emissioni climalteranti, rimane il fatto che le centrali a carbone ammorbano l’aria con i loro scarichi. Speriamo che il programma di chiusura totale delle centrali a carbone proceda speditamente: mantenere questo tipo di impianti ancora aperti comporta un prezzo sanitario e sociale davvero troppo elevato.

Quanto alla crescita delle energie rinnovabili ed – in particolare – degli impianti eolici e fotovoltaici i numeri relativi alle nuove installazioni confermano che la tendenza in atto va nella giusta direzione. Siamo comunque ancora sotto alla soglia del 40% dei consumi, un valore lontano dal livello desiderabile (che dovrebbe essere pari almeno al 70%). Sono quindi necessari investimenti ulteriori sia negli impianti di produzione dell’energia, sia nei sistemi di accumulo e di distribuzione.

Purtroppo questo tema non sembra essere al centro dell’agenda governativa ed è un vero peccato perché – aldilà della risposta ai problemi climatici – un’azione mirata ed efficace verso lo sviluppo delle energie rinnovabili ridurrebbe la nostra dipendenza dalle importazioni energetiche provenienti dall’estero e creerebbe numerose opportunità di lavoro altamente qualificato.

Molti progetti sono fermi sulla carta, a cominciare dall’eolico offshore che – come abbiamo scoperto recentemente – è osteggiato dai pescatori che vederebbero limitata la loro possibilità di effettuare la pesca a strascico. Questo è solo un esempio, ma se ne potrebbero fare molti altri.

Se davvero vogliamo dare all’Italia una valida prospettiva energetica bisogna affrontare il problema con coraggio, sapendo che qualsiasi intervento potrà danneggiare determinate categorie economiche. Lo Stato deve intervenire per compensare chi subisce tali danni, ma non possiamo accettare che i discutibili veti di qualcuno impediscano all’Italia di arrivare ad una configurazione energetica moderna ed efficace.

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